La pedofilia è un crimine contro l’umanità

I dati di Meter Report 2013, l’osservatorio contro i crimini sulla pedo-pornografia online rivela l’uso del web sommerso per incentivare una cultura di sfruttamento a scopo sessuale dei minori. Preoccupa anche l’invio di video e immagini esplicite sui social network ad opera degli stessi adolescenti
Testimonial della campagna Unicef contro la violenza

Dai dati annuali sulla pedofilia resi noti dal Meter Report 2013, emerge un quadro a dir poco inquietante sulla reale portata del fenomeno. Il report è il risultato di un meticoloso ed infaticabile lavoro di monitoraggio della rete ad opera  dei volontari dell’associazione Meter Onlus di don Fortunato Di Noto in stretta collaborazione sia con la polizia postale e delle comunicazioni, che con l’Os.Mo.Co.P. (Osservatorio Mondiale contro la Pedofilia) che ha la funzione di monitorare la presenza di siti sospetti nella rete virtuale, recependo le segnalazioni  di tutti coloro che navigando su internet  si dovessero trovare alla presenza di pagine sulle quali la dignità del minore è lesa sotto ogni profilo.

L’attività svolta da Meter nel 2013 è significativa: 6.389 siti monitorati, 1.048 tra comunità on line e social network; 735 consulenze telefoniche, 107.781 segnalazioni nel periodo 2003-2013.

I dati che ne sono scaturiti sono altrettanto significativi. Si rileva innanzitutto la tendenza, da parte dei pedofili, ad utilizzare domini generici online per mantenere l’anonimato (82,15% delle segnalazioni), mentre molto bassa è la percentuale di domini specifici (9,78%). Le comunità pedofile sono presenti sui social network in misura pari al 7,99%. I social network costituiscono sempre più un’ottima piattaforma per la propaganda pedofila. I domini più utilizzati sono i .com (1.721, 55,23 del totale), .lix.in (1.094,33, 33,21 % del totale), .net (325), .org (70), .info (34), .onion (26), .biz (19), .tv (4).

La mancanza di localizzazione dell’area geografica dei domini non consente di individuare il Paese responsabile dell’autorizzazione per la navigazione su detti siti. Nonostante ciò  – precisa il Report – è stato possibile localizzare alcuni di questi siti principalmente in Russia.

Un fenomeno inquietante che emerge, inoltre dal Report, è il Deep Web (il Web sommerso). Mentre, infatti, rispetto al 2012, vi è stata una diminuzione del numero dei siti segnalati  (da 15.946 nel 2012 a 6.389 nel 2013), certamente a seguito dell’attività di controllo, che ha scoraggiato molti ad utilizzare la rete internet per lo scambio  e la diffusione di materiale pedopornografico, sembra invece essere notevolmente cresciuto il fenomeno del Deep Weeb: 56.357 i siti pedofili monitorati nel 2013. Segno evidente che è quest’ultima la nuova frontiera da contrastare, visto che rappresenta il posto ideale per tutti coloro che vogliono continuare indisturbati a scambiare e diffondere materiale pedopornografico.

Un ruolo importante nel campo della pedofilia, viene, altresì, assegnato dal Report ai social network, considerato che la facilità di accesso ad essi agevola il rapido scambio, all’interno dei gruppi virtuali, sia di foto e video, ma anche di pensieri e riflessioni che vanno ad alimentare il diffondersi della cultura pedofila. Tra tutti primeggia Facebook, seguito da Vkontakte e da Alfemminile.

Il Report, pone ovviamente l’attenzione sugli enormi rischi legati all’utilizzo della rete da parte dei bambini che vedono sempre più ridursi il tempo da dedicare ai giochi reali e che, ancor piccoli, si approcciano al mondo digitale senza averne ricevuto una adeguata educazione.

Altro dato interessante riguarda le aree geografiche dove il fenomeno della pedofilia è sempre più di rilievo. Nel 2013 guida la triste classifica, per la prima volta, l’Africa  con il 47,75 %, di temi che alimentano la rete pedopornografica virtuale,  segue Europa (42,28 %), Asia (14,89 %, Oceania (3,76 %) e America (3,32 %). Rimane stabile, invece, rispetto all’anno precedente, la percentuale di responsabilità di tutti i continenti nella diffusione della cultura pedofila attraverso la rete internet (32,01 %).

L’osservazione dei domini della rete per la diffusione di materiale a contenuto pedopornografico vede in prima fila la Libia e la Russia. In Asia primeggia l’India, seguita dal Giappone, dalle Isole Tonga in Oceania e dagli Stati Uniti nelle Americhe.

Il Report, poi, pone particolare attenzione al Sexting, cioè l’invio di testi o immagini sessualmente esplicite. Da una indagine esplorativa condotta su un campione di adolescenti è emerso che il fenomeno è assolutamente incontrollabile in quanto sono i minori stessi a produrre deliberatamente materiale a sfondo sessuale e a metterlo in rete.

Don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente di Meter commentando il report ha dichiarato: «I dati rappresentano una realtà drammatica e in crescita con rilievi di denuncia che hanno reso visibile le torture sessuali sui bambini in tenerissima età. La pedofilia criminale si nasconde nel deep web e conosce qualsiasi tipo di canale per produrre e smerciare materiale pedopornografico e la strisciante culturale pedofila che normalizza i gravi abusi sui bambini. E’ un crimine contro i bambini, per questa ragione il fenomeno non può essere più sottovalutato e ridimensionato. La difesa dei piccoli e dei deboli ci impone di rilanciare l’appello e l’intervento per dichiarare la pedofilia e le sue forme abiette: un crimine contro l’umanità».

Ma, fin quando ciò avverrà, è doveroso l’impegno di tutti (singoli, famiglie, associazioni, istituzioni), nel cercare di offrire ai bambini una società non solo che non abusa di loro, ma che li accoglie e li aiuta a realizzare i loro sogni.

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