La pornografia
«I miei amici ritengono la pornografia una cosa normale fra giovani e adolescenti. Eppure, quando vedo un film pornografico, dopo un po’ mi sento triste e mi sembra che l’amore sia tutt’altro».
Davide - Milano
La società dei mass-media contemporanea, insieme a molti aspetti positivi, ci presenta un pluralismo informativo che spesso è solo confusione e imbroglio. Mi riferisco in modo particolare a come viene presentato il mondo affettivo e sentimentale della persona nei talk-show televisivi o nei numerosi programmi destinati ai giovani e agli adolescenti.
La punta più estrema di questa confusione è caratterizzata dalla pornografia e da tutte quelle trasmissioni che si basano sulla spettacolarizzazione emotiva, che attirano molti telespettatori, lasciandoli delusi, tristi e morbosamente dipendenti.
Infatti, quando una persona si trova davanti alla tv, ad Internet o ad un film, succede che spesso si immedesima nelle situazioni e nei personaggi, con un forte coinvolgimento emotivo. Ora, le emozioni hanno la forza di attirare la persona e di renderla dipendente, quando non sono guidate da un fondamento vero e critico.
Inoltre, le emozioni, se sono fini a sé stesse, e non sono invece l’espressione di tutta la persona, lasciano vuoto e delusione. Questo perché esse dovrebbero essere un tutt’uno con la persona e con i suoi comportamenti. Così nella pornografia i corpi nudi che si vedono non si stanno amando, ma “fanno sesso”, spezzando il corpo dal resto della persona.
Ci sono alcune verità fondamentali presenti in ogni persona sin dalla nascita, fra le quali: il corpo manifesta tutta la persona (e nella pornografia ciò non avviene), il vero porta gioia e il falso porta tristezza.
Ecco perché c’è una profonda differenza fra due persone che “fanno sesso” in un film pornografico e due persone sposate magari da molti anni che si amano. Nel primo caso, noi chiamiamo morbosità quello che fanno (perché è falso), nel secondo caso la chiamiamo intimità (perché è vero).