La Pasqua russa di Nikolai Ge
Le letture del Vangelo durante la Settimana Santa mi fanno ricordare un quadro intitolato La coscienza di Giuda (1891) di Nikolai Ge – uno dei pittori russi del XIX secolo. Vengo a conoscerlo da Liliana Ratner, un’artista grafico di Mosca, scomparsa nel dicembre 2016. Lei ha fatto una serie di lezioni intitolate “L’arte e il cristianesimo” durante le quali in modo splendido descriveva le opere d’arte di vari artisti russi e non solo.
Nel quadro La coscienza di Giuda, l’autore fa vedere una profonda, infinita solitudine di Giuda dopo aver tradito Gesù. La luce fredda della luna, la notte nera, il vuoto attorno fanno partecipare a questa sua grande angoscia. Lui si trova sulla strada buia da solo e vede alla fine la luce e alcune persone ma ormai sa che non arriverà più da loro. Rimane un’impressione fortissima di un uomo che ha sbagliato e ha perso tutto e non vede la via di uscita. Il paesaggio sembra quello rimasto dopo una catastrofe atomica, anche se non si vedono le rovine perché sono interiori – è l’anima che si “squarcia” condannata al tormento eterno.
Nikolai Ge voleva rispondere in questo modo alle idee dell’individualismo che si diffondevano allora e portavano alla convinzione del bisogno della liberazione del proprio “io” dalle norme rispettate in quest’epoca.
Nicolai Ge ha dipinto una serie di quadri sulla tematica religiosa. Ricordo ancora altre sue opere, per esempio L’ultima cena. Lì Gesù è molto triste. Lui e i suoi discepoli rimangono avvolti dalla luce. Davanti a loro si vede una persona tutta nera. Non ci sono dubbi su chi sia il traditore.
Invece il quadro Che cosa è la verità? rappresenta Gesù davanti a Pilato. Il procuratore della Giudea ci volta le spalle e sta conversando con Gesù. Vestito in una tunica d’oro sembra dominare in questa scena. Gesù che rimane nell’ombra ci mostra che il bene vince il male in modo silenzioso e pacifico.
Questi sono solo alcuni esempi dell’arte russa che toccano l’anima e fanno riflettere sui valori, le scelte per prepararsi ancora più profondamente alla Pasqua