La piccola Sara e Mamma Morena

Un filo d’oro lega la sorprendente vicenda di una bambina italiana, sara,  ad un veneratissimo santuario mariano in Bolivia dedicato ad una "mamma Morena".

3812 metri sopra il livello del mare ne fanno il lago navigabile più alto del mondo. È il Titicaca, 8.330 chilometri quadrati di acqua trasparente tra Perù e Bolivia. Malgrado la distanza, la purezza eccezionale dell’aria rende ben visibili, da una sponda all’altra, le montagne innevate che si innervano nella Cordigliera andina. Spettacolare è la visuale di questa immensa massa d’acqua dall’insenatura di Copacabana, piccolo comune boliviano situato quasi al confine col Perù, a 3.841 metri di altitudine. La sua fondazione è fatta risalire alla dominazione inca che, dopo aver soppiantato quella precedente degli aymara nel XIII secolo d. C., dovette a sua volta cedere il passo ai conquistadores spagnoli nel 1534.

Principale edificio sacro di Copacabana, eretto nel 1580 su un preesistente tempio della fertilità, è il santuario di Nostra Signora della Candelaria, uno dei più antichi del continente latino-americano, meta annuale di grandi folle di pellegrini specialmente il 2 febbraio e il 5 agosto. A scolpire la statua lignea di culto fu il giovane Francisco Tito Yupanqui, al quale, secondo la tradizione, era apparsa la Madonna col Bambino: scura di carnagione, aveva tratti tipicamente indigeni; e tale la riprodusse questo discendente degli inca Huayna Cápac, per cui l’effigie è nota anche come la “Virgen Morena”.

Tre volte l’anno essa viene rivestita con ricchi abiti procurati dai fedeli e sempre diversi (ce n’è una scorta fino al 2050). Nel 1925 papa Pio XI dichiarò la Vergine della Candelaria regina della Bolivia e delle Ande e dal 2017 una sua immagine a mosaico esiste anche nei Giardini Vaticani. Quanto a Francisco, morto santamente nel 1616 a Cuzco, allora in Perù, è in corso il suo processo di beatificazione. Se esso avrà esito positivo, questo indio nato nel XVI secolo diventerà il primo beato boliviano.

Un filo d’oro lega questa Madonna ad una normalissima famiglia italiana diventata protagonista di una vicenda sconvolgente, ora raccontata da Enrico G.G. Solinas in un libro-testimonianza edito da Messaggero Padova: La storia della piccola Sara Mariucci e di Mamma Morena.

Nel settembre del 2006, giungevano pellegrini al santuario di Copacabana i coniugi Anna Armentano e Michele Mariucci, lei calabrese di un paesino alle pendici del Pollino, lui originario di Gubbio. Mai, prima di allora, la giovane coppia aveva sentito parlare della Vergine della Candelaria e della sua venerazione in tutta l’America Latina. A decidere la partenza era stata la morte improvvisa, il 5 agosto, della figlioletta Sara di tre anni e mezzo, una bambina affettuosa e solare, uccisa da una scarica elettrica mentre giocava a Villapiana (Cosenza), dove con i suoi trascorreva le vacanze.

La sera precedente, prima di addormentarsi, c’era stato tra lei e la mamma uno strano colloquio che aveva impensierito Anna. «Quando ero piccola piccola, ero in un posto lontano lontano, meraviglioso, su una nuvoletta». La mamma: «E con chi eri?». «Con Mamma Morena». «E chi è Mamma Morena?». Sara: «L’altra mia Mamma». Anna: «Ma com’è questa Mamma Morena?». «È buonissima». Anna, un po’ infastidita: «Più buona di mamma Anna?». La piccola, decisa: «Sì!». Nuova domanda della madre: «Davvero? Sei sicura?». «Sì!». Al che Anna: «E di che colore ha i capelli?». «Blu». «E gli occhi?». «Castani come i miei». Ultima domanda della madre, seguita dalla risposta decisa e spiazzante della figlia: «Ma lasceresti mamma Anna per andare con mamma Morena?». «Sìììì!».

L’indomani la tragica morte della piccola gettava nella disperazione i genitori, le famiglie dei nonni materni e paterni, gli zii, e nello sconcerto amici e conoscenti. Tante le domande sulle circostanze che l’avevano preceduta, ma una su tutte predominava: chi era questa Mamma Morena? Una ricerca Internet svelò il mistero, riportando la storia del santuario boliviano e la coincidenza che Sara era morta il 5 agosto, giorno della festa della Virgen Morena, nella quale la statua era stata rivestita di un abito e un velo blu, che la bambina aveva scambiato per i capelli. Non ci voleva altro perché i genitori esterrefatti decidessero di intraprendere quel viaggio nella lontana Bolivia.

Tanti i particolari sorprendenti emersi dalla storia della piccola Sara, e non solo quelli riguardanti la sua relazione particolare con la Madonna patrona di quella nazione. Molti sono raccontati nel libro di Solinas, insieme alle testimonianze di ciascuno dei parenti e del vescovo di allora, Mario Ceccobelli, al quale si deve anche l’iniziativa di traslare la salma della piccola dal cimitero di San Martino in Colle (Perugia) nella chiesa parrocchiale, dato l’afflusso crescente, davanti alla sua tomba, di persone che attribuivano a lei grazie spirituali e di guarigione.

Dei vari episodi inspiegabili, interpretati come “segni” di Sara fattasi tramite tra Cielo e terra, riporto solo uno al quale era presente lo stesso vescovo dopo una messa celebrata a San Martino in suffragio di alcuni bambini defunti: «Un gruppo di genitori ha lanciato tantissimi palloncini tutti colorati che sono volati in cielo. Uno però, l’unico di colore bianco, si è improvvisamente fermato a una certa altezza, poi è lentamente disceso, si è avvicinato alla statua della Madonna posta poco fuori la chiesa e infine si è spostato vicino a un ulivo caro alla piccola Sara. E lì è rimasto sospeso in aria per circa tre giorni. Qualcuno, tra quei genitori, ha gridato “È la piccola Sara, è la piccola Sara”, con tutta la gente incredula per quanto aveva visto».

 

 

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