La posta del direttore

FARE E DISFARE… Quasi contemporaneamente sono apparse sui giornali due notizie di segno diverso che in parte si richiamano e in parte sembrano confliggere fra loro. Si tratta, nel primo caso, dell’intimidazione sotto forma di un proiettile in busta, spedito al sindaco di Roma con l’invito a interrompere le demolizioni degli edifici abusivi e, nel secondo caso, della reprimenda espressa dalla Corte dei conti che ha chiesto 523 milioni di euro di risarcimenti ai comuni italiani per il cattivo uso del pubblico denaro per costruzioni troppo costose e non sempre necessarie. C’è un nesso tra questi fatti?. Lettera firmata – Roma Direi proprio di no, se non che in entrambi i casi si evidenzia uno sperpero di risorse economiche. Nel primo caso il danno è di chi, credendo di farla franca, ha finito per rimetterci non pochi soldi. Nel secondo si può ravvisare l’aggravante che si tratta di denaro pubblico. Dell’abusivismo edilizio, abbiamo parlato più volte, anche nella circostanza del recente condono, condannandolo senza mezzi termini. Fa dunque bene l’onorevole Veltroni a portare a termine la sua campagna di demolizioni (130 mila metri cubi a tutt’oggi), quasi tutte in aree protette da vincoli paesaggistici. Nella circostanza gli hanno giustamente espresso solidarietà anche i suoi avversari politici. Altra cosa è il cattivo uso che spesso viene fatto del pubblico denaro per opere pubbliche di prestigio, talora brutte, talora inutili, quasi sempre costosissime, in regola con le carte bollate, ma non col buon senso. Opere che spesso, o per intralci burocratici, o per faide politiche, o per sforamento del tetto di spesa, non vengono neppure terminate. A Roma fa brutta mostra di sé il cantiere attorno all’Ara pacis rimasto fermo per anni. Ma quasi ogni città ha i suoi monumenti allo spreco. Anche per questi, qualche volta, non guasterebbe una ruspa. VERSO UNA LEGALITÀ DIFFUSA Ho letto Sei un buon cittadino? sull’ultimo numero del giornale. Ne condivido il contenuto e le proposte, ma vorrei sottoporre al vostro giudizio un ulteriore passo verso una legalità diffusa. Vivo a Genova. Il servizio di trasporto pubblico è largamente insufficiente. Mi capita di salire sul bus e di vedere alcuni giovani seduti comodamente mentre numerose vecchiette sono in ambasce per non cadere. Dico ad alta voce: Qui c’è una signora col bastone. C’è qualcuno che vuol cedere il posto?. Dopo l’appello, quasi sempre un ragazzo (o un adulto) si alza. Un signore nel minigiardino pubblico lascia libero il suo pastore belga senza museruola. Per quel giardinetto transitano tanti bambini della vicina scuola elementare… Do ad alta voce l’avvertimento: Lei non può lasciare il suo cane senza guinzaglio e museruola!. Ultimamente ho notato che quel signore porta il suo cane al guinzaglio. Mi rendo conto che sono gocce nell’oceano, però, se tutti reagissimo alla piccola illegalità, non pensate che le cose migliorerebbero? Salvatore Pandolfo Genova QUALCHE RIFLESSIONE SULLO SPORT MERCIFICATO Solo pietà per la morte di Pantani, forse vittima, forse no, immolata sull’altare dello spettacolo business. Lo sport del terzo millennio, un moloc tritatutto dove i vincitori sono osannati e i vinti dimenticati. O numero Uno, o signor nessuno! Lo sport italiano ormai figlioccio di un turbocapitalismo in mano ai grandi gruppi industriali ha finito con l’assumerne le sembianze. I valori della sportività, della lealtà e dell’onore sono stati gradualmente sostituiti con l’unica moneta corrente universalmente spendibile: il profitto. In nome di esso, tutto è consentito e giustificato: atleti costruiti in avveniristiche palestre tecnologiche e uso indiscriminato di sostanze farmaceutiche al limite della legalità. L’importante non è partecipare, ma vincere. Tra gli sportivi professionisti non è bestemmia ritenere che il doping sia poco più che un peccato veniale. E chi viene beccato, solo un povero fesso. Nessuno sport è senza macchia, tutti sanno e tutti tacciono in un clima di omertà generalizzata, in un triste gioco delle parti che indurrebbe a sospettare che persino l’ultimo dei più ligi controllori sia funzionale alla grande messa in scena. Ultimi giorni di riflettore per il Pirata e poi oblio per sempre. Avanti un altro, la fabbrica dei campioni, e dei miliardi da intascare, non ha tempo per aspettare. Gianni Toffali – Dossobuono La sua lettera è molto amara e corrisponde purtroppo all’idea che ormai le morti premature o i grossi scandali legati al doping ci inducono a farci dello sport oggi. Ne abbiamo parlato più volte anche ricordando Pantani. Costatare un male, però, non significa arrendersi incondizionatamente ad esso. La nostra battaglia per la moralizzazione della vita pubblica, e quindi anche dello sport, continua e continuerà a tutto campo, perché solo attraverso un vero cambiamento di mentalità che non lasci spazi scoperti, si potranno ottenere risultati. LE MARIAPOLI NEL MONDO Sono abbonata a Città nuova da quando è nata e mi sono sempre chiesta perché sul giornale non siano pubblicate in tempo utile le date delle Mariapoli che si svolgono in Italia, i recapiti e i numeri telefonici. Penso sia bello che ogni persona possa decidere di poter fare l’esperienza di partecipare ad una Mariapoli che non sia della propria zona, specialmente se è impossibilitata a partecipare a quest’ultima. Rina Civale – Salerno Come certamente lei sa, in Mariapoli non si va per soddisfare una semplice curiosità, ma per fare un’esperienza di vita impegnativa che può avere un seguito restando in contatto con le persone conosciute, una volta tornati nella propria città. Per questo si preferisce che le informazioni utili vengano prese nella propria zona di residenza, dove potrà richiedere anche le eventuali informazioni relative ad altre Mariapoli in Italia e nel mondo, nel caso non potesse partecipare a quella della sua zona. ECUMENISMO E TOLLERANZA Ritengo che al pluralismo religioso delle società odierne si debba rispondere con atteggiamenti ecumenici e non con l’imposizione di un ateismo pratico. Personalmente sarei favorevole ad affiggere nelle aule scolastiche i simboli di varie fedi, nell’informare tutti gli studenti sulle principali religioni del mondo; nel far partecipare alle cerimonie pubbliche (es. commemorazione dei caduti) ministri di vari culti; nel favorire un’assistenza spirituale pluralista nelle comunità (ospedali, ecc.). Per quel che riguarda il velo islamico non sono d’accordo né con chi lo impone, né con chi lo vieta. A scuola bisogna comportarsi bene e studiare, il resto è una scelta personale, comunque rispettabile. Anna Maria De Guidi – Macerata A condizione di evitare sincretismi e irenismi a buon mercato. LA SVIZZERA CI PUÒ INSEGNARE L’editoriale pubblicato su Città nuova (n. 5/2004) Europa, una sola patria, mi fornisce lo spunto per una breve riflessione. Sono un cittadino svizzero che vive in una nazione, embrione dell’Europa, che durante secoli di storia si è formata come Confederazione Svizzera. Lungi da me voler impartire lezioni. Mi permetto tuttavia, con umiltà, di proporre ciò che la Svizzera ha fatto in sette secoli. Risale infatti al 1291 l’inizio storico del suo cammino: prima solo un patto di mutua assistenza fra tre Cantoni, mentre l’atto di fondazione – la Costituzione che fissava i confini, le suddivisioni di potere, ed altro – risale al 1848. Parecchie volte ha rischiato il disfacimento per motivi confessionali, politici, economici, ma sempre ha superato questi momenti di estrema tensione. Storico è anche l’intervento del patrono della Confederazione, san Nicola da Flue, chiamato a dirimere una delle tante dispute fra Cantoni. Veniamo però ai nostri giorni (1999) con la nuova Costituzione federale completamente riscritta e adattata al XXI secolo. Nel preambolo si dice:In nome di Dio Onnipotente, il popolo svizzero e i Cantoni, consci della loro responsabilità di fronte al creato, risoluti a rinnovare l’alleanza confederale e a consolidarne la coesione interna, al fine di rafforzare la libertà e la democrazia, l’indipendenza e la pace, in uno spirito di solidarietà e di apertura al mondo, determinati a vivere la loro molteplicità nell’unità, nella considerazione e nel rispetto reciproci, coscienti delle acquisizioni comuni nonché delle responsabilità verso le generazioni future, consci che libero è soltanto chi usa della sua libertà e che la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri, si sono dati la presente Costituzione. Come si può notare inizia con In nome di Dio Onnipotente e tende a consolidare la coesione interna… in uno spirito di solidarietà. Tutto ciò manca nella Costituzione europea, che difetta nello spirito di edificazione dell’Europa unita e che riconosce de facto un’Europa a due velocità. Non si può fare famiglia pensando che alcuni membri siano benestanti, mentre altri vivono nell’indigenza. Occorre predisporre una perequazione affinché tutti abbiano le stesse opportunità di crescita, di benessere, di aspettative di vita: in altre parole occorre solidarietà! Inoltre non si lasci fuori dalla porta la radice cristiana dell’Europa. O l’Europa si dichiara apertamente cristiana, oppure non sarà mai una nazione, ma un coacervo di popoli senza una precisa connotazione. Flavio Ercolani – Lugano

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