La posta del direttore
Il tributo a Cesare Ho letto il vostro… ameno articolo su Città nuova del 10- 25/8/06 tazze e tasse, non nascondo che mi è venuto da sorridere: perché se dovessimo dire tutta la verità ai nostri figli e nipoti di come sono impiegati i nostri soldi, pagati allo Stato sotto forma di tasse, si verificherebbe che i nostri figli e nipoti sarebbero i futuri totali evasori. Dovremmo spiegare come il sistema assistenziale aziendale era ottimo perché esistevano casse di assistenza aziendale che furono tolte da uno dei governi di centro-sinistra verso il 1980, convogliando tutto all’Inam, mentre con le casse aziendali l’assistito pagava una piccola quota mensile ed otteneva servizi di prima qualità, nel calderone dell’Inam tutto questo veniva eliminato. Continuando, dovremmo spiegare che dobbiamo pagare tutti i viaggi… di servizio a presidenti, ministri, deputati, senatori, consiglieri vari e quanti altri, che peraltro ogni anno sentono il bisogno di adeguarsi i loro vistosi stipendi, gettoni e quant’altro! (ed io pago!) e di contro abbassare pensioni ecc. L’affermazione poi più… comica del vostro articolo è senza dubbio quella che le tasse servono pure per mantenere i nonni che non lavorano; i nonni che non lavorano più sono quelli che hanno sgobbato una vita, che si sono pagate le proprie pensioni con i vistosi contributi mensili ed ora languono perché leggi, decreti e quant’altro hanno fatto diventare 1’Inps un colabrodo, dando pensioni senza versamento di contributi, pensioni baby, pensioni politiche ecc. ecc. Ritengo, quindi che ai nostri figli e nipoti non si dovrebbe mai presentare questo argomento, altrimenti sicuramente fra una diecina di anni avremo tutta l’Italia evasore fiscale. Giuseppe Altieri – Palermo Nei giorni scorsi mons. Bruno Forte ha dichiarato che la Chiesa dovrebbe maggiormente sottolineare che evadere le tasse è un peccato. Ha anche detto che però non gli è mai capitato che qualcuno dichiarasse in confessione di essere evasore fiscale. Essendo improbabile che tutti i cristiani siano contribuenti onesti, l’ipotesi più plausibile è che realmente evadere le tasse sia da tanti cristiani considerato lecito, o necessario, o moralmente indifferente. Come giudicare questa forma di relativismo etico?. Dario Granata – Milano Senza pretendere di esaurire l’argomento, al quale peraltro Gesù stesso diede una risposta lapidaria nel Vangelo, ne parla, proprio su questo numero, Gennaro Cassese a pag. 12 da un punto di vista antropologico. Naturalmente, l’invito a pagare le tasse per assolvere ad un dovere sociale, non vuol dire approvare a occhi chiusi qualsiasi legislazione tributaria, nella cui eventuale natura vessatoria troverebbero fondamento le conclusioni del lettore di Palermo. Il giusto equilibrio impositivo è infatti ciò che distingue un buon governo. C’è bullismo e bullismo Sono rimasta sconcertata dal fatto violento nei confronti di un ragazzo handicappato. È vero che l’età adolescenziale si è dilatata, ma in questo c’è già un sintomo di malattia sociale. Si sa che si fa sempre più fatica a prendersi delle responsabilità e si tende a deresponsabilizzarsi nel gruppo. Certo che colpire e filmare il pestaggio di un ragazzo portatore di handicap e per di più dentro un’aula che dovrebbe essere il luogo per educare, è un sintomo di una malattia ancor più grave: una deficienza di umanità. Per fortuna c’è stata una forte reazione a livello nazionale. An- che le istituzioni si sono sentite chiamate in causa di fronte a un allarmante diseducazione patologica. A volte però fatti così incresciosi servono a risvegliare coscienze troppo assopite. I mezzi di comunicazione infatti hanno dato il loro contributo nel stigmatizzare l’accaduto e bisogna renderne atto. Ma sarà vero questo stracciarsi le vesti gridando allo scandalo? Mi viene un forte dubbio quando due giorni dopo dagli stessi schermi si colpisce dileggiando la persona del papa. Anch’egli è un uomo indifeso.Ma chi colpisce non sembra un adolescente. Satira? Ironia? Cattivo gusto? Bullismo da adulti? C’è qualcosa di peggio, il tentativo (più o meno voluto) di azzerare una persona (eliminazione morale) e il messaggio che questa porta. C’è bullismo e bullismo! Cercherò almeno di evitare di diventare complice di certi comunicatori, cliccando sul loro canale. Lettera firmata – Milano Sono d’accordo con lei e forse ancor più indignato per come viene sbrigativamente liquidata la faccenda della mancanza di rispetto verso il papa, soprattutto da certi personaggi televisivi che confondono la laicità dello Stato, cui si appellano di continuo, con la licenza al vilipendio. Ora, mentre per quanto riguarda la carta stampata si può presumere che chi compera certi giornali dovrebbe aspettarsi ciò che vi troverà scritto, in televisione, invece, la protervia di certi personaggi fa capolino dove meno te l’aspetteresti. E dunque non resta altra difesa che mandare un segnale spegnendo tempestivamente quei programmi. Tuttavia non farei di ogni erba un fascio, perché anche tra i personaggi radiofonici e televisivi che cercano di farci sorridere affrontando temi religiosi c’è chi lo fa con garbo e intelligenza e chi con cattiveria e grossolanità. Sulla violenza nelle scuole, rimando all’editoriale di Giulio Meazzini a pag. 11 del numero scorso. Fare squadra richiede sacrificio Due intere pagine su Città nuova n. 21/2006 dedicate con maxi foto al team della Ferrari e a Michael Schumacher mi sono sembrate sinceramente un po’ fuori luogo. Non pensate che il miliardario mondo della Formula uno, con tutto ciò che gli ruota attorno, debba essere, per una rivista come Città nuova, sottoposto a ben altre considerazioni?. Massimo De Carli – Roma È vero che il mondo della Formula uno, non diversamente da quello del calcio e di tanti altri pianeti inaccessibili alla gente comune, meritano anche altre considerazioni. Nella fattispecie tuttavia, il paginone dedicato alla squadra della Ferrari da lei incriminato sottolinea nella foto e nel testo un fatto inoppugnabile, quello cioè di una grande capacità di fare squadra – il che comporta dedizione e sacrificio – da cui in gran parte dipende il successo dei campioni. E ancora evidenzia che certi campioni sanno scendere dal piedistallo per riconoscere quanta parte del loro successo dipenda dai sacrifici altrui. Una presentazione originale di Igino Giordani Nel prossimo numero i lettori troveranno allegato alla nostra rivista un inserto – Fuoco vivo – dedicato a Igino Giordani, nostro indimenticabile direttore, per il quale la Chiesa ha avviato un processo di beatificazione. Sono previsti quattro allegati speciali l’anno. In essi troverete alcuni suoi brani fondamentali, notizie sulle numerose iniziative che s’ispirano alla sua figura, sulla sua presenza nella stima e nell’affetto di tanti nel mondo, sullo stato di avanzamento della causa di beatificazione, ed altro ancora che dimostra come, in un mondo che reclama testimoni e modelli, Giordani rappresenta la risposta a tante vocazioni religiose e civili. Convegni culturali per il 50° di Città nuova Siamo arrivati a Natale e il 50° sta per finire. E dopo? Dopo comincerà il 51°. Sono tanti a dirlo e le occasioni di incontro, infatti, continuano. Anzi, in varie parti si stanno adoperando affinché, sotto l’egida di Città nuova, si aprano spazi dove si dialoga, si ascolta, si progetta. Così è stato, ad esempio, a Pian Paradiso, nel Lazio, alle pendici del Soratte. Immerso nel bosco illuminato da un autunno infuocato, quel Centro Mariapoli ha ospitato l’11 novembre una cinquantina di impegnati nel sociale. L’interesse e lo scambio incalzante di opinioni e di esperienze hanno fatto intravedere una lunga strada da percorrere insieme, in cui vale la pena esserci in prima persona, anche con Città nuova. Latina, 28 novembre. In concomitanza con il viaggio del Santo Padre in Turchia, un appuntamento da non perdere: la presentazione delle Lettere dalla Turchia (ed. Città Nuova) di don Andrea Santoro. Una vita spesa perché le ragioni del dialogo e della conoscenza reciproca prevalgano. A costo del sacrificio di sé. Una serata di intensa spiritualità e grande concretezza, dove tutto ha contribuito, anche la musica turca eseguita con maestria, a produrre cultura, quella cultura del dialogo di cui don Andrea è stato testimone fino al martirio. La sorella Maddalena e lo zio, un giovane parrocchiano del sacerdote ucciso e la comunità di Latina sono stati i protagonisti dell’incontro insieme a Città nuova, editrice e rivista. Perché la preghiera si trasformasse in azione. Da quel momento.