La posta del direttore

Perché valgo meno di un’auto ecologica? Sono un papà di quattro figli (presto cinque…). Il 12 maggio di quest’anno, incaricato dal Movimento dei focolari, sono stato responsabile di un pullman con il quale, con altre 50 persone, ho partecipato al Family Day. Su quel pullman non c’erano solo membri del movimento, ma tanta gente di diversa estrazione: una mamma incinta di sei mesi con figlia di quattro anni, un ingegnere separato, giovani con belle speranze, medici e operai, persone con fede forte e altre poco o nulla praticanti, tutte accomunate da un unico intento: far sentire che la famiglia esiste e far capire che nessuno se n’era accorto prima. Eppure da quell’evento non è successo nulla: il governo, a parte un meeting, qualche giorno dopo, a cui ha partecipato la Bindi, non ha detto e fatto nulla. Oggi leggo addirittura che la nuova finanziaria prevede fino a 800-1000 euro di incentivo per auto ecologiche… Insomma tutto ha importanza, tutto ha valore, tutto interessa al governo, tranne che aiutare le famiglie! E Città nuova? Perché tace? Non ha a cuore la famiglia? Perché non fa sapere più nulla sull’argomento… forse per paura di raccontare ciò che non si è fatto? Nel frattempo i miei figli si chiedono perché valgano meno di un’auto ecologica!. Giacomo Bonfanti Lei probabilmente non avrebbe scritto questa lettera se avesse ricevuto il no 20/2007 in cui si parlava proprio di questi argomenti. Per quanto riguarda i politici, di qualunque schieramento essi siano, nel giudicarli dovremmo sempre avere presenti queste priorità. Responsabilità e assenza di risposte Stamattina, entrando in aula alla prima ora, ho trovato la cattedra sporca. Mi sono rivolta con cortesia ai bidelli chiedendo se qualcuno potesse pulirla, ma la risposta è stata che la pulizia di quell’aula non era di loro competenza bensì degli addetti del pomeriggio. Inoltre mi hanno invitata a riferire al dirigente amministrativo. Così ho fatto: la segretaria, costatato che effettivamente la cattedra aveva bisogno di essere pulita, mi ha fatto capire con un sospiro che l’avrebbe pulita lei a meno che non si aspettasse il pomeriggio. Le ho chiesto di darmi l’occorrente perché l’avrei pulita io. Certamente l’insegnamento dato a tutti e soprattutto alle alunne che osservavano è stato: ho sollecitato l’intervento di chi doveva attivarsi, di fronte all’assenza di risposte positive mi adopero io, non con l’atteggiamento passivo di chi è vittima inconsapevole dei ruoli, ma come cittadino attivo di fronte alle inadempienze e all’egoismo. Sono certa di aver testimoniato che solo così si costruisce quotidianamente una società civile e democratica . M. Teresa Baselice-insegnante Riforma pensionistica o presa in giro? Confesso di non capirci più niente… ma la possibilità di andare in pensione con almeno 35 anni di contribuzioni non è in vigore da mezzo secolo? Di nuovo c’è l’età, ma ancora ridicolmente bassa: i cinquantottenni di oggi sono ancora dei giovanotti. Ricordo che più volte, leggendo gli articoli di fondo di Montanelli, l’ho sorpreso a vergognarsi di essere italiano… Davvero siamo il popolo più fannullone dell’Occidente? Il ministro Padoa-Schioppa dice che questa controriforma non toglie nulla ai giovani, perché attinge le risorse necessarie all’interno dei sistemi e dei soggetti pensionistici. Sarà per innata mentalità ragionieristica, ma so che se si dà da una parte, si toglie dall’altra. Appurato che non toglie ai giovani, appurato che non toglie ai pensionati al minimo, non restano che i vecchi pensionati, quelli veri, con pensioni guadagnate sul campo, ma per i quali, con il passare degli anni, queste pensioni diventano sempre più misere. La rottamazione degli ultrasessantacinquenni è cominciata. Duccio di Taro Il problema delle pensioni è certamente complesso e, come per la coperta troppo corta, tirandola da una parte si resta scoperti dall’altra. Gli stessi sindacati agiscono come una corporazione che difende i propri tesserati, e non aiutano a superare le attuali sperequazioni. Tuttavia si deve riconoscere che, con gli ultimi provvedimenti legislativi, ci si è mossi verso le fasce più deboli. Ancora sulla dislessia Mi riferisco alla lettera sulla dislessia pubblicata nel numero 18. Le parole espresse dall’insegnante mi hanno agghiacciato. Quelli che lei riferisce come difficoltà superabili nel tempo, sono problemi reali che mio figlio non ha potuto superare proprio perché non c’è stata la segnalazione degli insegnanti, i quali lo consideravano uno sfaticato. Direi di più: Alex ha passato ogni giorno dei tre anni delle scuole medie a studiare molte ore insieme a me per stare al passo con i compagni ed avere spesso in ricompensa lo stesso brutto voto del compagno che non aveva neanche aperto il libro. Quello che prevede la legge è uno strumento compensativo e dispensativo indispensabile (scusi il gioco di parole), ad oggi grazie a questi strumenti, Alex è riuscito a passare con buono agli esami di terza media e l’utilizzo del computer in classe gli permette di fare le verifiche scritte da solo. In ultimo vorrei sottolineare che la diagnosi viene fatta da un neuropsichiatra infantile perché purtroppo si tratta di una vera e propria malattia; e leggere le lamentele dell’insegnante circa il diritto alla libertà di insegnamento mi porta a sottolineare anche il diritto all’istruzione che hanno anche i dislessici. Purtroppo ho incontrato nella scuola tanti insegnanti che per ignoranza reale del problema, non hanno saputo aiutare ragazzi già gravemente compromessi dalla malattia, e non certo svogliati, come spesso vengono classificati. E. M. – Perugia Ringrazio questa mamma che, molto opportunamente, ha voluto farci partecipi del dramma, perché di dramma si tratta, vissuto dal figlio e da lei stessa, a motivo della dislessia. Evidentemente il problema è molto più grave e vasto di quanto si potrebbe immaginare, per cui si rende ancora più indispensabile la coscientizzazione degli insegnanti in proposito, nonché un’informazione molto più puntuale di quanto oggi non avvenga. Lungi dal voler minimizzare il problema, la risposta alla lettera del n. 18 voleva solo riconoscere agli insegnanti un ruolo discrezionale per distinguere la vera dislessia da ritardi e negligenze non riconoscibili alla disfunzione vera e propria. Ciò evidentemente dando per scontata la coscienziosità e la competenza degli stessi, cosa che la sua lettera mette purtroppo, per molti casi, motivatamente in dubbio. Incontriamoci a Città nuova, la nostra città Città nuova alla Settimana sociale Per il 100° anniversario delle Settimane sociali dei cattolici, non poteva mancare la nostra città. Il catalogo della casa editrice insieme agli ultimi numeri della rivista, in piena sintonia con i grandi temi proposti alla riflessione, sono stati offerti ai mille partecipanti al convegno di cui riportiamo più avanti il servizio. Un’esperienza di comunione vissuta con i visitatori dello stand e, in particolare, con i nostri lettori presenti al convegno. Davvero tanti, molto più numerosi di quanto ci aspettassimo, che non hanno fatto mancare il loro saluto e il loro apprezzamento per il nostro lavoro, anche con l’acquisto di un testo o con l’abbonamento alle nostre riviste. Economia del bene comune di Stefano Zamagni e Il prezzo della gratuità di Luigino Bruni, editi dalla nostra casa editrice e oggetto delle relazioni che gli autori hanno offerto ai partecipanti, hanno attirato allo stand tante persone, offrendo così l’occasione per conoscersi e, in alcuni casi, per iniziare una comune collaborazione. Domenica 21 ottobre, ore 14.00: smontando lo stand, ci meravigliavamo di non essere stanchi. Eppure gli amici della comunità dei Focolari di Pisa che avevano lavorato con noi sapevano quanto impegno aveva richiesto accogliere un flusso continuo di visitatori. Forse perché avevamo condiviso, come potevamo, la fatica della riflessione e la gioia di aver respirato, passo dopo passo, la passione per la Chiesa e l’urgenza di donare alla società italiana risposte illuminate dalla novità del Vangelo. Incontriamoci a Città nuova, la nostra città Indirizzare i vari contributi a: rete@cittanuova.it

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