La posta del direttore
Adorare Dio in spirito e verità Nell’articolo sul n° 21/2007 di Michele Zanzucchi Le Turchie che aspettano il papa, vengono prospettate anche attese positive circa il dialogo con l’Islam. Si può forse considerare che, rispetto al tempo dello storico viaggio di Giovanni Paolo II in Marocco, un’evoluzione è in corso nel rapporto tra le religioni che, come dice il Concilio Vaticano II adorano l’unico Dio. Musulmani, ebrei e cristiani non considerano più, almeno negli ambienti più aperti, gli appartenenti all’altra religione come infedeli o pagani, ma semmai, come coloro che adorano quello che non conoscono pienamente. Certamente ciò rappresenta un processo di avvicinamento oltre le forme di collaborazione possibili già in atto per la pace, la distribuzione più giusta delle risorse, la lotta alla malattia, alla fame, all’ignoranza, la tutela della vita e dell’equilibrio dell’ecosistema mondiale. Tuttavia il credente di ciascuna delle tre religioni monoteiste conserva inevitabilmente nei confronti dei credenti delle altre, il sottinteso della esclusività della verità tutta intera, che nel Vangelo è significata con l’espressione: Noi adoriamo quello che conosciamo. E questo è un dato che allontana tra loro miliardi di uomini e che è difficile superare. Nello stesso brano citato del Vangelo viene promesso però: È venuto il momento ed è questo in cui i veri adoratori adoreranno Dio… in spirito e verità. La via indicata per il superamento di steccati e appartenenze, compresi gli uomini e le culture che non fanno riferimento a fedi religiose, è dunque veramente la coerenza di vita in adesione allo spirito e alla verità. Anche alla verità di ragione, insiste Benedetto XVI in particolare nei confronti della cultura occidentale. Ma la sua visita in Turchia e il suo appello al mondo contemporaneo saranno capiti, soprattutto da noi, in Occidente?. L.P. – Chieti In spirito e verità, che cosa significa? Questi due termini vanno letti alla luce della prospettiva d’insieme del Vangelo. E quale è il comandamento primo del cristiano se non quello di amare Dio ed il prossimo come sé stesso? Anzi, il comandamento nuovo, l’ultimo, è quello dell’amore reciproco che vale certamente in primo luogo tra i cristiani, ma non solo. Gesù non ha specificato chi doveva amarsi reciprocamente. Certo, si rivolgeva ai discepoli, ma la sua prospettiva era sempre e comunque universale. Ora, nel dialogo interreligioso e interculturale, il cristiano non può mettere mai tra parentesi questi comandamenti, pena la perdita della sua identità. Fare la verità è innanzitutto amare, e quindi dialogare, come Gesù stesso ci ha insegnato, senza nascondere la propria fede, tutt’altro, ma rimanendo aperto. Il grosso problema dell’Occidente cristiano, in questo momento storico, mi pare proprio la dimenticanza dei comandamenti fondamentali del cristianesimo, nel quadro di quello smarrimento epocale tanto giustamente denunciato da Benedetto XVI. Digiuni a senso unico Moltissimi esponenti di quasi tutti i partiti politici hanno fatto sentire la loro protesta, giustamente, per l’impiccagione di Saddam. Ma trovo un controsenso stracciarsi le vesti e magari digiunare per un personaggio condannato a morte e allo stesso tempo battersi per la libertà di aborto, per la soppressione di embrioni umani a fine di ricerca o per sostenere leggi sull’eutanasia che andrebbero ben oltre l’accanimento terapeutico. Fernando Cabildon Accanimento terapeutico e eutanasia: quale differenza? Credo che molti facciano confusione tra accanimento terapeutico e eutanasia; l’accanimento terapeu- tico è la sospensione di una cura sproporzionata su un paziente senza speranza di guarigione mentre l’eutanasia è la soppressione di un malato tramite iniezione velenosa. Personalmente sono contrario all’accanimento terapeutico e all’eutanasia e mi risulta che anche la Chiesa sia su queste posizioni. Carlo InnocentiTito A proposito di Welby Sono una lettrice di Città nuova e scrivo a proposito di Piergiorgio Welby e in particolare a proposito del suo mancato funerale. Mi rendo conto che attorno al suo caso c’è stata della strumentalizzazione, sono convinta che argomenti delicati come eutanasia e accanimento terapeutico meritino una riflessione profonda e pacata; ma possibile che lui e la sua famiglia non meritassero un funerale religioso, che sarebbe stato il modo comune e perciò dovuto di affidarlo con la preghiera alla misericordia divina? Mi pare veramente che nelle ragioni addotte per rifiutare la cerimonia religiosa, ragioni che ritengo di aver ben compreso, prevalga la preoccupazione di puntualizzare una posizione dottrinale piuttosto che quella di compiere un servizio all’uomo. Personalmente ho reagito molto male alla notizia, ho pensato che nemmeno io vorrei un funerale religioso se è negato a una persona come il signor Welby. Da altre Chiese cristiane la decisione è stata criticata. In genere apprezzo il nostro stile lontano dai polveroni e dalle polemiche, che valorizza tutto il positivo e qualche volta copre con l’amore ciò che non va, ma vorrei sapere se solo io la penso così, vorrei persuadermi che tra noi non c’è imbarazzo, fastidio o ipocrisia nel trattare tutti i temi che stanno a cuore alla gente. Potrei esprimere le mie perplessità parlandone con altri, ma devo dire onestamente che il primo interlocutore che ho immaginato per questi miei pensieri è stata Città nuova. Antonietta Laudato – Luino Circostanze diverse ci hanno impedito di essere più tempestivi nel parlare di questo argomento delicato e doloroso, peraltro fatto oggetto di una forte strumentalizzazione da parte dei mezzi di informazione. Nel frattempo sono giunte in redazione non poche lettere che si possono dividere sostanzialmente in due gruppi: quelle di chi accetta l’operato della Chiesa, pur mostrando pietà e comprensione per la dolorosissima vicenda, mentre condanna la strumentalizzazione che ne è stata fatta; e quelle che non accettano il fatto che sia stato negato il funerale religioso. Per brevità ne pubblichiamo soltanto pochi esempi, mentre rimandiamo la risposta di Città nuova al commento di questa vicenda, che don Mario Bodega fa a pag. 35. Incontriamoci a Città nuova, la nostra città Ancora una volta è protagonista la Puglia. Da Palese (Bari) a Lecce: in viaggio con Città nuova. Ecco l’idea che ha avuto un gruppo di lettori e appassionati della rivista. E sì, perché cultura vuol dire aprire i propri orizzonti, conoscere nuove città, nuovi popoli. Anche quelli dietro l’angolo, o quasi. Come tappa intermedia hanno scelto Otranto, porta d’Oriente con la magnifica cattedrale e i suoi martiri, fino ad approdare a Lecce, la Firenze del Sud. L’itinerario era davvero tra i più allettanti. Lanciata l’idea, all’inizio aderiscono in pochi ma il loro entusiasmo contagia e si ritrovano, in breve, a riempire due pullman. Il viaggio durerà un solo giorno, ma tutto è pensato nei particolari, come per i viaggi lunghi e importanti. Arte, cultura e tradizione si intrecciano con gli ingredienti di una nuova cultura che sta facendosi strada, quella della fraternità. Anche Città nuova si presenta, come rivista e come editrice; e il viaggio continua fino a quando, al momento di salutarsi, ci si scambiano gli indirizzi e si sottoscrivono abbonamenti perché: Voglio rimanere in contatto con voi; e poi Mi è piaciuto proprio questo viaggio, A quando il prossimo?, Non vi dimenticate di avvisarmi, mi raccomando. Risalendo ancora un po’ lo Stivale arriviamo in Capitanata – così è chiamata la provincia di Foggia – e precisamente a Torremaggiore e a San Severo, cittadine vicine eppure rivali da secoli, unite oggi anche grazie a Città nuova. Cena di promozione culturale hanno voluto chiamarla. Scambiandosi ricette e ingredienti, con grande collaborazione reciproca hanno realizzato piatti tipici prelibati, apprezzati anche dagli ospiti più esigenti. Un centinaio le persone che hanno affollato la sala del banchetto, coinvolte dai canti natalizi e della tradizione popolare; dal presepe vivente preparato dai venti bambini presenti, dalla magnifica torta per festeggiare il 50° della rivista. Una ventina gli abbonamenti sottoscritti per far conoscere la cultura della fraternità anche ad Enti e Istituzioni. Palese, Torremaggiore, San Severo… fantasia e profonda convinzione che raggiungono chi ci è accanto e può diventare compagno di viaggio. Di una vita. Indirizzare i vari contributi a: rete@cittanuova.it