La piccola Roma
Tra le attuali Nocera Superiore e Inferiore, rimangono le tracce di Nuceria Alfaterna, tra i centri più importanti della Campania antica.
“Urbula” veniva chiama al tempo del suo massimo splendore: piccola Roma. Tanto vasto era il suo impianto urbanistico (120 ettari, il doppio di Pompei) e splendidi i suoi edifici pubblici. Ma il suo vero nome era Nuceria Alfaterna, le cui vestigia tuttora cospicue e continuamente affioranti vanno rintracciate entro i territori comunali delle due attuali Nocere, la Superiore e l’Inferiore.
Tra i centri più importanti della Campania antica, fu fondata tra il VII e VI sec. a.C. da coloni etruschi, ma il suo territorio presenta tracce di vita fin dalla protostoria: è dunque un raro esempio di ininterrotto insediamento umano dalle età più remote fino ad oggi. Etruschi, greci e italici convissero a confronto dentro la sua poderosa cerchia muraria, la quale però non le risparmiò la distruzione da parte di Annibale all’epoca della seconda guerra punica (216 a.C). Riedificata dai romani, conobbe altre distruzioni, sia da parte degli uomini (Silla, nell’89 a.C.) che della natura (il terremoto del 62 e soprattutto l’eruzione vesuviana del 79 d.C.). Nell’intervallo tra esse, visse il periodo di massimo benessere e splendore cui prima accennavo.
È curioso, ma della storia millenaria di Nocera ci resta vivo e palpitante, forse perché richiama altri episodi di intolleranza odierni, soprattutto un fatto di "cronaca nera" fissato (quasi un’istantanea!) su un affresco a Pompei: ed è la rissa che scoppiò tra nocerini e pompeiani in occasione dei "ludi" tenutisi nel 59 d.C. nell’anfiteatro della cittadina vesuviana, rissa che provocò centinaia di morti e feriti, con la conseguente soppressione per dieci anni degli spettacoli a Pompei.
Ed ora? Tracce illustri del suo passato sono soprattutto il teatro ellenistico, il più vasto della Campania classica, le mura, l’anfiteatro, il battistero paleocristiano di Santa Maria Maggiore, della seconda metà del VI secolo (la cui vasca battesimale è la più grande in Italia dopo quella di San Giovanni in Laterano); nonché altri monumenti medievali e di epoche successive che, caso più unico che raro, non sono andati stratificandosi nei secoli dal basso verso l’alto, ma orizzontal-mente, senza sovrapporsi. Ce ne sarebbe di che istituire un parco archeologico fuori del comune, sottraendo così alla speculazione edilizia la testimonianza irripetibile di una città rimasta sempre viva nell’arco di 2000 anni; e difatti è quanto si propone il comitato per la salvezza dell’antica Nocera, costituitesi di recente: ne fanno parte uomini di cultura, politici, imprenditori e cittadini di ogni tendenza e fede, uniti nella realizzazione di un progetto – mi spiega il presidente del locale Archeoclub, Antonio Pecoraro – «capace di offrire alla collettività nazionale un bene culturale di inestimabile valore e ai nocerini tutti la possibilità di raddrizzare la propria economia e sottrarla ad ogni ipoteca camorristica, mediante l’avvio di un turismo archeologico e storico che, valorizzando risorse già presenti in sito, potrà essere d’esempio all’intero Mezzogiorno». Ce lo auguriamo anche noi. Nocera merita tutto questo.