La politica entra a Venezia

Al Lido non mancano registi che toccano temi controversi del panorama politico. Su tutti, Oliver Stone e Michael Moore. Presente anche il presidente venezuelano Chavez.

Inevitabile. Qui alla Mostra d’arte non passano solo film pensosi, visionari o drammatici, ma anche lavori che suscitano discussioni e perché no?, polemiche. Mi riferisco a Francesca del rumeno Bobby Paunescu, che è stato addirittura ritirato dalla mostra. Sarebbe colpevole di espressioni indigeste agli italiani in genere e al sindaco veronese in particolare. Come spesso, tanto rumore per molto poco. È vero che gli italiani sono presentati anche nei loro aspetti meno edificanti, ma prendersela con un film, tutto sommato semplice e dignitoso – dimenticando che siamo un popolo di “emigratori” –, è troppo. La storia della maestra che vuol venire in Italia è verisimile con tutte le difficoltà anche pesanti che gli immigrati trovano da noi. Forse il film dà fastidio perché una volta tanto presenta le cose dall’occhio dei rumeni e non dal nostro, capace ancora di uno strisciante razzismo?

È poi ancora la volta degli Usa, con South of the Border di Oliver Stone e Capitalism: A Love Story di Michael Moore. Stone è andato a trovare il presidente Chavez, con il suo sogno panamericano e, forse senza volerlo, ha finito per farne un’agiografia. Come a dire che basta essere, almeno a parole, rivoluzionari per venire presentati come personalità eccezionali. Insomma, Stone dà l’impressione di avere esagerato non poco…: non ha accolto entusiasmi eccessivi.

Quanto a Moore, provocatorio e logorroico come sempre (ben due ore di interviste, commenti, musiche dinamiche e ritmi frenetici…), ha sempre il coraggio di dire qualcosa di nuovo, o meglio di fare apparire una novità cose che tutti sanno o dovrebbero sapere. Ossia che l’anima del capitalismo è il denaro e il potere che esso offre a chi gli si fa schiavo (il film apre con un interessante confronto tra l’impero romano e le cause della sua decadenza e il sistema capitalistico americano…). Risultato: anche Obama è stato “lanciato” da Wall Street, lo sapevate? E lo sapevate che Reagan era stato sponsorizzato dalle super banche americane che lo trattavano come un manichino (vedi alcune scene tragicomiche in pubblico…)? Potremmo continuare, ma ci fermiamo qui. Moore piace al pubblico (e a certa stampa); è ruvido, chiacchierone, ma dice anche cose di una terribile serietà. Verso che mondo stiamo andando? La risposta spetta al pubblico.

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