La pedagogia del noi
La pedagogia dialogico-comunitaria
Martin Buber (1878-1965) è oggi considerato un riferimento indispensabile per la pedagogia dialogico-comunitaria aperta all’interculturalità e alla cittadinanza planetaria, ma venticinque anni fa, quando è apparsa la prima edizione di Educare all’incontro di Giuseppe Milan, il discorso su Buber educatore era, nel nostro Paese, ancora all’inizio.
Il contributo di Buber
Questo probabilmente dipende dal fatto che Buber non si è dedicato, nel corso del suo lavoro, a un approfondimento sistematico sulla pedagogia, ciononostante, il discorso sull’educazione emerge in molti suoi scritti. Lo testimonia il fatto che nel 1937 gli fu offerta, dall’Università ebraica di Gerusalemme, la cattedra di pedagogia.
Cosa significa educare
Secondo Buber «educare significa fare che una selezione del mondo agisca su di una persona attraverso un’altra persona», ossia un processo dinamico che mette in relazione l’allievo, l’educatore e il contesto attorno a loro. «L’idea chiave buberiana – scrive Milan – sta nella convinzione che tale dinamica relazionale, per compiersi in modo autentico ed efficace, deve sottostare a un principio, quello dialogico». Ciò comporta il riconoscimento dell’altro non come inibizione, o impedimento delle potenzialità dell’io, ma in una prospettiva di apertura.
La costruzione del mondo
«Detto in altri termini – prosegue Milan – , la vera educazione contribuisce indubbiamente al movimento di continua realizzazione dell’educatore e dell’educando (attraverso la reciprocità della loro azione) ma partecipa anche alla perenne costruzione di quel mondo che (in tutte le sue espressioni) può e deve entrare in tale relazione complessa come “altro”, come “tu” da ascoltare e da costruire, come soggetto attivo in grado di contribuire con la sua specifica parola al processo educativo dell’uomo».
La realtà dell’esistenza autentica
Il libro di Milan, da pochi giorni in libreria in una nuova edizione, oltre a mettere in luce l’originalità del pensiero di Buber sull’educazione, permette al lettore di comprendere come «la realtà dell’”esistenza autentica” si costruisca attraverso un itinerario fondato sulla relazione educativa, dove l’educatore ha la responsabilità di stabilire con i soggetti educativi una comunicazione interpersonale efficace che li sappia coinvolgere e motivare all’interno di un clima di reciproca fiducia».