La partita del Quirinale non è solo il presidente

Dietro il nome del capo dello Stato ci sono scelte politiche decisive per il Pd e anche per la destra. Mattarella sembra aver ricompattato il Pd, ma bisognerà attendere la quarta votazione per vedere la tenuta del partito
Parlamento italiano

Mentre impazza il totonomi sul futuro presidente della Repubblica italiana, i 1009 elettori tra deputati, senatori e rappresentanti delle regioni hanno già espresso il primo voto con un nulla di fatto evidenziando che la vera partita del Quirinale è ancora tutta da giocare. Sergio Mattarella, il candidato scelto da Renzi, ha dalla sua non solo un nome importante ma anche un curriculum di peso: cinque volte ministro, autore della legge elettorale, battezzata Mattarellum, giudice della Corte Costituzionale.

È l'uomo in grado di unire il Pd, dopo le spaccature di queste settimane e il premier Renzi ha fatto la sua scelta: rinunciare al patto del Nazareno per la compattezza del suo partito. Anche se la nota moderazione di Mattarella potrebbe non essere sgradita a Forza Italia, non si dimentica però la sua scelta di dimettersi da ogni incarico, assieme agli esponenti della sinistra democristiana, in occasione del voto sulla legge Mammì, norma sul sistema radiotelevisivo che di fatto favorì la televisione privata. 

Certamente la decisione di ricompattare l’enclave democratica ha giocato un ruolo importante nell'indirizzo di voto su Mattarella, che pur grande personalità non spicca certo per leadership o come trascinatore di folle. Stesso profilo da studioso e da politico appartiene a Giuliano Amato. Anche lui con curriculum portentoso da giurista, due volte presidente del Consiglio dei ministri e giudice costituzionale, stimato in Europa e ancora appoggiato da Berlusconi, che grida al tradimento.

I frequenti incontri tra il premier e il leader di Forza Italia, precedenti a questo primo scrutinio e la fumata nera conseguente, testimoniano che l’accordo non è stato ancora pienamente raggiunto e non solo sul futuro capo di Stato, perché non sarà ininfluente anche la scelta del segretario generale, un ruolo strategico e di primo piano appetibile per tutte le formazioni politiche. Qualcuno ventila Gianni Letta o uomini vicini al Cavaliere, come possibili candidati e potrebbero essere proprio questi nomi ad aprire la strada alla convergenza sul candidato proposto dal Pd per il Colle. Certo Berlusconi ha mostrato la sua fedeltà al patto del Nazareno, votando la legge elettorale al Senato e quindi si aspetterà, in qualche modo, una contropartita. Vedremo le evoluzioni di questi giorni.

Si spera che a guidare le scelte dei grandi elettori sia soprattutto il presente e il futuro dell’Italia, quella che vive fuori dalle aule istituzionali, quella che fatica nella ripresa economica, quella che necessita di speranza e di vedere scelte concrete. E il presidente non può che esserne il propulsore.

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