La paura genera nuova paura
Un amico brasiliano, professore di sociologia all’università di Belém, in viaggio di studio a Roma, mi ha confidato: Sono spaventato dai discorsi di un ministro che ho ascoltato in questi giorni sul problema degli immigrati. Ne abbiamo parlato e mi sono chiesta cosa ci sia alla radice di questa sensazione generalizzata di insicurezza che si vuole risolvere con leggi e regolamenti sempre più restrittivi: saremo spiati, controllati, sorvegliati, magari anche piantonati. Di più: noi immigrati – e io lo sono – saremo guardati con sempre maggior sospetto, diffidenza, paura. Ecco la parola chiave: paura. Ma cosa è la paura? Secondo lo Zingarelli è un intenso turbamento misto a preoccupazione ed inquietudine per qualcosa di reale o di immaginario che è o sembra atto a produrre gravi danni o a costituire un pericolo attuale o futuro . Pericoli di ogni specie, delinquenza, briganti, sempre ci sono stati nella vita dell’umanità. Gli uomini hanno costruito case per ripararsi dalle forze della natura e città cinte da mura per proteggersi dai pericoli esterni alla comunità. Cosa sta succedendo oggi? Mentre ci consideriamo un’unica casa e un’unica famiglia umana, stiamo erigendo mura e steccati fra i singoli, i gruppi, i quartieri… Il turbamento prodotto dalla paura ci sta accecando. Non vediamo altro che pericoli. Certo, quello della sicurezza è un problema reale, ma anche psicologico, culturale e spirituale. E se cambiassimo la parola chiave? Da paura a fiducia? Cosa è la fiducia? Un sentimento, anzi, un atteggiamento sereno, tranquillo, pieno di speranza, che senza essere ingenui, apre a un credito di amicizia; a una relazionalità costruttiva che sa vedere nell’altro, qualunque altro, una persona con la sua carica di umanità, i suoi dubbi, la sua sofferenza, la sua voglia di farcela; che sa innescare quella corrente di solidarietà, di accoglienza, di condivisione che pulisce l’aria e ci fa respirare meglio. Chiediamo ai nostri media, quando arriva il momento della cronaca, di non parlare solo di assalti, stupri, incidenti stradali… ma anche di gente che si dà da fare per soccorrere, proteggere, accogliere, condividere, costruire rapporti e relazioni positive. Di non presentare solo giovani che si drogano e si ammazzano per le strade, ma anche quelli che sono alla ricerca, che si donano, che lavorano e studiano, che si impegnano per una politica alta, che si sposano, amano e vogliono spendere l’intera loro vita per ideali grandi, belli, concreti, radicali.