La Pira e la povertà oggi

Un affollato e partecipato convegno a Firenze, proprio mentre in Parlamento si discute la riforma in materia di lavoro e disoccupazione. Prodi, Cornia, Basile, Impagliazzo e Pistelli tra i relatori. Una città che non difende diritti dei poveri è una città senza legge. Le parole di mons. Perego, direttore della Fondazione Migrantes. La mostra su: le pietre del dialogo
La Pira

«Una giornata con invitati d’eccezione per esperienza e competenze per riflettere su problematiche attualissime come disoccupazione e immigrazione, che coinvolgono oggi gli stessi giovani italiani costituendo un’emorragia drammatica; per riflettere sulle povertà globali con la misura che La Pira ci ha insegnato: affrontare i bisogni nella complessità delle dinamiche internazionali a partire dalle necessità degli ultimi. Ecco perché quello del 5 Novembre è un invito a Palazzo Vecchio rivolto dai poveri».

Con queste parole il vicepresidente della Fondazione La Pira, Giulio Conticelli, aveva invitato la cittadinanza al convegno intitolato La questione lapiriana: la povertà oggi. Dalla povertà allo sviluppo e all'eguaglianza, svoltosi lo scorso 5 Novembre a Firenze in occasione del 37° anniversario della morte del Professore, il quale già nell’Ottobre del ’46 parlò di diritto al lavoro e di una forma di assistenza da parte dello stato nei confronti di chi si fosse ritrovato disoccupato.

Un principio intuito dalle forze rappresentate alla Costituente, su cui è auspicabile si strutturi anche la riforma in materia di lavoro e disoccupazione attualmente in discussione in Parlamento. Forse per il fulgido esempio del “Sindaco santo” ancora forte nella memoria di Firenze, forse per il richiamo degli illustri relatori intervenuti, lo scorso 5 novembre ilSalone dei Cinquecento di Palazzo Vecchiosi presentava gremito in ogni ordine di posti.

«Assicurare il sostegno della comunità a chi resta senza lavoro significa non solo guardare ai poveri ma agire secondo la consapevolezza profonda che una città che non difende diritti dei poveri è una città senza legge» ha aperto il convegno Conticelli.

A scandire la mattinata, passando in rassegna dati e contesti di continente per continente, gli interventi di Romano Prodi, Giovanni Andrea Cornia, Elisabetta Basile, Marco Impagliazzo e le conclusioni del vice ministro agli Esteri e cooperazione Lapo Pistelli.

Nel pomeriggio la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze ha inaugurato la mostra intitolata La Pira, l'Europa dei popoli e il mondo: le pietre del dialogo. Realizzata in collaborazione con l'Istituto Universitario Europeo in occasione dell’inizio della presidenza Italiana dell'Unione Europea, l’esposizione vuole proporre il messaggio all’Europa dei popoli di La Pira quale saldo fondamento delle istituzioni comunitarie nell’attuale contesto di globalizzazione, valorizzando in particolare le istituzioni europee per le quali il Professore offrì un contributo determinante, in particolare per la fondazione dell’Istituto Universitario Europeo stesso a Firenze.

La giornata si è conclusa con la celebrazione della Santa Messa delle ore 18 presieduta da Mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei, nella Basilica di San Marco. A 80 anni dalla creazione da parte di La Pira della Messa del povero a san Procolo, la presenza del direttore della Fondazione Migrantes, impegnata nell’attenzione continua al tema dell’immigrazione, ha voluto esprimere da parte della Fondazione La Pira un significativo gesto di attenzione al dramma spesso dimenticato dei migranti che attraverso il Mediterraneo giungono sulle coste siciliane, tra le quali proprio Pozzallo, città natale del Professore.

«Cosa direbbe oggi La Pira di fronte ai 150.000 siriani, eritrei, palestinesi, somali, ghanesi, nigeriani, e di altre nazionalità, 23.000 die quali minori, 12.000 minori senza famiglia che hanno attraversato il Mediterraneo in fuga da guerre e dittature e sono arrivati prima sulle coste della Sicilia, anche sulle coste della sua Pozzallo? – ha incalzato nell’omelia Don Perego –. Inviterebbe a un supplemento di gratitudine eucaristica, di fraternità o ad alzare muri e chiudere le porte delle città? Cosa penserebbe guardando a un Mediterraneo che da strada di dialogo, “ponte tra Oriente ed Occidente” è diventato, per parafrasare il titolo di un’opera di Bernanos, “un cimitero sotto la luna”, con oltre 3 mila morti nel 2014 e Dio solo sa quanti morti nel 2015, con l’indebolimento di un accompagnamento dei migranti in mare? Come Papa Francesco, La Pira ci ricorderebbe che questi nostri fratelli e queste nostre sorelle migranti sono “la carne di Cristo”».

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