La posta del direttore
LA PROVOCAZIONE DI FARENHEIT 9/11 Ho contribuito anch’io al successo commerciale del Film Farenheit 9/11 premiato a Cannes ed in stabile programmazione da noi, film che Raffele Demaria nel n.18 del nostro quindicinale recensisce molto favorevolmente. Quest’opera provocatoria, affermatasi come manifesto propagandistico del partito democratico negli Usa e dell’antiamericanismo militante nel mondo, è in definitiva un’efficace blob cinematografico, costruito con una sofisticata tecnica di seduzione psicologica, che ha tutta l’anima (o l’animalità) della apologetica agitatoria dell’homo bolscevicus non ancora estinto, e vivo oltre atlantico dai tempi di John Reed, lo yankee esaltatore della Rivoluzione d’ottobre, amico di Lenin e morto a Mosca nel 1920. Dico dunque a Demaria che per fare emergere l’esperienza collettiva dei popoli (non solo quello americano) che sono vittime della manipolazione mediatica, non possiamo nascondere, come a me pare faccia Moore, né il fenomeno purtroppo reale del terrorismo scatenatosi contro il mondo occidentale, né la violenza ideologica e politica di chi punta i riflettori dello spettacolo su Bush (metafora anche di altri capi di governo) per distruggerne la figura. Gianni Domenella Non credo che possiamo essere accusati di nutrire eccessive simpatie per Bush. Per questo non temo di riconoscere l’intento propagandistico di Farenheit 9/11, un prodotto forse soltanto meglio confezionato di altri spot costruiti in campagna elettorale intorno alla figura del senatore Kerry. E tuttavia certe documentazioni non smentite sugli interessi petroliferi che fanno da sfondo alla vicenda culminata con la guerra in Iraq fanno riflettere perché, anche facendo loro la tara, restano davvero pesanti. Il film, dunque, conserva, anche al di là dei suoi condizionamenti ideologici, un valore di denuncia. QUEL PREGIUDIZIO ANTICRISTIANO Si sa che i partiti nati dal vecchio Pci ne hanno ereditato l’avversione verso le chiese (in Italia particolarmente quella cattolica).Al loro fianco, da sempre, sono schierate, come si vede, le frange ecologiste. Ma ciò che più colpisce, oggi, è il rigurgito di avversione a tutto ciò che si professa cristiano, da parte dei cosiddetti liberali. Partiti sostanzialmente di destra, che hanno raccolto il retaggio della massoneria e vedono come fumo negli occhi chiunque voglia difendere i valori cristiani della nostra cultura. Li abbiamo visti coalizzati nella campagna orchestrata per togliere dalla Costituzione europea il riferimento alle radici cristiane e, ora, solidali se pur da opposte sponde, con chi ha orchestrato il rifiuto del Parlamento europeo al ministro Buttiglione. Sandro Pica – Napoli Ciò che sta avvenendo nel Parlamento europeo rispecchia solo in parte l’emergere di una avversione ai valori cristiani e a chi li propugna, di cui già abbiamo parlato. È in atto anche una sorta di braccio di ferro fra l’asse franco-tedesco che vorrebbe egemonizzare l’Unione e chi aveva tentato di contrapporsi ad esso con un’alleanza che andava dalla Gran Bretagna al Portogallo, all’Italia e alla Polonia. AQUANDO UNA VERA RIFORMA DELL’ONU? In Bosnia l’Onu ha fatto brutta figura (basti pensare al genocidio di Srebrenica avvenuto sotto gli occhi impassibili dei caschi blu olandesi). Dall’Iraq si è ritirata non appena c’è stato sentore di pericolo. Lo stesso è successo nella regione africana dei Grandi Laghi. Eppure, per concludere in qualche modo l’avventura irachena, si invoca da ogni parte l’intervento dell’Onu. È evidente che qualcosa non torna.Anzi: quasi niente torna. Si chiede da decenni una riforma dell’Organizzazione delle Nazioni Unite senza approdare ad alcun risultato, a dispetto dei lunghi dibattiti, delle analisi approfondite e dello scontento che accomuna tutto il pianeta. Eppure… Niente di nuovo sotto il sole. Giovanni Rosselli – Ravenna Niente di più vero di quanto lei lamenta, L’Onu, come si sa, ha un vizio d’origine: è nata sì per dirimere le controversie fra le nazioni in una prospettiva di pace, ma si tratta della pace dei vincitori del secondo conflitto mondiale, che presupponeva la loro supremazia attraverso il Consiglio di sicurezza e il diritto di veto. Da tempo se ne invoca una riforma in senso più democratico, ma le proposte che sembrano prevalere non muteranno di fatto quegli equilibri. Per approfondire l’argomento abbiamo dedicato alla riforma dell’Onu uno speciale proprio su questo numero, al quale rimando. COSA NASCONDE QUEL MAIALE? Da qualche tempo faccio strani incontri che mi hanno indotto a chiedermi cosa si muove dietro a quei giovani con code legate a mazzo, braccialetti di pelle e una maglietta con su stampato un crocifisso… ma… al posto di Gesù c’è un maiale con lo slip e i chiodi nelle zampe! Non ho potuto resistere e cercando di non esplodere ho detto: Scusi la curiosità, ma quel maiale in croce che cosa significa?. Il ragazzo, fra i quindici e i diciassette anni, che accompagnava una signora di una certa età, mi ha risposto: È il simbolo di una associazione di cui faccio parte e mi ha indicato una specie di stemma che aveva sul petto con un globo, dei meridiani e una saetta verde. Mi è rimasta in cuore una grande amarezza per quella maglietta blasfema e soprattutto per chi la indossava. Maria Adelaide Bianchi – Ferrara Penso che il giovane che indossava quella maglietta lo facesse più per esibizionismo goliardico e leggerezza che per malizia. Certo siamo quanto meno nel campo del cattivo gusto. Che poi, dietro a chi promuove tutto ciò, ci siano finalità meno ingenue non v’è dubbio. Né è solo di oggi questa sorta di perversione dei valori che riporta in auge il satanismo come fra l’altro evidenzia la cronaca di questi giorni. Certo anche la stampa, che di tutto ciò sembra compiacersi, ha grosse responsabilità. ANCHE L’EMIGRANTE HA UN CUORE Pur consapevole che non si risolvono problemi complessi solo con poche parole, volevo tuttavia segnalarvi questo passo di una lettera che l’onorevole Tarcisio Pacati scriveva ad un sacerdote nel 1956, perché coglie l’essenza di una particolare condizione umana, quella dell’emigrante, che può dire ancora qualcosa a noi nell’oggi dell’immigrazione: Pensi anche solo la tragedia dell’emigrazione individuale che strappa alle famiglie le persone più valide e qualificate; e si ignora che anche l’emigrante ha un cuore e delle necessità morali e spirituali, ancor prima che economiche, che lo saldano ai suoi cari. Nando Battaglia – Roma INTOLLERANZA AL GLUTINE E S.COMUNIONE Stiamo conoscendo sempre di più persone affette da intolleranza al glutine (celiachia).Tra gli altri problemi, per loro, è impossibile ricevere l’Eucaristia. La chiesa si sta preoccupando di questa realtà? Come la risolve? Potete parlarcene? Laura e Giorgio Pistone – Fiorano Risponde don Mario Bodega. Le Suore clarisse di Albano che preparano le ostie per la S. Messa e la S. Comunione ci hanno fornito una ampia documentazione al riguardo. Ne faccio una breve sintesi. Come la chiesa mantiene la fedeltà all’uso del pane di frumento e nello stesso tempo dà la possibilità di ricevere la S. Comunione a chi ha intolleranza al glutine? In passato si dava la possibilità di comunicarsi al vino consacrato a queste persone, non senza qualche disagio. Ora si è trovata una soluzione più agevole. Di fatto sia la Congregazione per la Dottrina della Fede, come l’Ufficio liturgico nazionale della Conferenza episcopale italiana hanno dato indicazioni precise in modo tale che anche chi ha intolleranza al glutine possa accostarsi all’Eucaristia. Anche l’Associazione italiana celiaci si è attivata per dare suggerimenti e superare tale difficoltà. Il glutine è una sostanza proteica contenuta nel frumento e in alcuni cereali. Il celiaco sa che non esistono per ora farmaci curativi e l’unica terapia è astenersi dal mangiare in modo permanente e tassativo alimenti che contengono il glutine. Le ostie utilizzate normalmente per la S. Comunione sono prodotte con farina di frumento e di conseguenza contengono il glutine. Il documento in proposito della Congregazione della Dottrina della fede (19 giugno 1995) precisa le condizioni di validità della materia e le modalità per accostarsi alla Comunione. Tali disposizioni sono in accordo anche con l’Associazione italiana celiaci: vengono prodotte ostie di frumento contenenti una quantità di glutine decisamente bassa, attestata da indagine di laboratorio, che, pur permettendo la panificazione (e ciò la rende materia valida per la consacrazione), non rende le ostie nocive per la salute dei celiaci. Le ostie così confezionate devono essere conservate in contenitore a parte e coperto, in modo da evitare qualsiasi contatto con ostie normali. Così il sacerdote consacrante dovrà aver cura di lavarsi le mani prima di dare la comunione ai celiaci se prima ha toccato le altre ostie. Basterebbe fare questo prima di distribuire la comunione e iniziare poi la distribuzione cominciando con le ostie per celiaci. Da un punto di vista pastorale è importante che i sacerdoti in occasione della Messa di Prima Comunione si informino per tempo se tra i comunicandi ci siano dei celiaci. Naturalmente è dovere degli stessi sacerdoti interessarsi per reperire ostie preparate per celiaci. Certamente gli uffici liturgici diocesani ne sono informati.