La posta del direttore
Che senso hanno i patti di solidarietà? In qualità di amministratore comunale, ho celebrato diversi matrimoni civili. Alla presenza di testimoni e prima del fatidico sì, si dà lettura degli articoli 143, 144, 147 del codice civile. Il primo riguarda i diritti e doveri reciproci dei coniugi: l’obbligo alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia, alla coabitazione, a contribuire ai bisogni della famiglia, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo. Il secondo prevede di concordare l’indirizzo della vita famigliare e la residenza. Il terzo contempla l’obbligo per entrambi di mantenere, istruire ed educare i figli. Sono cose non facili da mettere in pratica, ma sono indispensabili e richiedono, almeno nelle intenzioni e nei propositi, di mettere in gioco impegno, responsabilità e spirito di concordia, tenendo conto che tutto questo è frutto della cultura di un popolo che da sempre ha assegnato una fondamentale importanza all’istituto famigliare e alla sua stabilità. Mi chiedo se ha senso, in questo contesto, l’introduzione dei cosiddetti patti di solidarietà per le coppie di fatto e quale contenuto potrebbero avere rispetto all’ordinamento esistente. Angelo Guzzon Cernusco Lombardone (Lc) Evitiamo le esasperazioni ideologiche In uno dei vari interventi televisivi sulla questione delle cosiddette coppie di fatto, ho sentito un elenco di diritti e doveri che spetterebbero a queste persone. I diritti sono sempre chiari, è sui doveri che non sono riuscito a capire bene. Per esempio non si parla del dovere di cumulo dei redditi, che spetta alle coppie regolarmente sposate. Per esempio, per avere l’esenzione dai ticket medicinali non si deve superare un certo limite di reddito familiare, questo senza tenere conto della composizione numerica del nucleo. Risultato: una coppia che ha tre figli, e quindi normalmente spende di più per le medicine, è discriminata rispetto ad una che non ne ha; non solo, con tutta probabilità se i due non fossero sposati, dividendo il reddito non pagherebbero il ticket. E così via per la precedenza negli asili nido, per il pagamento delle spese di mensa scolastica, per l’iscrizione all’università ed altre agevolazioni comunali, regionali e statali. Di queste cose tra l’altro non ho sentito parlare nemmeno da chi si erge paladino della famiglia. Tuttavia penso che se esistono dei problemi per alcuni cittadini, la politica deve farsene carico, senza esasperazioni ideologiche da tutte le parti, e dare risposte tali da non creare altre discriminazioni, altrimenti si innesca un girotondo senza fine. Se poi la coperta è corta, allora forse è meglio dedicarsi a problemi più grossi come sanità, lavoro, ricerca, ecc. che riguardano tutti, senza distinzione di stato civile o di sessi. Sarà possibile? Mi sembra che basterebbero un po’ di buon senso, una volontà di capirsi reciprocamente e una sensibilità al vero bene comune. Giuseppe Bottaro – Genova Informazione sui Dico a senso unico La proposta di legge sulle coppie di fatto è solo l’ultimo esempio tra tantissimi che in questi ultimi tempi concorrono a formare un quadro legislativo che mina l’istituzione della famiglia fondata sul più antico diritto naturale, (l’unione di un uomo e di una donna), per mettere sullo stesso piano altre unioni che famiglia non sono. L’informazione è a senso unico, salvo pochissimi casi, e ciò fa pensare che le lobby si servano di essa per indirizzare le coscienze verso tutto ciò che è profitto, e presentare ciò che è oggettivamente male per l’uomo (droga, sesso, carriera, consumi, vita, morte…) con l’etichetta di diritti civili o diritto alla felicità, alla libertà, all’auto-determinazione. Inoltre chi osa opporsi a tutto ciò viene o ignorato o dipinto dall’informazione, con aggettivi che lo squalificano prima ancora di sapere che cosa abbia detto, deformando il suo pensiero. La Chiesa, il papa, i vescovi vengono presentati come gerarchia separata e divisa dal popolo cristiano. Penso che questo popolo di persone di buona volontà, smarrito tra tanti messaggi contrapposti, debba essere aiutato a capire ciò che sta succedendo in questo mondo che naviga con una bussola truccata. Piero Fantuzzi Talvolta è meglio essere il fanalino di coda Qualcuno dice che l’Italia è il fanalino di coda in Europa perché ancora non si é data una legge sulle coppie di fatto. C’è da osservare però che in Francia e altri Paesi europei, dove i Pacs esistono da tempo, la percentuale dei bambini che vivono con un solo genitore è salita al 50 per cento, mentre da noi è soltanto del 15 per cento. Li vogliamo imitare?. Cesare Innocenti Ho raccolto alcune delle lettere giunte in questo periodo sulla proposta di legge sulle coppie di fatto e sui problemi ad essa connessi; perché proprio su questo numero della rivista, a pag. 14, l’argomento viene trattato ampiamente. Nelle lettere si colgono il disagio e la protesta per l’attacco senza precedenti che da tempo ormai viene rivolto alla famiglia e, più in generale, ai valori cristiani che ancora permangono nella nostra società. Se non a tutte, almeno ad una parte delle domande poste, si troverà risposta nell’articolo citato. Immigrati nelle nostre chiese Per iniziativa della parrocchia di Santa Maria in Colle e di una comunità ortodossa di immigrati romeni, abbastanza numerosi nella mia città, viene celebrata nei giorni festivi una santa messa in una piccola chiesa del centro, in precedenza quasi inutilizzata. F. Pozzato – Bassano del Grappa Penso che in quasi tutte le città italiane ci siano chiese riservate, almeno in certi orari, per la celebrazione della messa festiva delle comunità di immigrati, nelle rispettive lingue di provenienza. Tanto cattolici che ortodossi. Naturalmente ciò accade anche negli altri Paesi dell’Unione europea. È di oggi la notizia che in Gran Bretagna la presenza di questi immigrati ha fatto sì che la frequenza alla messa domenicale degli immigrati, sommandosi a quella dei cattolici inglesi, abbia raggiunto quella degli anglicani praticanti. Un bell’esempio. Incontriamoci a Città nuova, la nostra città DOPO IL GIRO D’ITALIA… IL GIRO DEL TRENTINO! Il giro d’Italia continua e, attraverso Lidia e Paolo di Trento, Città nuovaha potuto raggiungere tanti amici. Ecco quanto ci scrivono: Dopo un 2006 vissuto insieme per celebrare il 50° di Città nuova, l’amore per la rivista ci ha spinto a fare un giro – che abbiamo chiamato giro del Trentino – per raggiungere, in città e nelle nostre valli di montagna, gli amici abbonati ed abbonatori. Era nostro intento: comunicare la ventata di novità che il 50° ha portato rilanciare la rivista ravvivando i rapporti tra tutti; individuare insieme qualche possibile strada da intraprendere per promuovere e diffondere al largo la cultura dell’unità trasmessa da Città nuova. I vari gruppi di amici, di famiglie e di comunità hanno apprezzato e favorito l’iniziativa. Gli incontri sono stati ricchi di proposte, di confronto e di riflessione, occasione per conoscerci meglio, scoprire cosa sta dietro alla rivista e riflettere su quel di più che essa offre per far crescere il dialogo, l’accoglienza e la cultura della fraternità. Si sono raccolti apprezzamenti in particolare per gli spazi dedicati alle problematiche della famiglia e della coppia. C’è chi ritaglia le rubriche di maggior interesse per conservarle o passarle a colleghi o amici. Anche alcuni sacerdoti raccontano di mettere da parte gli articoli più toccanti per poi riproporli nell’occasione adatta. Alcuni parroci desiderano far conoscere Città nuova alle loro comunità parrocchiali, perché, dicevano, è un valido strumento per la nuova evangelizzazione. Varie le iniziative in atto. Alcune biblioteche e sale di lettura pubbliche del capoluogo hanno già Città nuova tra le riviste a disposizione del pubblico. Ora se ne sono contattate altre nella provincia per offrire ad un pubblico più esteso una lettura degli avvenimenti dal punto di vista dell’unità. Stiamo contattando i vari circoli di pensionati e anziani di Trento e dintorni offrendo a ciascun presidente alcuni numeri omaggio ed una scheda di presentazione della rivista. Ha riscontrato consensi, appezzamento e disponibilità ad offrire ai soci un giornale ricco di contenuto. Ciò che abbiamo fatto finora è solo un piccolo passo, ma è l’inizio di un cammino che vogliamo percorrere insieme perché Città nuovadiventi sempre di più nostra. Indirizzare i vari contributi a: rete@cittanuova.it