La Posada e il senso del cammino
Da trecento anni in Messico si ripete il rito della "posada": con la sacra Famiglia che cerca un alloggio dove far nascere Gesù. Parallelismi con la vita reale del paese, dal nostro corrispondente.
In nome del cielo,
un alloggio vi chiedo,
non può più seguitare
la sposa mia amata.
Così ogni sera canta Giuseppe, dopo aver bussato ad una porta di casa. Con lui Maria, silenziosa, seduta su un asinello. Attorno una folla festosa con candele, il “farolito”, accompagna il canto con strumenti. I bambini sono eccitatissimi. Da trecento anni il rito della “Posada” (la dimora) si ripete durante il tempo della novena di Natale in tutto il Messico e nel Sud degli Stati Uniti.
Qui non c’è posto,
andate avanti,
e non fate i furbi,
non possiamo aprire
si sente rispondere da dentro la casa. I due pellegrini riprendono il cammino, accompagnati dai loro vicini. Un’altra porta, un’altra richiesta, un altro rifiuto. La processione passa oltre la seconda casa…
Sono stati i Francescani a riproporre la scena della Famiglia di Nazareth in arrivo a Batlemme per il censimento, per coinvolgere gli indigeni in una catechesi attiva. Per giorni, a San Antonio in Texas, i giovani e i ragazzi si sono preparati a ripetere questo rito tradizionale per mantenere vivo il ricordo della nascita di Gesù.
Le parole sono sempre le stesse, di anno in anno, di luogo in luogo, e intoccabile è la musica. Ma adesso che mi trovo al confine tra il Messico e gli Stati Uniti, le parole di sempre mi sembrano più attuali di mai. La scena accaduta a Betlemme duemila anni fa, qui si ripete ogni giorno. Ogni giorno centinaia di persone povere cercano di entrare, dal Sud America, nel Paese dei sogni, nella speranza di lasciare alle spalle violenza e fame, e di trovare la possibilità di una vita almeno umana. E ogni giorno tanti sono rifiutati, rigettati indietro, imprigionati.
Siamo alla terza casa, alla terza richiesta della “posada”:
Un tetto le chiedo
padrone di casa gentile,
lo sa che la madre
sarà regina del cielo?
Da dentro la casa il canto risponde:
Se regina davvero
perché, posso chieder,
e proprio di notte
s’aggira soletta?
La risposta non si fa attendere:
Mi chiamo Giuseppe
e mia sposa è Maria,
ormai sarà madre
del Verbo Divino.
Ora è tutta la gente che invita Giuseppe e Maria a entrare:
L’alloggio vi dono
Santi Pellegrini
e scusa vi chiedo
se non v’ho riconosciuto.
La casa si apre d’incanto e i due pellegrini, con quanti li hanno accompagnati per strada, entrano con canti di gioia, si inginocchiano davanti al presepe lì preparato e pregano insieme il rosario. Poi la festa, con la pignatta dalla quale i dolci si spandono per la stanza.
Anche quest’ultima scena della “posada” – la casa che si apre per accogliere chi è in cerca di alloggio – si attualizza nella società americana di oggi. È vero che tanti illegali vengono rigettati, ma è anche vero che basta dichiarare una qualsiasi residenza perché le porte delle scuole si aprano ai ragazzi dei profughi e quelle del mondo del lavoro agli adulti. Le contraddizioni di sempre coesistono nella società di oggi, capace di rifiuto e di accoglienza, di bene e di male.
Un ascolto attento e sincero può farci aprire la porte ed accogliere… chissà, la regina del cielo!