La piccola Favour ha trovato casa
Favour – il nome significa "favorita, privilegiata" – è la piccola nigeriana di nove mesi giunta sull'isola di Lampedusa sana e salva al termine di una traversata disperata costata la vita a cinque persone, tra le quali anche la madre, morta ustionata con un’altra creatura in grembo. Era il 25 maggio scorso. Il primo a prendersi cura di lei è stato Pietro Bartolo, il responsabile del poliambulatorio di Lampedusa, che da vent'anni rappresenta il primo volto di conforto per i migranti che approdano nell’isola siciliana. «Ho portato la bimba nel poliambulatorio – racconta Bartolo –, era disidrata e un po’ raffreddata. Ma era serena, e in buone mani». Questo “medico degli ultimi” è lo stesso uscito dall’anonimato pubblico grazie al film di Gianfranco Rosi, Fuocoammare, vincitore dell'Orso d'oro a Berlino: un film-documentario, nato dalla descrizione drammaticamente fedele di una realtà che s’impone con una forza che va al di là dell’immaginazione.
Le immagini della piccola Favour in braccio al dottor Bartolo hanno commosso l’Italia e fatto il giro del mondo. Il medico è stato anche il primo a chiederne l'affidamento in attesa che venisse dichiarata adottabile, confidando: «Credo che affidarla a una famiglia possa aiutarla a sanare una ferita già grandissima. Io stesso se potessi la adotterei, anche se io e mia moglie siamo una coppia anziana». A ruota, poi, è stata un’autentica catena di solidarietà quella che ha investito la piccola, con una pioggia di dichiarazioni di disponibilità all’affido e all’adozione da tutta Italia, e con una incessante “processione” di abitanti di Lampedusa che portavano per lei pigiamini, vestiario e peluche.
Nelle more, Favour è stata, prima, temporaneamente accolta nelle strutture di Lampedusa destinate all'accoglienza di bambini tra gli 0 e i 6 anni, e poi trasferita a Palermo. Per le procedure di adozione sarà necessario verificare l'assenza di parenti che possano esercitare i loro legittimi diritti di riconoscimento, esaminando i documenti con cui viaggiava la madre e ascoltando le testimonianze dei compagni di viaggio. E quindi, per una adozione vera e propria, si prevedono tempi lunghi.
Ma il Tribunale per i minorenni di Palermo, nel giro di dieci giorni, è stato in grado di emanare un provvedimento di affido temporaneo a una coppia del capoluogo siciliano, previamente selezionata da giudici e psicologi.
Così, domenica scorsa, una nuova mamma e un nuovo papà (un professionista e la moglie, senza nomi, per la cronaca) hanno stretto fra le loro braccia la piccola Favour, che considerano «un dono del cielo». Da mesi erano in attesa di essere chiamati, essendosi impegnati ad accogliere, pronti a tutto, un bambino abbandonato o rimasto solo, senza preferenze, di età, di sesso, di nazionalità o colore della pelle. Il Tribunale per i minorenni ha affidato loro «per abbinamento» (come recitano le carte), proprio la piccola Favour. Sono consapevoli che si tratta di un affido a tempo e non di una adozione: sono solo “fostering parents”, e quindi vivono nella sospensione al solo pensiero, prima o poi, di un possibile distacco, pur se decisi al rispetto delle regole del diritto.
Ma non pensiamo al futuro. Nel momento presente Favour, in due giorni, s’è già ambientata, in una nuova casa, in una nuova famiglia: l’eccedenza d’affetto, di cure e di coccole di cui è fatta oggetto, speriamo possa aiutarla a cancellare dai suoi occhi (e dalla sua memoria), le immagini di quella tragedia nel Mediterraneo, molto più grande di lei, che ha drammaticamente vissuto.