La posta del direttore
L’EMBRIONE POSSIEDE LA DIGNITÀ DI PERSONA La mia opinione, come cattolico, è che ad un embrione spetti la dignità di persona e che, quindi, vada vietata la clonazione terapeutica. Infatti mi sembra pericolosa da un punto di vista morale la sperimentazione sugli embrioni umani a causa delle legittime perplessità etiche sull’uso degli embrioni per la ricerca. La sperimentazione sugli embrioni dovrebbe essere proibita: degli esseri umani non dovrebbero mai essere sacrificati per salvare altri esseri umani, neppure se i primi fossero embrioni congelati e avessero scarse (ma non nulle) possibilità di vedere la luce. I limiti posti alla libertà della scienza sono, almeno in questo caso, sacrosanti. Mario Pulimanti – Lido di Ostia La fede ci dice che ognuno di noi è persona fin dal concepimento; ma anche la sola ragione, purché retta e non piegata da false ideologie, riconosce che l’embrione è un individuo umano dotato di una sua identità irripetibile. Dare indicazioni alla ricerca scientifica e tecnologica non significa tarparne le ali, ma anzi stabilire le direzioni percorrendo le quali la ricerca rimane realmente rispettosa della dignità umana. Nel caso della ricerca sulle cellule staminali, non è affatto necessario utilizzare gli embrioni: il lavoro sulle staminali degli adulti sta dando buoni risultati. Città nuova se ne è occupata in particolare nell’articolo La sindrome di onnipotenza, n.18/2000. UNIONI DI FATTO E PROPAGANDA MEDIATICA Il riconoscimento sul piano legale in un numero crescente di paesi e la conseguente registrazione delle unioni di fatto accorda a tali unioni (solitamente assieme anche a quelle omosessuali) dei vantaggi sociali simili a quelli riservati ai matrimoni, senza volerne però gli obblighi.Tali vantaggi interpellano la coscienza di tutte le persone che credono alla famiglia fondata sul matrimonio come un bene per la persona e per la società. Anche in Italia, potenti lobbies – spesso finanziate con denaro pubblico da comuni o province – svolgono un’opera intesa a condizionare il comportamento di politici e legislatori. Un esempio si è avuto in occasione delle ultime elezioni europee ed amministrative del 2004. Attraverso i mezzi di comunicazione sociale si è fatto credere ai partiti politici che riconoscere le unioni di fatto permette di aumentare i consensi espressi dall’elettorato. Partendo dalle indicazioni ufficiali di voto suggerite prima delle elezioni dal Coordinamento omosessuali dei Ds, dall’Arcigay e da altre lobbies di quest’area, è stata svolta un’accurata verifica statistica delle affermazioni diffuse dai mass-media. Il risultato emerso è che in realtà nessun candidato alle europee sponsorizzato dalle lobbies anti-famiglia è stato eletto. F. S. – Milano Siamo già intervenuti su questo argomento, lamentando che l’accettazione delle unioni di fatto sia stata introdotta negli statuti di alcune regioni, come l’Emilia-Romagna, l’Umbria e la Toscana. Registriamo con interesse quanto lei afferma, a riprova che certa informazione che dà per scontata una sorta di unanimità a proposito del permissivismo morale obbedisce a un disegno preordinato di propaganda ideologica. Pur non sottovalutando la deriva che si è prodotta, si deve riconoscere che il paese reale è più solido e meno emotivo nelle scelte di come viene presentato dai mass media. FATTI NON PAROLE Ben venga il dialogo, ma non nascondiamoci dietro alle parole, il dialogo è riuscito se ad esso seguono i fatti. Sappiamo quanto sia difficile dialogare anche in contesti piccoli, tra genitori e figli, tra parenti; all’interno della stessa parrocchia spesso i vari gruppi si guardano con diffidenza; non si guarda alle differenze come a qualcosa da valorizzare, ma come a qualcosa che divide. Pertanto, tutti gli sforzi che da più parti si fanno per far conoscere le differenze delle varie religioni, per permettere che queste differenze non siano motivo di divisione ma di ricchezza, tutti questi sforzi sono benvenuti. Ma il dialogo deve dare frutti concreti. Dialogare con i mussulmani moderati è buona cosa, ma dovremmo anche capire quali atti concreti definiscono il moderato. Non è dunque sufficiente dissociarsi da chi commette attentati, dichiararsi solidali con le famiglie delle vittime: bisogna che i mussulmani che si definiscono moderati siano vigili e denuncino chi tra loro prepara o commette questi atti di violenza. Gli islamici integralisti non devono godere della solidarietà, né dell’omertà dei loro connazionali: solo così potrà essere combattuta la battaglia per la valorizzazione delle differenze. Lettera firmata – Ascoli Piceno Quanto lei sostiene mi pare condivisibile. Per l’addietro questo grave problema è stato sottovalutato, mentre ora, incalzati da fatti come l’uccisione di Van Gogh in Olanda, si rischia di esagerare in senso opposto. In Germania è stato proposto che nelle moschee i sermoni degli imam vengano pronunciati in tedesco. Ma ciò non è accettabile per i musulmani. È certo che la convivenza pacifica va costruita dal basso a piccoli passi, e molte esperienze testimoniano che è possibile. Giuseppe Garagnani Errata corrige: Su Cn n. 22, articolo Stand up per un mondo unito, nella didascalia a pag. 44, al posto di Golf for it andava letto Goal for it. MADRETERESA E L’AMORE PER GLI ULTIMI Scrivo per ringraziare il papa per aver difeso Madre Teresa di Calcutta dal tentativo di ridurla ad una semplice figura, ancorché esemplare, del volontariato mondiale. Infatti il papa, nell’ultima udienza tenutasi mercoledì scorso, ad un certo punto, parlando di Madre Teresa, l’ha definita, come del resto aveva già fatto in passato in altre occasioni: una piccola donna innamorata di Dio, evidenziando in tal modo che è perché ha amato Cristo che Madre Teresa di Calcutta, nonostante non fosse altro che una piccola suora, è stata lo stesso capace di amare gli uomini, specialmente quelli colpiti da sofferenze estreme. Ernesta Aloisi – Roma Sul fatto che madre Teresa amasse Dio al di sopra di tutto non vi sono dubbi per chi l’ha conosciuta, perché non lasciava mai di testimoniare quanto Dio ci ami e con ciò di invitare le persone a ricambiare il suo amore. Lei lo faceva servendolo negli uomini con un eroismo che certamente le veniva dal suo amore per Dio.Tuttavia non vorrei che su un piano più generale si operasse una discriminazione verso chi, pur non avendo la fede, lavora nel volontariato e serve disinteressatamente chi si trova nel bisogno, perché chiunque serve il fratello, già serve Dio e pone le basi per poterlo conoscere. DEVOLUTION E PREMIERATO La sola maggioranza di centrodestra della Camera dei deputati ha approvato il federalismo voluto dalla Lega di Bossi. Punti critici della riforma sono la devolution, attraverso la quale vengono attribuite alle Regioni potestà esclusive su sanità, scuola e polizia locale. A proposito di quest’ultimo punto ci chiediamo: dopo polizia, carabinieri e guardia di finanza, viene forse istituita una quarta polizia regionale? Non parliamo poi della figura del primo ministro dotata di fortissimi poteri: nominerà e revocherà i ministri e determinerà la politica generale del governo. Quasi un altro duce. Una riforma, questa, non solo criticata dalle opposizioni, ma anche da gran parte dei costituzionalisti italiani che parlano di stravolgimento della Costituzione in quanto viene cancellato il concetto di unità nazionale e l’esautorizzazione dei poteri del presidente della Repubblica. I partiti e le forze culturali che non condividono questa riforma, si preparano, una volta diventata legge, a lanciare una campagna d’informazione in vista del referendum confermativo. Prima del quale, il provvedimento dovrà affrontare altri due passaggi parlamentari. Infatti, il disegno di legge costituzionale ha bisogno di una doppia approvazione della Camera e del Senato. Pensiamo, come già qualche personaggio importante ebbe a dire, che la Costituzione non può essere sequestrata da nessuna maggioranza parlamentare e questa non ha il diritto di approvare da sola una modifica istituzionale. Giancarlo Maffezzoli – Garda (VR) Le modifiche costituzionali dovrebbero essere approvate con una larghissima maggioranza, che esprima entrambi gli schieramenti politici e che sia il risultato di una ampio dibattito nel paese: questo è lo spirito della Costituzione, che rappresenta il fondamento unitario della Repubblica, e che richiede una simile unità per il suo cambiamento. Ogni intervento sulla Costituzione, infatti, assume un carattere fondativo: modificarla sulla base di una ristretta maggioranza significa mettere le premesse di future divisioni, perché viene a mancare il riferimento unitario della nazione. Fu il centro-sinistra, in chiusura della precedente legislatura, a violare per primo lo spirito unitario, con una riforma che riguarda proprio la stessa materia dell’attuale riforma: il centro-destra risponde pan per focaccia. Sul merito dell’attuale riforma Città nuova ha già preso posizione (Quale repubblica?, n.4/2004), sottolineando sia alcune giuste esigenze che suggeriscono di riconsiderare la Costituzione a quasi sessant’anni dalla sua nascita, sia il rischio di farlo senza un ampio consenso e con spirito di parte; da qui, l’imprudente disequilibrio che l’attuale riforma introduce tra i poteri dello stato e le preoccupazioni per la frammentazione nel settore sanitario, scolastico e della sicurezza. Approfitto di questo breve spazio per ringraziare quanti – e sono molti – inviano apprezzamenti incoraggianti, suggerimenti e anche critiche, sempre utili a chi vuole mantenere un rapporto aperto con tutti i lettori. Non sempre tuttavia posso rispondere, soprattutto perché molte di queste lettere sono troppo lunghe. Rinnovo quindi a tutti un pressante invito ad essere concisi.