La posta del direttore
LE TASSE E GLI AIUTI ALTERZO MONDO “Ogni cittadino, per motivi di coscienza, dovrebbe pagare le tasse allo stato, ma alcune volte succede che (vedi Iva) si è impediti di farlo. “Infatti vi sono delle ditte che ti eseguono un lavoro e preferiscono non farti la bolletta anche se la richiedi. Si paga, ma si resta perplessi. Io stesso mi trovo a volte di fronte a cittadini coscienti che vorrebbero adempiere a questo dovere, ma non sanno a chi “restituire”. “Alcuni moralisti suggeriscono di ovviare al caso facendo qualche elemosina ai poveri del Terzo mondo, dato che lo stato stesso dà il cattivo esempio non adempiendo ai suoi impegni di aiuti sempre promessi e mai concessi. “Io farei una proposta: non si potrebbe suggerire allo stato di aprire un conto corrente postale dove i cittadini potrebbero depositare i loro aiuti al Terzo mondo, per vari motivi e anche per questo? “Così lo stato potrebbe attingere da questo “conto di coscienza” per i suoi aiuti al Terzo mondo”. Lettera firmata Capisco le sue buone intenzioni, ma non sono d’accordo con la proposta da lei suggerita. Il malvezzo di evadere il fisco va combattuto affrontando il problema direttamente: cercando cioè di coscientizzare i “furbi”, ed esigendo da loro le ricevute fiscali. Succede spesso anche a me di dovere richiedere lo scontrino a quei commercianti che fingono di dimenticarsene. Del resto, se tutti facessero il loro dovere, le aliquote potrebbero diminuire. Quanto agli aiuti al Terzo mondo, li devolverei piuttosto alle organizzazioni non governative, perché lo stato è già obbligato a rispettare gli impegni internazionali presi a questo riguardo. Si tratta infatti di contributi per i quali abbiamo abbiamo già pagato altre tasse e non c’è bisogno di surrogare a ciò in altro modo, bensì di esigere che quei soldi vengano spesi e spesi bene. FARE SQUADRA “Ho letto con molto interesse sul numero 21 l’articolo “Fare squadra, ovunque” di Paolo Crepaz. “Oltre agli esempi citati, ricordo Nereo Rocco che negli anni Cinquanta, allenando squadre di serie A di provincia, riusciva ad ottenere risultati di tutto rispetto, pur avendo a disposizione giocatori di medio livello o elementi a fine carriera, valorizzando i singoli e sapendo creare abilmente il clima giusto nello spogliatoio. “Questo modo innovativo di pensare e di agire in équipe trova però delle resistenze nel mondo d’oggi dove l’affermazione dell’io a tutti i costi sembra doverosa in ogni settore. Si spiegano così le plateali proteste nei confronti dell’allenatore di qualche “prima donna” del calcio al momento della sostituzione, segno evidente che la prestazione personale viene prima della squadra. E nel mondo del lavoro troviamo frequentemente manager, pubblici e privati, superpagati che si guardano bene dal creare tra i loro sottoposti una squadra di persone positivamente motivate, ma al contrario cercano di far coincidere il più possibile l’operatività dell’ufficio con la loro persona. “Infine per quanto riguarda la figura del manager in questa nuova ottica ed il suo atteggiamento nei confronti delle persone che compongono la squadra, pur nella doverosa distinzione dei ruoli, mi spingerei più in là, fino all’evangelico “chi vuole essere il più grande tra voi, sia il servo di tutti”. Mario Ravalico – Trieste L’ESSENZA DI “CITTÀ NUOVA” “Leggo da sempre su Città nuova considerazioni che condivido ed altre che non condivido, sulle quali comunque cerco di riflettere. Di recente una frase scritta da una signora di Brescia mi ha profondamente colpito e mi ha spinto a scrivere. “La frase è la seguente : “” allo scopo di destabilizzare l’attuale governo, ma per fortuna credo proprio non ce la farete”. Quel “non ce la farete” mi ha provocato un senso di estrema sofferenza perché ancora una volta rivela l’incapacità di noi italiani ad un giudizio obbiettivo sugli avvenimenti che ci coinvolgono; e la lettura rimane o di “destra” o di “sinistra”. In questo caso Città nuova è di sinistra, in un prossimo sarà di destra. Forse molti lettori non si sono accorti che, dopo la “Posta del direttore”, c’è un commento di “Chiara” che sintetizza l’essenza di Città nuova? Mi permetto di invitare tutti a leggerlo, meditarlo e metterlo in pratica”. Sandro Generali Nello scegliere le lettere da pubblicare – ovviamente non c’è spazio per tutte – cerco di dare voce ai diversi pareri che esprimono. E che non la pensino tutti allo stesso modo è più che naturale. Anche a me è dispiaciuta quell’affermazione che sottolinea l’opposta lettura fatta degli avvenimenti ed evidenzia quanto siamo lontani da un’interpretazione che ci augureremmo fosse più equilibrata. Ma certamente ciò è al tempo stesso un invito, anche per chi scrive nelle pagine della rivista, a perseguire con più attenzione l’essenziale cui lei accenna, cioè il dialogo. SI PREFERISCONO I CANI AI BAMBINI “Fino a circa dieci anni fa nel mio quartiere, a Bologna, non c’era alcun negozio di cibo per animali: ora sono sorti tre grossi empori di alimenti e accessori per questi cosiddetti amici dell’uomo. Personalmente sono rispettosissimo della vita animale, ma credo che l’inevitabile utilizzo degli animali, come di tutti gli elementi della natura, per i nostri bisogni vada fatto con discernimento e intelligenza e non per soddisfare i nostri eventuali egoismi. “Mi riferisco all’abuso dell’animalismo, a questa vera invasione d’animali domestici, principalmente di cani. Non è possibile uscire, in qualsiasi ora del giorno, senza incontrare persone con cani al guinzaglio, a volte anche senza. Volendo anche prescindere dai recenti tragici episodi che chiamano in causa i pitbull, credo che fra le morti dovute ad aggressioni da parte d’animali quelle dovute ai cani siano al primo posto. Ciò accade anche per un frequente degrado del senso di responsabilità. “Nella regione in cui vivo, vedo che la denatalità e l’invecchiamento della popolazione sono costanti. È un luogo comune l’affermazione che i figli costino, dal punto di vista economico, perciò si preferisce non avere figli (al massimo averne uno) e avere un animale in casa perché fa compagnia. Mi chiedo se i soldi per mantenere quest’esercito di cani in tempi di scarse risorse non stiano a testimoniare uno spreco, che i tre negozi di cibo e accessori per animali sorti dal nulla in breve tempo, in un piccolo contesto rionale periferico, sembrano confermare. Dovrei concludere rilevando come non sia il costo economico a limitare le nascite, ma il costo delle responsabilità”. Mario D’Astuto – Bologna PER UNA RIVOLUZIONE D’AMORE “Da quando mondo è mondo e da quando Città nuova è Città nuova, si auspica che un popolo nato dal vangelo faccia di Città nuova uno strumento di lavoro e di rivoluzione d’amore. “Sul n. 21/2003, nella “Posta del direttore”, proprio in coincidenza dell’anniversario di Guglielmo Boselli, leggo che Città nuova è per tutte le età perché piace alla nonna di 95 anni, ad Antonio Di Giacomo che ne ha 92, al falegname di Bergamo, a sua moglie, e alla loro bambina che vi trova la sua pagina. “Complimenti e” coraggio. Ampliamo la pagina della Posta, facciamone un mercato rionale, un incontro di festa pieno di voci che fanno girare tra le persone cose belle. Sicuramente così si leggerà di più. Scalderà i cuori, arriverà nelle case come l’avvenimento quindicinale, diffonderà ardore, farà dimenticare tiepidezza, pantofole, televisione, vecchie abitudini, il Totocalcio, il Lotto, e tante noie. E sarà più facile diffondere la rivista. Perché il regno di Dio è dei bambini” “Saluti alla lettrice: quella dell’uncinetto e dei merletti; e al nostro direttore con la sua posta”. Bruno Druscovich – Roma UNA NOVITÀ ANTROPOLOGICA “Alcune considerazioni a caldo in questo scenario italiano che sta incassando negli ultimi giorni alcune novità non sempre ben evidenziate e sottolineate dall’informazione. “Un rinnovato senso d’unità nazionale, al di là di distinte prese di posizioni e di “filosofia”, nei giorni del dramma di Nassiriya; il bel passo in avanti di Fini in Israele, ampiamente riconosciuto da tutto il fronte politico (tranne piccolissimi distinguo), che lascia ben sperare per un dialogo troppo spesso intessuto di veleni; la riaffermazione dei diritti, spesso calpestati, del sud d’Italia, anch’esso “bipartisan”, tanto da far dire ad un moderato come D’Onofrio che la permanenza al governo dell’Udc può essere compromessa se si continua nel decreto sulle scorie nucleari in Basilicata. “Vorrei, però, ricordare anche due altri messaggi non registrati dai media. “Quanto ha affermato Sofri sulle biografie dei carabinieri e dei soldati a Nassiriya che parlano, secondo lui, di una trasformazione antropologica. Perché queste vite sono molto lontane da quelle che intendiamo come militari in senso classico. Sofri dice che hanno alle loro spalle pratiche e un tessuto esistenziale, sia proprio che familiare, che li fa simili ai ragazzi che sfilavano con la bandiera della pace. “Ma è giusto ricordare anche quel che dice su Vita (periodico del Forum del 3 settore) Marco Revelli: “C’è un nuovo senso della guerra, il suo carattere subdolo, mimetico, che spesso annulla i confini tra la pace e il conflitto, come amaramente hanno sperimentato i nostri militari a Nassiriya: credevano di essere in una situazione di pace, pur precaria, e invece sono stati inghiottiti dalla guerra. E questo perché accade? Perché quella novità antropologica, che dice Sofri, non ha trovato simboli adeguati che la rappresentassero” “. Paolo De Maina – Roma