La pazienza del bene
Sedicesima missione all’estero per il papa. Nel segno della pace,della riconciliazione in un'isola divisa e alla ricerca di unità
"Le relazioni personali sono spesso i primi passi per costruire fiducia e, a tempo debito, solidi vincoli di amicizia fra individui, popoli e nazioni". Così il papa ha esordito a Nicosia nel suo discorso pronunciato alle autorità civili e al Corpo Diplomatico nel grande giardino della residenza della Repubblica. "
Questa è una parte essenziale – ha sottolineato ai presenti – del vostro ruolo, sia di politici sia di diplomatici". "In Paesi con situazioni politiche delicate, un simile rapporto personale onesto e aperto puo’ essere – ha aggiunto il papa – l’inizio di un bene più grande per società e popoli interi. Permettetemi di incoraggiarvi, quanti siete oggi qui presenti, a cogliere le opportunità offertevi, sia a livello personale sia a livello istituzionale, per costruire tali relazioni e, così facendo, promuovere il bene più grande dell’insieme delle Nazioni, ed il vero bene di quanti rappresentate".
Nel suo discorso il papa ha anche ribadito alcuni concetti importanti: gli Stati e le diplomazie devono agire, decidere, intervenire solo sulla base di fatti reali perché “quando le parti riescono ad innalzarsi dal proprio modo di vedere gli eventi, acquisiscono una visione oggettiva e integrale”. In tal modo, infatti, "quanti sono chiamati a risolvere simili dispute sono in grado di prendere le giuste decisioni e di promuovere una genuina riconciliazione nel momento in cui afferrano e riconoscono la verità piena di una questione specifica".
Altra idea fondamentale sviluppata dal papa davanti alle autorità civile e il Corpo diplomatico accreditato a Nicosia riguarda “lo sforzo costante per fondare la legge positiva sui principi etici della legge naturale”. Il rischio di fondare Stati, comunità, individui senza una verità oggettiva sarebbe quello di un egoismo senza scrupoli e “il mondo sarebbe un luogo pericoloso per viverci”. Al contrario politiche fondate in armonia con la legge naturale porterebbero “ le nostre azioni – ha concluso Benedetto XVI – verso un’atmosfera di intesa, di giustizia e di pace”.
Il viaggio del papa a Cipro, la sua sedicesima missione all’estero in 5 anni di pontificato, era cominciata ieri, 4 giugno, con la consueta intervista concessa ai giornalisti accreditati sul volo papale. Alle domande del portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, Ratzinger ha espresso il suo dolore per l’uccisione in Turchia di mons. Padovese, ma ha anche ribadito che “questa ombra, tuttavia, non ha niente a che fare con i temi stessi e con la realtà del viaggio, perché non dobbiamo attribuire alla Turchia o ai Turchi questo fatto. Aspettiamo ancora tutte le spiegazioni, ma non vogliamo adesso mescolare questa situazione tragica con il dialogo con l’Islam”.
Il senso di questo viaggio è un’ideale proseguimento del pellegrinaggio in Terra Santa e a Malta. In modo chiaro, anche in seguito all’attacco israeliano alla nave dei pacifisti diretta in Palestina, il papa ha dichiarato come “non vengo con un messaggio politico, ma con un messaggio religioso. Dopo tutti i casi di violenza, non perdere la pazienza, non perdere il coraggio, non perdere la longanimità di ricominciare; creare queste disposizioni del cuore di ricominciare sempre di nuovo, nella certezza che possiamo andare avanti, che possiamo arrivare alla pace, che la violenza non è la soluzione, ma la pazienza del bene. Creare questa disposizione mi sembra il principale lavoro che il Vaticano e i suoi organi e il Papa possono fare”.
Altro grande tema affrontato dal papa teologo è quello dell’ecumenismo, uno dei piatti forti del viaggio. Nonostante i problemi ancora aperti nel dialogo il papa ha rimarcato ancora una volta come “non è la discussione teologica che crea di per sé l’unità; è una dimensione importante, ma tutta la vita cristiana, il conoscersi, l’esperienza della fratellanza, imparare, nonostante l’esperienza del passato, questa fraternità comune, sono processi che esigono anche grande pazienza. Ma mi sembra che stiamo proprio imparando la pazienza, così come l’amore, e con tutte le dimensioni del dialogo teologico andiamo avanti, lasciando al Signore quando ci donerà l’unità perfetta”. Concetto ribadito più volte anche nella celebrazione ecumenica avvenuta nel pomeriggio del 4 giugno nell’area archeologica della Chiesa di Agia Kiriaki Chrysopolitissa di Paphos con il contributo alla riconciliazione che può dare la Chiesa in Cipro per sua natura, storia e presente, ponte tra Oriente e Occidente. Tra ferite e speranze.