La posta del direttore
Pubblichiamo, questa volta, un assortimento di lettere, fra quelle che abbiamo ricevute, tutte sui temi scottanti della guerra e della pace che ci toccano così profondamente in questi giorni. E L’ONU STA A GUARDARE? “Come può il signor Bush attribuirsi il titolo di “paladino” della difesa dei diritti umani nel mondo, se non ha esitato, in nome della sicurezza nazionale, a ignorare la “Convenzione di Ginevra” sul trattamento dei prigionieri di guerra, per ottenere informazioni ritenute necessarie alla sicurezza nazionale? Non sa che questo comportamento sta già determinando un “precedente pericolosissimo” per il rispetto dei diritti umani nel mondo? Infatti anche la Russia, con il pretesto di combattere il terrorismo, ha moltiplicato gli interventi antiterroristici in Cecenia; la Cina ha in corso una repressione contro la minoranza etnica degli uiguri; l’India sta usando il pugno di ferro nel Gujarat. Se tale “ragione di stato” induce i cosiddetti paesi democratici a violare con disinvoltura i diritti umani, che cosa non dovremo attenderci allora da quei paesi che democratici non sono?”. Giovanni Migliore – Siracusa LA GUERRA NON È MAI GIUSTA “Siamo insegnanti, ma anche genitori e come tali non possiamo che pensare ai bambini dell’Iraq, vittime di una guerra voluta dai grandi. Che colpa hanno loro? Una guerra in nome di qualsiasi cosa non è mai giusta.Ogni giorno muoiono 24 mila persone per colpa della fame, ogni anno per essa 6,6 milioni di bambini lasciano in un modo straziante l’esistenza terrena. Questa guerra non riusciamo a capirla. Se proprio si vuole fare una crociata, allora facciamola per aiutare la povertà che attanaglia 1 miliardo e 300 milioni di persone. Facciamola per dare acqua alle secche gole di tante creature innocenti. Facciamo una guerra contro la crisi climatica che si annuncia con caratteristiche catastrofiche.Eppure,proprio chi, in questi giorni esalta le bombe, ha rifiutato gli accordi di Kyoto. “”Oggi una guerra giusta non è più possibile,ma la pace è possibile e doverosa”, ha detto Giovanni Paolo II. Noi, in sintonia con lui, chiediamo che in nome dei bambini dell’Iraq queste gocce di pace vengano ascoltate! Noi da parte nostra ci impegniamo a lavorare, con piccoli gesti, concretamente per la pace”. Gli insegnanti della scuola media “G.Pascoli” – Pieve di Bono (Tn) QUEI PARLAMENTARI… “A conclusione del dibattito parlamentare concernente la concessione o meno agli Usa delle basi e del sorvolo degli aerei, si sono svolte le votazioni che hanno dato esito favorevole alla concessione, come era scontato, avendo il governo una larga maggioranza in parlamento. “Sorprendente invece è stato il fatto che due soli parlamentari della destra hanno votato contro, mentre nessun parlamentare del centro cattolico (Udc) ha avuto il coraggio di dire no alla guerra, disattendendo i numerosi appelli del Sommo Pontefice. “È ancora il caso di dare fiducia a questi parlamentari, che si dicono cristiani e poi non ascoltano nei fatti gli appelli del papa? Io, da cattolico, dico di no”. Antonio Romito – Roma PACE E MARTELLO “In merito ai vostri articoli sulla marcia della pace del 15.2.03 vorrei sapere dove erano i milioni di pacifisti, bandiere, appelli vari e sofismi giuridici sull’Onu quando – La Nato (Usa in testa) bombardava per 70 giorni la Bosnia senza uno straccio di autorizzazione Onu, violando il suo statuto e senza un ok del parlamento italiano. – Clinton il giorno del voto sul suo impeachment diede ordine di bombardare Baghdad e la Cnn trasmetteva in contemporanea video i due eventi. “Inoltre non avete precisato che l’organizzazione era il Social forum europeo, ovvero la sinistra di base, come la chilometrica lista delle associazioni aderenti. “Il fatto che moltissimi cattolici vi abbiano partecipato non vi sembra una sorta di deriva stile teologia della liberazione? “Per me in questa marcia, al di là del nobile sentimento per la pace, non c’è nulla di nuovo: il solito pacifismo anti americano/occidentale a “corrente alternata” e la stranezza della ipersensibilità della Santa Sede sulla questione irakena rispetto alle 40 guerre in corso”. Luca Colli – Varese PACE MARCE SÌ, MARCE NO? “Vi scrivo in merito all’articolo “La pace dopo le marce” apparso sul n. 5/2003, in particolare riferimento alla frase secondo cui “”Manifestare solo per alcune paci è addirittura scandaloso”. Personalmente sono di parere opposto per i seguenti motivi: – Per altri conflitti non vi sono state, è vero, manifestazioni di protesta; ma è dai dittatori come Milosevic o dai capi tribali in Costa d’Avorio che bisogna sperare di essere ascoltati? o non piuttosto da un presidente eletto democraticamente a capo dello stato più potente del mondo, modello di democrazia che influenza politicamente, economicamente, culturalmente tutti gli altri, e dotato dell’esercito più potente? – Da questo conflitto dipendono le sorti di altri conflitti, primo fra tutti quello in Medio Oriente; alle manifestazioni molti erano gli striscioni che lo ricordavano. – Lo stesso papa per ogni conflitto spende parole di denuncia ma, per motivi che ho già esposto, solo in casi eccezionali come questo schiera l’intera diplomazia vaticana. – Se ogni guerra è sporca, questa lo è particolarmente, per gli interessi che vi stanno dietro e perché sta frantumando le istituzioni internazionali. Anche il papa ha parlato di “”innominabili motivazioni che vi stanno dietro””. Francesco Oliva – Genova Se riproviamo la guerra come logica e come metodo, non ci sono conflitti armati importanti e scaramucce belliche secondarie.Tutte le guerre devono essere condannate. Come proibito deve essere il commercio delle armi. E allora bisogna manifestare per la pace ogni volta che viene lasciata la parola alle bombe, a qualunque latitudine succeda. Manifestare (e pregare) è un dovere. Da qui il ricorso al termine “scandaloso” per bollare dimostrazioni solo contro alcune guerre. Si tratta infatti di smascherare un approccio intellettuale radicato spesso in tutti noi, quello che fa distinzioni tra una guerra e l’altra, tra certi morti e certi altri cadaveri. Al momento, sono 34 i conflitti armati in corso. Non ammainiamo, allora, le bandiere una volta finita la campagna di Bush in Iraq. Ricordiamoci – come fa la diplomazia vaticana, costantemente impegnata per comporre ogni conflitto sulla Terra – di tutte le altre regioni dove gli uomini continuano a guerreggiare. E manifestiamo pubblicamente, facendo pressione sui politici. Non ci ascolteranno i dittatori sanguinari, ma i capi di stato e gli organismi internazionali non possono non tenere conto dell’opinione pubblica su un tema del genere. Lo stiamo vedendo. GESTI DI PACE “Ho deciso: ogni giorno faccio un gesto di pace. Faccio contento un altro per essere contento anch’io e regalare serenità, speranza a tanti. Insieme è meglio”. “Questa mattina, una persona che vive spesso in difficoltà mi ha chiesto: “Dimmi qualcosa di bello”. Gli ho comunicato il mio progetto. Ieri mattina l’ho dedicata a Claudio, che è stato in ospedale per esami e controlli, in serata ho sentito un amico musulmano e ci siamo impegnati a pregare Dio,Allah perché ci doni la pace ed un cuore fraterno. Poi ho incontrato una vicina di casa che accompagnava alla scuola le due figliolette. Di corsa ho comprato dal giornalaio due bamboline (in offerta speciale) e gliele ho regalate: erano felicissime. “Oggi poi ho potuto inviare dei dolci a un amico in carcere. Ho anche stabilito un rapporto rispettoso con una persona che ha idee decisamente diverse dalle mie. “Nel cuore mi sta arrivando un po’ di serenità che vorrei regalare a tanti lettori”. Francesco Chiari QUELLE BANDIERE VIETATE “Scriviamo a codesta redazione conoscendone la pacatezza e l’imparzialità. Ecco le domande: – Se Sua Santità Giovanni Paolo II, in linea con gli ultimi papi, si esprime chiaramente contro la guerra e invita tutti a pregare per la pace – Se i vescovi fanno altrettanto – Se molti politici dei due schieramenti auspicano una soluzione pacifica del conflitto in corso – Se la Costituzione italiana rifiuta la guerra – Se la stragrande maggioranza dei cittadini spera nella pace – Se, infine, il nostro presidente del Consiglio dichiara ripetutamente di darsi da fare moltissimo perché la guerra sia proprio l’ultima opzione, perché i carabinieri si sono presentati nelle scuole di Fornovo di Taro per far togliere la “bandiera” della pace? “Potreste dirci se siamo davvero in democrazia? Possono i carabinieri o la polizia impedire ai cittadini (e ai bambini!) di esprimere con uno stendardo colorato la loro speranza e il loro desiderio di pace? “I bambini di Fornovo hanno scritto al prefetto di Parma sconcertati: da anni a scuola vanno scoprendo le civiltà e le culture degli “altri” e ragionano sull’accoglienza, la solidarietà e l’amicizia tra i popoli. Perché ora non possono più esprimere la loro speranza? “Educare a questi valori non è forse il modo migliore per la composizione dei conflitti?”. V. S. – Milano Premesso che non ai carabinieri, ma a chi ha impartito certi ordini andrebbe addebitato quanto sopra, penso si debba riconoscere che il divieto di esposizione negli edifici pubblici riguarda tutte le bandiere che non siano istituzionali. Certo, in un momento del genere, vista la partecipazione così vasta di persone tanto diverse per estrazione culturale e politica alla manifestazione per la pace, ci saremmo aspettati dalle autorità quel buon senso che della legge coglie non solo la lettera, ma anche lo spirito. Si può ben immaginare lo sconcerto dei bambini, vittime a loro volta delle incongruenze degli adulti.