La posta del direttore
UN’OFFESA AL POPOLO ITALIANO “La sentenza dell’Aquila esautora i poteri del parlamento eletto dai cittadini e al quale soltanto può competere l’abrogazione di una norma tuttora in vigore. “Ma il punto nodale della questione non è semplicemente o principalmente giuridico quanto morale e sociale, stante l’appartenenza cattolica della stragrande maggioranza del popolo italiano e conseguentemente le profonde radici culturali cristiane della nostra civiltà nazionale ed europea. “È frutto di intolleranza l’atteggiamento dello Smith che pretende di imporre sé stesso e le sue idee ad un’intera comunità che lo ospita serenamente, ma appare indubbiamente ancor più pericolosa la pronuncia del giudice che ne avalla le richieste in nome della legge. Ciò finisce per ledere i diritti degli abitanti di Ofena, recando nello stesso tempo offesa all’intero popolo italiano che ne condivide la medesima professione di fede”. Gianni Toffali – Verona IL DIRITTO AD ESSERE CATTOLICI “La sentenza di un giudice dell’Aquila, che vuole far togliere i crocifissi dalle scuole pubbliche accettando una richiesta di Adel Smith, che se ricordate parlò del crocifisso definendolo “un cadaverino appeso al legno”, ha scosso milioni di cattolici italiani. “Ci chiediamo dove vuole arrivare. L’integrazione non si impone con la prepotenza; il pluralismo non è perdere le proprie idee, le proprie convinzioni, ma confrontarle con le altre; qui non è solo una questione di principio ma è in gioco il nostro diritto a essere cattolici, in un paese che sarà ormai “laico” ma non per questo deve essere islamizzato! “Saremo intolleranti? A voi e ai lettori giriamo la domanda “. Lettera firmata TROPPA STRUMENTALIZAZIONE POLITICA “Abbiamo tentato di commentare tra amici questa storia del Crocifisso nella scuola italiana, ed è emerso un certo nostro sconcerto per l’impressione che in taluni ambienti si tenda a sottolineare il lato formalistico o addirittura legalistico (“c’è una legge”” – ma attenzione, se dobbiamo risalire fino a Mussolini, è alquanto imbarazzante). “Nessuna voce si è levata invece per invitare i cristiani ad “appendere” il Crocifisso anzitutto nei loro cuori. Poi siamo colpiti dal fatto che la religione venga presentata a livello politico anche dalle gerarchie ecclesiastiche come un insieme di “simboli” (tra cui il Crocifisso) e di “tradizioni” di un popolo da tutelare per via legislativa. “È un po’ riduttivo, non vi sembra? Inutile dire che in tutti gli uffici dei ministri del governo intervistati in tv è miracolosamente apparso un Crocifisso ad uso elettorale, anche di quelli che si dicono seguaci di don Sturzo (per non parlare di ministri che si sono sposati con “rito celtico” sull’altare di Odino: e non è uno scherzo). Don Sturzo, come è noto, fondò un partito laico che si chiamava Partito popolare e evitava ogni riferimento “esterno”, ogni richiamo “simbolico” al cristianesimo in un agone politico: rifiutò di aderire alla Democrazia cristiana anche per questo motivo”. Lettera firmata – New York ANCHE GANDHI SI INCHINAVA DAVANTI AL CROCIFISSO “Credo che il Crocifisso stia bene esposto in pubblico, perché richiama plasticamente quel monito del vangelo che dice:”Nessuno ha un amore più grande di questo: morire per i propri amici”. “Noi cattolici cristiani riteniamo Gesù il figlio di Dio, il tesoro in assoluto. Oltre ciò c’è la nostra Costituzione che va rispettata. “Mi sorprende che i giudici dell’Aquila abbiano accol- to il ricorso di Adel Smith, Se esaminiamo attentamente la questione in puri termini culturali, la storia di un Uomo che è stato crocifisso senza avere colpe ed è morto per la salvezza del mondo non può che essere stimolo d’imitazione per la pace, la concordia, l’amore, la sinergia di progetti per rendere più abitabile questa Terra. “Non dimentichiamo che anche il profeta Gandhi s’inchinava e piangeva ai piedi del Crocifisso. “Sono convinto che coloro che si oppongono al Crocifisso esposto non hanno compreso appieno il suo vero significato universale. Costoro farebbero bene quindi ad individuare altre cause per liberarsi dal background anticlericale e non fare di un patrimonio culturale una nuova battaglia di religione”. Franco Petraglia – (AV) E SE DIO SI STANCASSE? “In questi giorni ne ho sentite tante. Il problema non è lo stato laico o se il Crocifisso abbia il diritto o meno di rimanere quieto ed innocuo appeso ad una parete. No. Il problema è se il giudice aveva il potere di prevaricare una sessantina di famiglie a favore di una sola, ancorché una legge nebulosa e carente glielo consentisse. Qui è in gioco il fondamento della democrazia, di cui gli stessi detrattori (laici, estrema sinistra e anticlericali) si fanno vanto. “Riguardo al simbolo, perché averne paura? Forse che il Crocifisso rappresenta il male, la prepotenza, la violenza, eccetera? Qualcuno è davvero convinto che il crocefisso turbi i bambini o condizioni le italiche istituzioni? “Via, un poco di pudore. Che il simbolo rappresenti degli ideali è però vero. Ma l’uomo ha sempre avuto, ed ha, bisogno di ideali. “La guerra fra cristianesimo, islamismo ed ebraismo è del tutto assurda: non siamo figli dello stesso Dio? E, quindi, non siamo tutti fratelli? “Qui mi sorge un terribile sospetto: di Dio non gliene cale ad alcuno, ma solo del potere che ne può derivare. E se Dio si stancasse di essere “usato”?”. Dino Arpino C’era da aspettarselo che i nostri lettori non avrebbero lasciato passare sotto silenzio la vicenda del Crocifisso di Ofena, per la quale, del resto, si sono pronunciati il papa stesso, le maggiori cariche dello stato, i rappresentanti dei partiti. Quasi tutti condannano il fatto, anche se con motivazioni diverse. Meno unanime la stampa, soprattutto quella più schierata a difendere la laicità dello stato che dovrebbe costituire una garanzia anche per i cattolici. Noi stessi dedichiamo all’argomento e alle sue numerose implicazioni, lo “speciale” di questo numero, che aggiunge ai molti e interessanti pareri espressi nelle lettere altre considerazioni che possono risultare utili. Le lettere che presentiamo rappresentano appena un campione delle tante che ci sono giunte, per rispondere alle quali non basterebbe certo lo spazio della corrispondenza. Penso comunque che questo dialogo potrà continuare. HO SEMPRE PREDICATO GESÙ CROCIFISSO “Con molta umiltà, posso dire anche la mia: anch’io sono giudice “in foro interno”. Sono stato 10 anni in Amazzonia, ho difeso con battaglie interminabili i poveri. Sono stato parecchie volte sotto il mirino di una P38, ho svolto 400 mila chilometri di apostolato, sono stato processato, ricattato, imprigionato a Rio de Janeiro ed infine espulso dal Brasile: ma ho sempre predicato Gesù Cristo crocifisso. “Il giudice Montanaro, che non conosce nulla sulla religione e sul concordato, perché non manda invece a strappare la croce sul petto svelato delle dive e delle prime donne? “. Don Giuseppe Fontanella A PROPOSITO DI SALVO D’ACQUISTO “Dopo aver assistito con interesse alla “fiction” su Salvo D’Acquisto mi è nato anche un grande rammarico. Ho letto molto su questo personaggio. So delle sue profonde scelte di vita e del suo impegno alla sequela di Gesù e del suo Vangelo. Il suo atto finale così sconvolgente e coinvolgente non era solo frutto di eroismo del momento, ma il risultato di una vita fondata su un profondo senso morale e religioso. “Faccio molta fatica ad immaginare che Salvo D’Acquisto, un uomo che si era costruito un’esistenza attenta ai valori, fosse poi facile a cadere in comportamenti assai lontani dal suo stile di vita. “Ora, nella stesura del soggetto, l’aspetto religioso che ha “trainato” tutta la sua vita è stato ignorato o comunque messo in second’ordine. “Eppure io credo che sia possibile, nel rispetto profondo verso chi fa riferimento ad altre culture, “descrivere” con delicatezza e tatto anche uomini come Salvo D’Acquisto. “Il problema, e qui vedo la vera sfida per gli uomini dello spettacolo, è come rappresentare questi personaggi. Come scandagliare il cuore umano. Come rappresentare il bello il buono senza cadere nel banale o in un falso sentimentalismo. “Per Salvo D’Acquisto è stato un appuntamento mancato”. Adolfo Giorgio – Bra (Cn) Purtroppo queste stesse critiche sono arrivate a noi, e non solo a noi, da più parti. Quanto alla sfida che lei lancia agli uomini dello spettacolo, di rappresentare il bene senza cadere nel banale, penso si possa dire che molti la raccolgono, senza tuttavia andare a segno. Ci riesce invece più facilmente chi non è condizionato da tesi edificanti. Il risultato dipende da ciò che l’artista ha in cuore, più che dal tema o dal soggetto prescelto.