La posta del direttore
Difendere il progetto di Dio sulla famiglia In qualità di amministratore comunale, ho celebrato diversi matrimoni civili. Alla presenza di testimoni, e prima del fatidico sì, si dà lettura degli articoli 143, 144, 147 del codice civile. Il primo riguarda i diritti e doveri reciproci dei coniugi: l’obbligo alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia, alla coabitazione, a contribuire ai bisogni della famiglia, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo. Il secondo prevede di concordare l’indirizzo della vita famigliare e la residenza, secondo le esigenze di entrambi e quelle preminenti della famiglia stessa. Il terzo contempla l’obbligo per entrambi di mantenere, istruire ed educare i figli, tenendo conto delle capacità, dell’inclinazione naturale e delle aspirazioni degli stessi. Sono cose non facili da mettere in pratica, ma sono indispensabili e richiedono, almeno nelle intenzioni e nei propositi, di mettere in gioco impegno, responsabilità e spirito di concordia, tenendo conto che tutto questo è frutto della cultura di un popolo che da sempre ha assegnato una fondamentale importanza all’istituto famigliare e alla sua stabilità. Mi chiedo se ha senso, in questo contesto, l’introduzione dei cosiddetti patti di solidarietà per le coppie di fatto e quale contenuto potrebbero avere rispetto all’ordinamento esistente. Spero che Città nuova possa riprendere l’argomento, approfondendolo per offrire ai suoi lettori adeguati punti di riferimento. Angelo Guzzon Cernusco Lombardone (Lc) Certamente torneremo sull’argomento. Intanto non è difficile conoscere la linea indicata dal papa che ancora in questi giorni, all’Angelus della Giornata per la vita, ha esortato – cito l’Osservatore Romano – a rinnovare il grande sì all’amore autentico e alla realtà dell’uomo secondo il progetto originario di Dio. E dunque a difendere, aiutare, tutelare e valorizzare la famiglia nella sua unicità irripetibile. Lo psichiatra e il meccanico In questi giorni un quotidiano riferiva che lo shopping natalizio compulsivo è una sindrome psichiatrica. Si citano casi limite ma, dulcis in fundo, ci sono loro e le loro cure miracolose. Così il denaro, invece che fluire nelle tasche dei commercianti, finirà in quelle di qualche psicologo/psichiatra. Ovviamente non si citano gli effetti collaterali né la dipendenza che ne consegue: a questo provvederanno altre pozioni magiche vita natural durante. Ah! questi esperti di salute mentale – ne hanno una per tutti! Se giochi al lotto o navighi su Internet, se bevi caffè, se smetti di fumare, se non sei bravo in matematica, se litighi coi genitori… E ho pensato alla mia auto che qualche volta si rompe. I meccanici son brave persone: quando l’auto non va, me la riparano! Ma ce ne sono altri, i meccanici della mente, che vedono la persona come un insieme di pistoni e ingranaggi. E inventano squilibri biochimici del cervello. Il pensiero non sarebbe qualcosa di diverso dalla materia, ma solo il prodotto di reazioni bioelettriche, scaturite per fatalità da un’evoluzione casuale. Il pensiero, considerato come mera attività cerebrale, diventa, in quest’ottica, della stessa natura di quella forza bruta da cui per millenni s’è orgogliosamente differenziato, rendendo ormai l’uomo una cosa tra le cose. Questo spiega l’affinità di parte del mondo scientifico e soprattutto psichiatrico con dittatori di qualsiasi colore politico, perché il 50 per cento degli psichiatri sia entrato nelle SS, mentre altri sono andati in Urss, poi in Usa, in Canada, in Sudafrica, in Cina. Spiega gli esperimenti nei campi di concentramento e quelli della Cia, il Tso, le dichiarazioni d’incapacità d’intendere e volere. È scienza o è ideologia quella che, mentre rimpingua le casse di qualcuno, rovina la tua esistenza e quella dei tuoi cari?. Carlo Cantalupi Capisco la sua diffidenza verso la psichiatria che, qualche volta, è stata messa al servizio di dittatori squilibrati. Capisco la possibilità che si generino forzature e soprusi, data la delicatezza e la poca conoscenza che i più hanno in materia. Ma non si può generalizzare come fa lei, perché esistono anche persone oneste – e sicuramente saranno la stragrande maggioranza – che si applicano in questo non facile campo per alleviare le sofferenze dei malati. Magari non sempre con successo… Si sveglia dal coma dopo 7 anni In Italia è passata quasi inosservata la notizia che in Cina l’ex fotografo di Mao si è svegliato dal coma dopo 7 anni. Se avesse avuto come medico Pannella probabilmente sarebbe morto e sepolto da anni, magari dopo una richiesta strumentale di un funerale religioso. Loris Viti Creare rapporti per superare l’anonimato Per la città di Roma è stato un finale di anno, quello del 2006, non molto lieto. A fine novembre, dopo 50 giorni di coma, muore il padre 42enne di due bambine in seguito alle percosse di un altro giovane padre, per un banale problema di parcheggio all’uscita della scuola. Pochi giorni dopo un tassista muore dopo 10 giorni di coma a seguito delle botte di un autonoleggiatore che voleva strappargli un cliente. Infine, a pochi giorni dal Natale, un uomo fermo al semaforo con la sua auto viene aggredito da due mendicanti romani (forse tossicodipendenti) perché gli aveva elargito solo 50 centesimi! Anch’egli muore subito dopo l’aggressione. Sono solo gli episodi più eclatanti di una città che forse frettolosamente era stata definita sicura dal suo sindaco. Oggi più che mai mi è sembrato profetico il progetto su Roma lanciato da Chiara Lubich solo pochi anni fa, denominato RomaamoR per ridare a questa città un volto più cristiano. Ma cosa è stato fatto in questi anni?. Massimo De Carli – Roma Gli episodi da lei elencati sono lo specchio di quanto oggi si vive nelle grandi megalopoli del mondo intero. Non mi risulta che Roma sia tra le città più pericolose… Tuttavia mi sembra giusto quanto lei suggerisce a proposito di Roma-amoR. Mi risulta che in questo quadro si è dato vita a diverse iniziative, a cominciare dal cercare di creare rapporti veri di reciproca conoscenza e stima nei condomini, e naturalmente di mettere in atto interventi di aiuto dove fosse necessario. Ma anche attraverso momenti di festa si sono vitalizzati i rapporti. In ogni caso è il rapporto personale quello che può creare un clima di fiducia in una grande città dove regnano l’anonimato e l’indifferenza. Incontriamoci a Città nuova, la nostra città Iniziative, contatti, episodi spesso toccanti stanno arrivando alla nostra rete@cittanuova.it. Anche contributi per dare un nome a questo spazio. Fra le varie proposte di titolo arrivate dai lettori, abbiamo scelto quella inviataci da Tina Zatti di Brescia e utilizzata già nel numero scorso: Incontriamoci a Città nuova, la nostra città. Ci piace segnalare a mo’ d’esempio e per l’interesse suscitato, il contributo di Miriam: Da anni sono vostra lettrice e ho appena letto l’invito a suggerire un nome per questa rete mondiale dei lettori che proponete. Mi è venuto in mente: Un lettore non basta… o A passeggio per il mondo di Città nuova… Così, per far comunione da Denver (Colorado)!. Infine l’esperienza di Claudia e Bepi alle prese con le difficoltà di trovare il tempo per.. leggere! È vero, il tempo è sempre pochissimo e ormai tutti siamo travolti da mille impegni e scadenze. Anche sul nostro tavolino i numeri di Città nuova si accumulano. Ma, riteniamo sia per noi necessario aggiornarsi, formarsi, aprirsi al mondo. E allora, con buona volontà, ci ritagliamo un po’ di tempo. Prendiamo in mano i numeri che abbiano lasciato da parte e scopriamo quanta ricchezza c’è e che perdita sarebbe stata per noi come persone, coppia, genitori, cittadini, cristiani… non aver letto quell’ articolo. Le rubriche sulla vita di coppia, sui rapporti con i figli (non si finisce mai di fare i genitori), sui giovani, ci aiutano ad esaminarci e confrontarci. Le esperienze di vita vissuta ci fanno scoprire il filo che lega ogni circostanza per un bene migliore… L’attualità, nonostante la crudezza di fatti e situazioni, ci dà la speranza nel disegno d’amore di Dio che guida comunque la storia. Insomma, alla fine di ogni lettura, ci sentiamo più ricchi dentro, con il cuore più allargato, più preparati culturalmente (la cultura non è mica il diploma o la laurea). È come riempire la brocca alla sorgente. Indirizzare i vari contributi a: rete@cittanuova.it