La posta del direttore
Il dovere primario di cercare la verità Vorrei conoscere un vostro pensiero su un libro diventato famoso: Il sangue dei vinti del giornalista e scrittore Giampaolo Pansa. Ho ammirato le riflessioni serie e investigative con cui il Pansa dimostra storicamente infondate le tesi di chi ha voluto fare abusivamente della Resistenza un proprio esclusivo patrimonio culturale e politico attribuendo a sé eroismi e meriti; viceversa, agli altri solo nefandezze. Sull’argomento ho sentito tante critiche, ma a mio parere poco convincenti. Di contro si sono levate voci favorevoli che sembrano confermare quanto raccontato dal Pansa. Molto significativo il pensiero espresso dal capo dello Stato al momento del suo insediamento presidenziale: Ci si può ormai ritrovare, superando vecchie laceranti divisioni, nel riconoscimento del significato del decisivo apporto della Resistenza, pur senza ignorare zone d’ombra, eccessi e aberrazioni. Carlo Alberto Giorgi – Roma Premesso che tutte le guerre sono un male che si dovrebbe comunque cercare di evitare, si sa che la Resistenza, iniziata come guerra di liberazione dal fascismo e dai tedeschi, si tramutò in alcuni casi in guerra civile fra chi voleva por fine al più presto al conflitto e accreditarsi al meglio nel nuovo assetto che l’Italia e l’Europa avrebbero assunto a guerra finita, e quanti ritenevano invece quel cambiamento di fronte un tradimento nei confronti del regime fascista e dei nostri vecchi alleati. Ciò generò azioni anche vili e di crudeltà gratuita. A guerra conclusa accadde, come sempre, che venisse ricordato solo ciò che metteva in luce i vincitori e nascosto ciò che li disonorò. Dopo oltre mezzo secolo è fatale che venga rimosso ciò che ha nascosto una parte delle verità e che questa operazione dispiaccia e scandalizzi alcuni. Ciò è avvenuto a proposito delle foibe istriane, come per gli eccidi commessi anche dai partigiani italiani in alcune regioni. Io stesso ne conservo memoria diretta. Questa è l’operazione che ha fatto Pansa, documentandosi accuratamente, e cercando di onorare la verità dei fatti. Lo scalpore suscitato è stato tanto più grande, quanto più greve era lo strato di omertà posto a coprire quella tristissima storia. Ma è stata anche liberatoria, per molti, la confessione di chi ha avuto il coraggio di ammettere che quei fatti sono realmente accaduti. In Cina nel 2006 10 milioni di aborti Se leggessimo: La Sicilia disabitata: 10 milioni di morti, ci prenderebbe un infarto. Ciò non accade se 10 milioni di aborti sono avvenuti nel 2006 in Cina. Se questo fenomeno lo estendiamo a livello planetario, ci rendiamo conto della mattanza mondiale. Come possiamo allora pretendere da Dio il dono di una vita felice, se l’abbiamo impedita a tante creature che erano come noi predestinate a quel fine?. Giovanni Migliore – Siracusa Anche il governo cinese ha ammesso pubblicamente che si tratta di una vera emergenza nazionale. Frutto, però, diciamo noi, di una politica di regolamentazione delle nascite volta piuttosto a garantire più benessere a chi è già nato, che a proteggere la vita dei nascituri. Purtroppo anche in Italia si comincia a ragionare nello stesso modo. Ma il gioco vale la candela? Scorrendo il n. 19 del 10 ottobre 2007, ho trovato una recensione del programma televisivo Affari tuoi a firma di Gianni Bianco. Pur dopo una premessa critica sul fatto che il programma regala migliaia di euro senza nessun merito, cosa che più o meno anche altri programmi a quiz fanno (anche 500 mila o un milione di euro!), questo gioco viene quasi paragonato alla tombola di Natale in famiglia. Condivido il giudizio positivo sul conduttore Flavio Insinna, e sulla mancanza di volgarità del programma. A mio avviso, però, con tale giudizio si è evitata una riflessione più approfondita – che ha anche seri risvolti morali – sulla distribuzione di soldi pubblici, regalati a chicchessia unicamente a motivo di un buon risultato di audience. Ma il gioco vale la candela? C’è inoltre la questione educativa. Quale conseguenza può avere sui bambini, sulle persone deboli, sugli stranieri, sui poveri, sui lavoratori a basso stipendio uno spettacolo quotidiano sostanzialmente di spreco di soldi a cinque zeri?. Elvio Chiappe – Lavagna (Ge) Concordo con lei. E la mia risposta la posso compendiare cambiando in esclamativo quel punto interrogativo con cui lei conclude. Al di là della bravura e della simpatia dei concorrenti, ritengo dunque questo genere di programmi sostanzialmente diseducativi, proprio per il monte premi eccessivo. Perché non svolgere gli stessi giochi togliendo uno o due zeri alle vincite? Ho cercato di essere una venditrice di bellezza Ho ricevuto oggi l’ultima Città nuova e ho appena letto quel rosa che appare al crepuscolo. So che l’autore non ama i complimenti, ma credo non sia facile rendere con le parole la spiegazione profonda che quel montanaro ha intelligentemente cercato di fare capire. Nel mio lavoro – sono una guida turistica – a volte penso di essere una venditrice di bellezza, perché ogni volta che ho potuto e cercato di essere una buona guida per chiunque si servisse di me, ho messo grande impegno nel far cogliere la Bellezza storica, artistica, urbanistica, umana e soprattutto spirituale di quel che andavo illustrando. E alla fine ho avuto sempre la sensazione di aver trasmesso una immagine di Dio. Una guida turistica a Roma Ancora proteste per i programmi televisivi Qualche tempo fa, ho acceso la tv sul primo canale Rai. La trasmissione era condotta da Fabrizio Frizzi e intitolata Tutti a scuola. Hanno partecipato ragazzi molto bravi rispondendo alle domande del conduttore e hanno cantato canzoni molto belle. La trasmissione fatta nel cortile del Quirinale, presenti il ministro della scuola Fioroni, il presidente della Repubblica Napolitano, Piero Angela, e altre persone di cultura. Come mai sulla Rai tv che dovrebbe proporre più spesso bellissimi programmi come quello sopra citato, abbondano invece trasmissioni molto scadenti?. Lino Minotto – Venezia La sua lettera andrebbe indirizzata direttamente alla Rai. Siamo contenti tuttavia di girarla noi stessi a quei lettori che volessero unirsi a questo messaggio che contiene insieme un apprezzamento per quel poco di buono – talora anche di ottimo – che c’è e una protesta per il troppo che lascia a desiderare. Incontriamoci a Città nuova, la nostra città LA RETE SI INFITTISCE 10 novembre. Che dirvi di Bologna? Che sia una magnifica città già lo sapete ma non credo abbiate l’onore di conoscere gli 80 intraprendenti partecipanti al primo laboratorio degli incaricati della diffusione e promozione di Città nuovadell’Emilia Romagna e delle Marche. Calda l’ospitalità, intenso l’ascolto e articolata la riflessione per una giornata di immersione nel progetto chiamato fraternità. Un appuntamento così interessante da non lasciare rimpianti per lo shopping mancato o per la visita turistica della città. 15 e 16 novembre. A Verona, incantevole nel suo manto autunnale, due sono gli appuntamenti in programma. Oltre 70 i partecipanti al laboratorio che hanno voluto chiedersi qual è il senso di Città nuova oggi. Attenta ed aperta la partecipazione di famiglie, di impegnati in parrocchia e nel sociale, costruttivo il dialogo e ricco di spunti. Con la consapevolezza che la redazione siamo anche noi – diceva qualcuno -, e questo ci impegna a leggere la rivista con responsabilità, per poter porgere anche il nostro contributo alla riflessione. E poi, un tu a tu con un gruppo di ragazzi e ragazze che, in barba alle statistiche, leggono e si interessano. E hanno idee. E si mettono in gioco con i propri coetanei. 18 novembre. Treviso: Marca gioiosa et amorosa, cosi veniva chiamata una volta la terra trevigiana. Freddo l’arrivo in quel sabato pomeriggio temperato da qualche timido accenno di sole. Ma avviluppant0e e misteriosa la passeggiata nel centro storico, in una magica dissolvenza di passato e presente alla scoperta degli angoli più caratteristici. E poi la saporita cucina di piatti tipici, preparati con gusto e fantasia. Una simile premessa non poteva che preannunciare un caldo incontro con 70 persone provenienti dall’intera provincia e persino da Udine. Quanta ricchezza di esperienza, di saggezza, di spunti culturali per porgere alle proprie città una scintilla che dia speranza a chi, nel vivere frenetico, è alla ricerca di relazioni autentiche. 24 novembre. Un tuffo al sud. Eccoci a Bari. Senza giri tutristici, questa volta, ma andando subito al dunque con gli oltre settanta partecipanti all’appuntamento, venuti a rappresentare le cinque province pugliesi. Concrete le proposte che emergono. Svelano un forte spessore culturale e capacità speculativa, ma anche senso della famiglia e delle sue tradizioni. Senza rinnegare quelle capacità imprenditoriali che connotano concretamente la gente di Puglia. Niente di meglio per Città nuova. Marta Chierico Indirizzare i vari contributi a: rete@cittanuova.it