La politica e le Ong, ripartire con un dialogo rispettoso e sincero
Come non essere stupiti ed amareggiati riguardo agli avvenimenti riportati dalle cronache relativamente allo scandalo che ha scoperchiato avidità ed ipocrisie in seno al Parlamento europeo, al cui interno alcuni autorevoli membri hanno maliziosamente influito per orientare importanti decisioni in contrasto con la salvaguardia e l’applicazione dei principi sui diritti umani?
Già da soli questi fatti sono di notevole gravità perché gettano discredito sulla credibilità e sulla imparzialità delle istituzioni comunitarie riguardo alla difesa e promozione dei diritti umani, sempre più “aggrediti” da opachi interessi finanziari e rivalità per il controllo di risorse naturali strategiche.
Ciò che aggrava ancor di più questi spregevoli comportamenti è che ci si è fatto scudo di alcune Ong appositamente costituite con finalità di apparente difesa di tali diritti, ma di fatto usate come ingannevole strumento per dare legittimità morale a decisioni politiche che in realtà ne erano del tutto prive.
Ecco che pertanto questo uso del tutto strumentale ed ingannevole delle Ong si salda con le ricorrenti accuse che in Italia ormai da tempo una rumorosa parte della classe politica addebita loro indistintamente di complicità con i trafficanti di esseri umani e di incentivare i pericolosi viaggi in mare, il tutto con ampia risonanza sui nostri principali organi di stampa.
Ma cosa sono le Ong, protagoniste involontarie di questa triste situazione? Di per sé le Organizzazioni non governative non hanno una loro specifica forma giuridica, e in Italia vengono disciplinate dalla più generale normativa sulle associazioni, ONLUS ed ora ETS.
Solamente le diverse leggi italiane sulla cooperazione internazionale le citano esplicitamente, per ultimo nella categoria delle OSC (Organizzazioni della Società Civile), ma comunque sempre sulla base dei presupposti legislativi di cui sopra.
Riguardo al significato del nome, è evidente che limitare la loro natura nel “non essere governative” è una definizione del tutto incompleta ed estremamente generale; di fatto, l’uso comune di questa definizione per le Ong risale agli anni ’70 con la loro comparsa come autorevoli protagoniste sulla scena della cooperazione internazionale allo sviluppo, fino ad allora ritenuta esclusiva responsabilità e capacità delle Organizzazioni Internazionali; quindi il “non governativo” voleva significare una natura ed un desiderio di espressione diretta dell’opinione pubblica, quella che oggi si chiama società civile.
Al di là della sigla con la quale la si potrà definire, una genuina Ong dovrebbe per lo meno aggiungere “di sviluppo” per significare il suo vero scopo ed impegno, e soprattutto avere una base autenticamente radicata nel contesto sociale di riferimento, con comportamenti trasparenti ed organi di garanzia rispetto ai valori fondativi, operando con professionalità e mettendosi in rete con sincero spirito di partenariato.
Con tutto ciò, siamo ben consapevoli che la comunità delle Ong di sviluppo non è esente da difetti e limiti, ma la grandissima parte di coloro che la compongono agiscono con spirito di autentica abnegazione umanitaria, volontà di agire per il Bene Comune, professionalità per conoscere sempre di più le cause della ineguale distribuzione dei beni che genera miseria e sfruttamento dei più poveri, ed agire per rimuoverle in modo pacifico e solidale.
Per questo, vederle bersaglio di accuse pretestuose ed infamanti –peraltro mai confermate da sentenze della magistratura– o strumentalizzate per squallide finalità, si somma con gli altri preoccupanti segni di grave decadimento della nostra vita sociale e democratica, pericolosamente insidiata dal mescolare mezze verità ed omissioni informative che amplificate dai canali sociali polarizzano all’estremo le nostre società ed impediscono una conoscenza ragionata e critica dei fenomeni sociali e politici.
Ci auguriamo che la immane tragedia che ha colpito le popolazioni della Turchia e della Siria, per la quale dalla società civile si sono mobilitate risorse ed energie a tutti i livelli, ed ovviamente anche dalla comunità delle Ong, sia l’opportunità per un rinnovato dialogo e collaborazione con le istituzioni nel rispetto delle funzioni e secondo un genuino principio di sussidiarietà.
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