La posta del direttore
IL BALLETTO DELLE ALIQUOTE FISCALI Non dovrebbe essere il numero delle aliquote la via ragionevole di una equa imposizione fiscale, ma lo dovrebbero essere le percentuali delle medesime. Una cosa è ovvia: più alto è il numero delle aliquote e più sofisticata la curva Irpef; ne segue una modulazione più equa e certamente più giusta (per questo odio le addizionali in quanto composte da una sola aliquota e calcolate sul reddito lordo).Quindi non comprendo l’ossessione di ridurre il numero delle aliquote… Pensate che gioia per i redditi di frontiera. Questo senza opinionare sulla riduzione delle risorse in entrata. Altro problema, finalmente, recepito dal governo. E, credetemi: nel 2006 si ridurranno le imposte riducendo proporzionalmente la spesa pubblica o non se ne farà nulla. Anzi… fra un anno il fabbisogno pubblico sarà maggiore di oggi. Illudersi è da irresponsabili. Oppure, ancora una volta si gabbano i cittadini: meno Irpef ma più imposte locali e imposte indirette. A fagiolo arriva la ventilata ipotesi di una imposta (20 cent, 40 lire) sui messaggini. A tal proposito mi viene da ridere sulla stime di realizzo: oggi un Sms costa 10 cent… come fanno i soloni del Ministero finanziario ad essere così sicuri che ai bambini, dovendo i loro genitori pagare il triplo di oggi, sarà consentito di andare ancora a manetta? Fra giochi d’azzardo e debolezze infantili che ci fa il fisco?. C. R. – Lecco Per come stanno andando le cose, il suo ragionamento mi sembra ispirato al buon senso. Ne parla più estesamente su questo numero in un articolo Alberto Ferrucci. Quanto alla tassa sui messaggini colpirebbe in gran parte il voluttuario, e dunque la sosterrei. Concordo in pieno, invece, sull’assurdità di incrementare il gioco d’azzardo. QUEL CROCIFISSO SUL MURO… Da qualche tempo la porta del mio ufficio rimane aperta a tutti. E quando dico tutti intendo dire proprio tutti, non solo il direttore, il cliente prestigioso, ma anche chi non è nessuno.Tutti hanno pari dignità per me, perché c’è quel crocifisso sul muro, che ogni volta mi dice: Ama il prossimo tuo come te stesso…, Qualunque cosa hai fatto al più piccolo l’hai fatta a me…, Avevo fame e mi hai sfamato, avevo sete e mi hai dissetato…, Non solo, ma ci dice anche Amatevi gli uni con gli altri come io ho amato voi. Ed è proprio lì in quel crocifisso, che c’è la misura del suo amore. Grande fino a morire. Grande al punto di vincere la morte, di vincere il relativo e di elevare l’uomo fino all’assoluto. A chi può portare disturbo un tale esempio? Non credo possa disturbare un musulmano, un induista, un buddhista. Ricordo i miei viaggi in India. Gli dèi induisti erano dappertutto. Visnù che dondola sui taxi, l’immagine di Shiva che danza nei ristoranti, nelle camere di albergo. I canti indiani che escono dai templi e riempiono le città. La sacralità presente ovunque in ogni mucca che cammina per le strade, nei fiumi pieni di lumini e di fiori, negli occhi della gente. A chi può dar fastidio tutto questo? A me non ha disturbato neppure la prima volta quando ero così distante dalla religione. Immagino un’India senza icone. Che tristezza! Immagino una moschea senza il canto del muezzin Un monaco buddhista senza la tonaca di porpora o un Tibet senza trombe e tamburi. Penso che solo elevandoci possiamo unirci. Solo affondando le nostre radici, dove per tutti c’è il bisogno di assoluto, di Dio, possiamo incontrarci e scoprire che l’essenza dell’uomo è la stessa per tutti. Giorgia LA POLITICA ABORTIVA DELL’ONU È noto che l’Onu appoggia politiche abortive e contrasta gli stati che limitano l’aborto. La Commissione Onu per i diritti umani ha condannato la Polonia perché ha una legislazione troppo restrittiva sull’aborto (che comunque è previsto in caso di stupro o di rischi per la vita della madre). Su Cultura Cattolica dell’1.12.2004 leggo: La Commissione Onu esorta dunque il governo polacco a liberalizzare la sua legislazione e la pratica dell’aborto (Osservazioni conclusive, 5 novembre 2004, no.8). Inoltre condanna l’obiezione di coscienza dei medici, invitando (forse sarebbe più corretto minacciando) il governo polacco a fornire spiegazioni sull’uso effettivo di questa clausola. Invece di criticare sempre e solo Bush, perché la rivista Città nuova non condanna con altrettanto vigore l’Onu dando una informazione seria su questa organizzazione e dicendo ai cattolici di non dare offerte o contributi ad esempio all’Unicef che dovrebbe garantire la difesa dell’infanzia, mentre sponsorizza politiche di controllo delle nascite tramite l’aborto nei paesi in via di sviluppo?. Lettera firmata Non mi pare che ci sia bisogno di chiamare in causa le nostre critiche rivolte a Bush a proposito della guerra in Iraq, che riteniamo motivate, per dissentire da certa politica abortiva più o meno mascherata promossa dall’Onu. Ne abbiamo parlato altre volte e non abbiamo timore a condannare tuttora questa politica dell’Onu che riteniamo errata. PIÙ SOBRIETÀ PER LE FESTE? Abbiamo pianto tanto per i nostri Natali iperconsumistici. E adesso ci stracciamo le vesti perché per i regali si spenderà un po’ meno. Non vi sembra un controsenso?. Vincenzo Grecci – Milano In parte sì e in parte no. Ma occorre una premessa, anzi ne occorrono due. La prima è che comunque si risponda si sbaglia, per via di quella regolina della statistica per la quale si registra che avremmo mangiato un mezzo pollo a testa quando io ne mangiassi uno intero e tu nessuno. E la seconda è che sempre e comunque gli italiani sono pronti a credere a chi predichi sventura e a cercare il capro espiatorio. Aspetterei dunque a tirare le somme per un giudizio finale a conti fatti. Tuttavia non sembra difficile prevedere che quei conti, anche se ridimensioneranno in parte il disfattismo italico, resteranno in rosso. Dunque, per le spese natalizie si è invertita la tendenza. Ma non si sono aboliti i regali. Si è solo speso con più oculatezza. Ciò detto, resta vero che l’attuale stretta economica non colpisce solo l’Italia, ma tutta l’Europa e ne fanno le spese soprattutto le fasce deboli. Ecco perché, come già detto e ripetuto, avremmo voluto una Finanziaria più attenta alla famiglia. Gli auguri del piccolo Kimani Il volto di quel ragazzo malato di Aids era una immagine che non riuscivo ad allontanare dalla mente e dal cuore mentre correvo sul rosso sentiero ancora avvolto nei vapori del primo mattino. Intorno il profumo di verde per l’umidità della lunga notte africana mentre l’orizzonte si faceva sempre più chiaro ai primi raggi del sole. Coglievo voci a tratti nel camminare svelta verso l’abitazione di Beatrice, una mamma che doveva recarsi presto al dispensario con il suo bimbo ammalato. Sento chiamare: Sister! Ti ho vista dalla mia finestra mentre bevevo il tè con il latte e ho fatto presto presto per poter fare due passi con te!. Era Kimani, ha dodici anni, stava andando a scuola; il papà è morto di Aids e due suoi fratelli, la mamma e la sorellina sono pure ammalati.Rispondendo gli dico:Kimani perché fai questi strapazzi, ci vediamo anche domani. Sister – risponde – non posso perdere nessuna occasione di incontrarti, so che il prossimo Natale non sarai qui tra noi, andrai in Italia. Augura a tutti quanti incontri Marry Christmas! Iciarîro Riega! Chrismasi Njema!. Un augurio sempre bello e commovente: è l’augurio che ci aiuta ad incontrare il Dio della Salvezza tra gli uomini, donne e bimbi del mondo. Ancora una volta dai poveri e dai piccoli imparo che cosa significa incontrare e farsi incontro! È vera esperienza di incarnazione, nel senso che Dio facendosi uomo ci è venuto incontro e continua a venirci incontro nei suoi poveri e nei suoi piccoli. Suor Adriana Prevedello – Kenya INSEGNANTI IN PENSIONE RIMETTERSI IN GIOCO Sono un docente in pensione da un anno, ho ricoperto anche l’incarico di preside e in occasione del pensionamento ho pensato di convocare alcuni exallievi, perché l’esperienza scolastica con loro è stata assai bella ed anche grazie a loro ho capito molti cambiamenti in arrivo. Da quella serata è nata l’idea di rivedersi ogni tanto in un caffè storico della città per ravvivare il dialogo cominciato a scuola. Ci siamo rivisti più volte e ormai al circolo si sono unite altre persone, che non conoscevo. L’abbiamo chiamato un piccolo laboratorio di relazionalità, aperto a chi abbia piacere di iniziare un’amicizia o di comunicare pensieri, idee, sentimenti e personali esperienze sulla vita della città e del mondo. Ho colto in questi giovani dai 20 ai 40 anni, taluni con famiglie e figli, una grande esigenza di porsi in relazione sulla base del rispetto e senza equivoci, per cercare nel rapporto umano i bagliori e le ricchezze che spesso mancano. Scrivo per incoraggiare tanti colleghi in pensione a rimettersi in gioco come educatori e come facilitatori di rapporti umani a partire da quegli allievi che ci sono stati affidati un tempo e che oggi sono più maturi di una volta. Il bagaglio prezioso di tanti ex docenti va rimesso in circolazione, esso è un incomparabile dono in una società che spegne presto ogni entusiasmo e obbliga al ripiegamento su sé stessi. La pensione è un’occasione per rilanciare la vita, e la virtù dell’educatore non deve cessare con la cessazione del servizio. Ne vale la pena, anche perché i rapporti non sono turbati dalla rigidità dei ruoli e possono davvero far nascere una nuova positiva reciprocità. Non si finisce mai di educare e di essere educati. Un valore, quello del rapporto umano, che ho capito meglio anche grazie all’esperienza di unità e di fraternità che viene proposta dal vostro giornale. Silvano Magnelli – Trieste