La posta del direttore

Prestiti su misura e illusione di facili arricchimenti I casi Parmalat e il crollo dei bond argentini non sono bastati per metter un freno al miraggio della finanza popolare per arricchimenti facili. In un Paese come l’Italia la bussola è stata evidentemente persa da un pezzo; e non ce ne accorgiamo soltanto adesso. Soprattutto in un periodo in cui il mercato trionfa irriguardoso, insieme alla sua fredda, asettica, insensibile voluttà a produrre ricchezza per pochi a danno dei molti. Sono questi ultimi, i subordinati alle leggi economiche, ad avere la peggio. Tra tanti esempi possibili posso citare la smisurata propaganda di prestiti su misura e per qualsiasi occorrenza, divulgata sui mezzi di comunicazione da numerosissime società di mediazione creditizia. Questione spinosa su cui l’Unione europea ha più di una volta speso parole di preoccupazione e le associazioni dei consumatori hanno lanciato l’allarme circa i tassi di interesse (debitamente taciuti negli spot) praticamente al limite del l’usura. Non solo. Il target prescelto da queste reclame, infatti, sono gli anziani, i nuovi poveri, il ceto più debilitato del nostro Paese. Tramite vecchi trucchi pubblicitari – made in Usa naturalmente – un altro anziano ripete in tv le sue sciocchezze sulla validità e rapidità di prestiti agevolati, insistendo sull’assoluta discrezione nell’elargizione degli stessi. Insomma, in due ore si può appagare qualsiasi desiderio di natura consumistica indebitandosi rapidamente e tenendo a bada importuni e seccatori come figli e nipoti, i quali non verranno in alcun modo a sapere di rate e affini. I debiti contratti serviranno ovviamente a conquistare sempre le stesse, indispensabili creazioni della società del superfluo, della spesa coatta e dell’inquinamento permanente; ovvero televisori, frigoriferi, telefonini. L’anziano nostrano, così, spesso ai margini della catena produttiva in quanto soggetto poco incline al consumo, viene pomposamente recuperato una volta per tutte. Antonio Talarico – Sersale (Cz) La sua lettera amara contiene purtroppo molte verità, in parte note, si direbbe, ma non abbastanza, se è vero, come appare da un po’ di tempo, che certa pubblicità subdolamente ingannatrice sta prendendo di mira gli anziani e le loro ingenuità, come un tempo ha fatto con le merendine dei bambini. Purtroppo però con ben più gravi esiti. Ottima cosa, dunque, è metterli in guardia. Quando serve il logopedista? Sono una mamma di due ragazzi. Quando mio figlio aveva otto anni e frequentava la terza elementare, mi venne consigliato dalla maestra di mandarlo dal logopedista perché pronunciava male la lettera s ed invertiva la p con la v quando scriveva. Dopo averlo portato qualche volta dalla logopedista, questa mi dice che dovevo mandarlo dallo psicologo perché sosteneva che le difficoltà di scrittura erano dovute a problemi psicologici. Poiché avevo visto che mio figlio non manifestava alcun problema particolare non ho seguito il suo consiglio. Mio figlio è andato avanti nei suoi studi senza alcun aiuto del logopedista o dello psicologo, i difetti di pronuncia e scrittura si sono corretti da soli nel giro di pochi mesi. Alle superiori ha vinto due borse di studio e ora frequenta con successo Economia internazionale in lingua inglese all’Università Bocconi di Milano. Mi chiedo come vengano fatte queste diagnosi, su quali presupposti scientifici e quali siano le percentuali di successo. I fatti hanno dimostrato che queste difficoltà sono passaggi naturali che fanno parte del processo di apprendimento. Ho letto tante storie di bambini che sono stati rovinati da trattamenti psicologici e psichiatrici per non parlare degli abusi di psicofarmaci sui bambini. Questo è ingiusto. Ed ora addirittura le aziende farmaceutiche, per i loro interessi, stanno spingendo l’uso di questi sugli animali. Personalmente, come veterinaria, considero estremamente dannose queste iniziative. A.L.P. – Milano A termini di buonsenso penso di poterle dare ragione. Converrà comunque confrontarsi con persone di fiducia che siano competenti nei casi specifici. Purtroppo è vero che le pressioni delle case farmaceutiche sono forti e che andrebbero bilanciate da serie iniziative di informazione da parte del ministero della Salute. I fratelli Kaczynski e lo spirito europeo Quest’estate ho letto su Città nuova l’articolo Dov’è finito lo spirito europeo? e mi ha fatto impressione l’aggettivo terribili riferito ai fratelli Kaczynski. Mi è sembrato un giudizio dato di fretta, senza approfondire le ragioni del presidente della Polonia. Vivo in Polonia da diversi anni e ho potuto conoscere più in profondità la storia e le vicende di questo Paese, soprattutto conoscendo tante persone. Per questo non parlerei di chiusura verso l’Unione europea quanto di giusta prudenza e della consapevolezza di dover portare all’Ue i valori morali e cristiani. Ho seguito un po’ le vicende politiche confrontandomi con i miei conoscenti. Quando due anni fa il partito PiS (Diritto e Giustizia), di cui sono promotori i fratelli Kaczynski, ha vinto le elezioni si sentiva un’aria di speranza (tra l’altro i rappresentanti di questo partito si erano impegnati molto concretamente e con buon risultato per smascherare diverse situazioni di grave corruzione che pesavano sull’economia della Polonia). Questo partito non ha mai avuto dalla sua parte i media che hanno cercato in tutti i modi di metterli in cattiva luce. Soprattutto l’abbiamo visto durante quest’ultima campagna elettorale. Gloria Mascellari – Cracovia Non nego che l’avvento dei fratelli Kaczynski avesse suscitato molte speranze in Polonia, e non solo, per contrastare quell’involuzione che fatalmente era seguita al periodo luminoso della grande riscossa nazionale postcomunista. Purtroppo, ai buoni propositi e a qualche risultato ottenuto all’interno del Paese ha fatto riscontro un atteggiamento di assoluta intransigenza in politica estera, in particolare nei confronti dell’Unione europea, che ha stupito e, diciamolo pure, addolorato quanti si attendevano un atteggiamento assai diverso da chi, appena arrivato, aveva riscosso la cambiale dei propri meriti storici, ma non sembrava per nulla disposto a quel dialogo in cui altri si era cimentato per cinquant’anni, imparando a posporre i propri interessi perché immediati – e l’Italia ne sa qualcosa – per costruire nuovi rapporti fra i Paesi europei. A dire sempre e soltanto no, non si fanno progressi nella direzione del bene comune, e l’atteggiamento negativo dei fratelli Kaczynski ha rinfocolato l’egoismo di altri Paesi euroscettici, facendo fare all’Europa unita un grosso passo indietro. Tant’è che si è dovuto riparlare – e lo ha fatto lo stesso presidente Napolitano – di un’Europa a due velocità, per consentire, a chi avesse voluto, di andare avanti nel processo di integrazione. Definire pertanto terribili i due gemelli – locuzione peraltro non mia -, resta a mio avviso un eufemismo e gli stessi polacchi, nelle recenti elezioni, sono sembrati di questo avviso. Incontriamoci a Città nuova, la nostra città I NOSTRI LETTORI CI CHIAMANO Un mese di ottobre denso di appuntamenti per un inizio d’anno all’insegna di Città nuova per città nuove. Centinaia le persone incontrate ad ogni appuntamento, che hanno voluto dialogare a 360 gradi con i redattori. E si è parlato di contenuti, di cultura della fraternità; ci sono state offerte idee e suggerimenti per migliorare la rivista, ci si è interrogati sul suo senso e sulla sua diffusione. Milano: affollati i due incontri, tante le domande spontanee dal pubblico a sottolineare la vivacità culturale della città. Profonda la richiesta di senso dalla società civile a cui si desidera offrire, anche attraverso Città nuova, proposte alternative. Roma: si è spaziato su dialogo e intercultura, temi cruciali nella città che è sempre più crocevia di culture. E una richiesta: più testimonianze e articoli per la famiglia. Bergamo: Città nuova come nel salotto di casa dove, a cuore aperto, con gli amici, sei te stesso e rifletti, ti racconti, domandi. La concretezza dei bergamaschi che sposa la cultura della fraternità: un binomio forse irresistibile. Brescia: i giovani, quanti giovani! Le loro esperienze, il loro punto di vista sulla vita, il loro impegno nel vivere il Vangelo. E la loro voglia di contribuire per rendere più ricca Città nuova. Pisa: gagliardo il gruppo incontrato. Domande e proposte perché Città nuova possa accompagnare l’impegno di ciascuno. Cuneo: gente tosta i cuneesi! Accolti da un vento frizzante nella cornice delle Alpi imbiancate, abbiamo vissuto una calda serata di dialogo, impreziosita da proposte e suggerimenti scritti, per continuare il discorso ed approfondirlo. Si torna in redazione ed ecco, anche oggi, altre telefonate: Potete venire anche da noi? Vorremmo un momento di dialogo. La valigia è g pronta: si riparte. Indirizzare i vari contributi a: rete@cittanuova.it

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