La posta del direttore
È mancato un saluto per chi ci ha governato Caro direttore, voglia gradire i complimenti ed il mio ringraziamento per la sua bella rivista, che ricevo da quando la dirigeva Igino, mio padre. È un periodico che è andato sempre più migliorando, fino a raggiungere gli attuali fascinosi profili. Non le nascondo, peraltro, che personalmente non sempre sono in linea con i profili che si ottengono leggendo le escursioni dedicate alla politica nazionale. Di recente ho notato l’esuberanza di omaggi, in copertina e non solo, al passato ed al nuovo presidente della Repubblica. Non ho letto però un solo saluto agli uomini che ci hanno, sia pure insufficientemente, governato per un intero quinquennio, conservando universalmente liberi tutti gli italiani e comunque inalterata la stima di almeno il cinquanta per cento di essi. Mario Giordani Non è stato facile, nella bagarre scatenata in vista delle elezioni, e partita con molto anticipo, governare una rotta palesemente imparziale fra gli schieramenti, anche se si è cercato di apprezzare ogni apporto positivo, da qualunque parte arrivasse, dando voce ai due fronti. Più difficile ancora nascondere le simpatie di chi scrive, come le mie – che confesso – per il presidente Ciampi. Verso il nuovo presidente non poteva mancare un’apertura di credito. Per il resto abbiamo cercato di valutare di volta in volta i fatti e ci ripromettiamo di potere agire nello stesso modo verso il nuovo governo. Grazie sentite per gli apprezzamenti e ancor più per averci confidato il suo pensiero. Bene Altiero Spinelli, ma anche gli altri europeisti Ho letto con vivo interesse, condividendone integralmente i contenuti, l’articolo di Antonio Maria Baggio La Bibbia civile degli Italiani. Vi sono valori sui quali si fonda la nostra democrazia che non possono e non devono ritenersi appannaggio esclusivo di una parte politica. Purtroppo, temo che l’attuale maggioranza elettorale intenda favorire la costruzione di un mito politico diretto a rappresentare che la Verità si trova da una sola parte e non possa essere piuttosto condivisa da tutte quelle forze politiche che hanno riconosciuto nei valori della nostra Carta Costituzionale il fondamento della vita democratica del nostro paese. Come giovane europeista degli anni Ottanta, non posso nascondere la viva commozione provata nel sentire una così ampia risonanza mediatica nel ricordo di Altiero Spinelli. Tuttavia temo che, volendo contrapporre alla politica estera presuntivamente atlantista degli ultimi cinque anni (quella seguita dal governo Berlusconi) la politica europeista di una parte degli italiani legati in vario modo alla sinistra (ed al vecchio Pci), il presidente della Repubblica abbia finito per manipolare una realtà diversa. Basti ricordare il sospetto e la dura critica che le forze politiche di sinistra hanno sempre manifestato verso il processo di integrazione dei paesi europei. Non è corretto dare un giudizio sull’operato del presidente della Repubblica all’inizio del suo mandato. Auspico che, se intende divenire il presidente di tutti gli italiani, ricordi nelle prossime manifestazioni pubbliche tutti gli europeisti italiani a qualunque credo politico abbiano appartenuto (Luigi Eìnaudi, Alcide De Gasperi, Gaetano Martino per citarne alcuni). Gabriele Spagnolo Come lei stesso ammette, non è corretto dare un giudizio dopo la prima uscita pubblica del presidente Napolitano. Le sue attese di riconoscimenti estesi a tutti gli europeisti italiani sono comunque legittime. Aspettiamo dunque di trovare un riscontro positivo ad esse, non appena se ne presenterà l’occasione. Quell’inno nazionale che non piace Prendo spunto dalla lettera del signor Carlo Vetrano, riportata sul n. 5, riguardo all’inno nazionale. Non ritengo che esso esprima i sentimenti di tutti gli italiani: sicuramente, non i miei. È innegabile che sono italiano: triestino di nascita e pugliese da parte dei genitori, oltre alle innumerevoli generazioni prima di loro. Però – a mio parere – questo fatto è puramente accidentale. Tra i miliardi di altre possibilità di nascere, mi è stata offerta solo questa: non me la sono scelta. Come pure gli altri miliardi di esseri umani di tutto il mondo: non se la sono scelta! Non è un vanto; non è una colpa. Presumere che tutto un popolo debba identificarsi nel pensiero di chi ha composto l’inno – a mio parere – è una forzatura. Oltre a tutto il resto dell’inno, dal tono marziale, che ritengo essere alquanto discutibile: è mai possibile che Dio abbia volutamente creato un popolo schiavo di un altro popolo? Ovvero, di quale dio parla il signor Mameli? In una società, ormai indiscutibilmente italiana, che è cambiata rispetto al tempo della lotta per l’indipendenza e le altre guerre; ed in un mondo che ancora cambia e cambierà, i valori attorno ai quali unirsi con un inno potrebbero essere altri?. Domenico Zippo – Trieste È vero, quell’inno nazionale non piace. Se ne è discusso a lungo e ancora se ne parlerà. È retorico e musicalmente bruttino. Ma ha accompagnato la storia della nostra unità nazionale che per gli italiani ha significato indipendenza e libertà, col sacrificio di molte vite. Anche se oggi vogliamo guardare più lontano e cioè verso l’unità dell’Europa e poi del mondo, non possiamo disprezzare questa tappa, pur con tutti i risvolti che oggi suonano retorici e anacronistici. Penso che il suo superamento avverrà quando l’unità dell’Europa sarà vissuta profondamente come un fatto di popolo e non soltanto di governi. Ma non sarà senza pagare un prezzo. Allora anche l’inno di Mameli forse verrà ascoltato con simpatia, come oggi si ascoltano le note delle chiarine che ricordano le glorie, ma anche le contese comunali. Il rimedio è nell’alternanza Quando nel 1976 raggiunse il 33,4 per cento dei voti, il Pci ebbe in premio la presidenza della Camera. Ora che esso è diviso in tre partiti (la cui somma rimane comunque ben al di sotto di quel record), ha avuto sia la Camera che la presidenza della repubblica. C’è qualcosa che non va. Luigi Fressoia – Perugia Dipende dai punti di vista. Chi più soffre di questa penalizzazione, di fatto ne ha creato le premesse pensando di trarre vantaggio da quelle leggi che invece oggi premiano la sua controparte. Ma i paragoni reggono sempre fino a un certo punto. Non si possono assimilare gli attuali eredi del Pci a ciò che furono nel dopoguerra. E anche i sopravvissuti di quella generazione, come lo stesso presidente Napolitano, hanno camminato molto per allontanarsi da quel binario. Se l’auspicata alternanza sarà davvero possibile, ne godremo i frutti. Ma occorre abbandonare quella conflittualità esasperata che ancora affligge i due schieramenti. Convegni culturali per il 50° di Città nuova? Il lavoro e la festa è il titolo del convegno nazionale che si terrà a Rimini in giugno. È promosso dalla Chiesa italiana in collaborazione con la diocesi di Rimini quale tappa di avvicinamento al 4° Convegno ecclesiale nazionale di Verona del prossimo ottobre. Tra i relatori, il prof. Luigino Bruni e il dott. Alberto Frassineti del Polo imprenditoriale di Loppiano. Nella serata del 23 giugno il musical del Gen Verde. Città nuova, editrice e rivista, sarà presente nello stand dell’Economia di Comunione. 22-25 giugno: Rimini Parco Fellini – Marina Centro Il lavoro e la festa Riflessioni a tema, preghiera, festa e spettacolo caratterizzeranno l’evento. Info: www.lavorofesta.diocesi.rimini.it Nell’ambito della 34° edizione del Torneo internazionale di pallamano Interamnia World Cup (vedi articolo a pagina 22) che si svolgerà a Teramo dal 4 all’11 luglio, si terrà il convegno Una cultura della sconfitta per una cultura della vittoria. Sport e comunicazione. Insieme a Paolo Crepaz, coordinatore di Sportmeet a livello internazionale e nostro redattore, interverranno il giornalista e scrittore Sergio Zavoli e Giuseppe Sorgi, docente universitario. Tra le manifestazioni in programma una mostra di Città nuova con le sue edizioni nel mondo che, insieme a Sportmeet e ai Giovani per un mondo unito, offrirà un punto di riferimento, di contatto e di scambio tra le varie culture. Da segnalare lo spettacolo del Gen Rosso in piazza nella serata del 7 luglio. 8 luglio: Teramo Sala polifunzionale della Provincia di Teramo – ore 16.00 Una cultura della sconfitta per una cultura della vittoria. Sport e comunicazione. Info: Angelo Salvatorelli email: salvang@tin.it Luisa Campanelli tel. 333/4234055