La Parola incarnata

La Parola incarnata

La prassi di scegliere per un periodo determinato una Parola di Dio e sforzarsi di conformare il più possibile ad essa la propria vita ha caratterizzato sin dall’inizio il rapporto di Chiara Lubich e delle sue compagne con la Sacra Scrittura. La lettera che pubblichiamo, del 17 agosto 1948 e indirizzata ad una religiosa, è una limpida testimonianza di questo loro modo di evangelizzarsi, parte integrante del carisma che stava delineandosi, l’unità.

 

Con grande piacere mi giunse la sua letterina a testimoniare il ricordo e… l’unità.

Sì, la Mamma del Cielo, di cui siamo figlie, ci consumi nella più stretta unità formando in noi il Suo dilettissimo Figlio: Gesù Abbandonato.

Ci siamo incontrate nella vita, provenienti da due diversissime vie, ambedue protese verso un unico Amore. E quell’Amore deve farci Uno.

Non le ho parlato, sorella carissima, della nostra unità nel suo aspetto pratico ed è mia intenzione dirle qualche cosa – quest’oggi – così, per iscritto.

Abbiamo capito che il mondo ha bisogno di una cura di… Vangelo perché solo la Buona Novella può ridargli quella vita che gli manca. Ecco perché noi viviamo la Parola di Vita.

Ogni due mesi il vescovo di Assisi[1]ci manda una parola tolta dalla Sacra Scrittura e noi la viviamo nell’attimo presente della nostra vita.

L’“incarniamo” in noi fino al punto di essere quella parola vivente. Ogni Parola nel Vangelo è uguale all’altra perché con­tiene tutta la Verità, come un pezzettino d’Ostia Santa contiene tutto Gesù.

Basterebbe una parola per santificarci, per essere un altro-Gesù.

Attraverso il tempo noi viviamo molte parole della Sacra Scrittura cosicché esse rimangono patrimonio inderogabile della nostra anima.

Quella per il mese d’agosto è: «Non colui che dice “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei Cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio, che è in Cielo, entrerà nel regno dei Cieli».

Questa è la luce che illumina tutte le persone appartenenti all’Unità fino a fine agosto. Poi ne verrà un’altra.

Viverla nel momento presente della nostra vita è il nostro compito.

E tutti la possiamo vivere, di qualunque vocazione, di qualunque età, sesso, condizione noi siamo perché Gesù è Luce per ogni uomo che viene in questo mondo.

Con questo semplice metodo rievangelizziamo noi stessi e con noi il mondo.

Chi fa la verità viene a questa Luce!

Provi a viverla e vi troverà tutta la perfezione e come ogni mattina s’accontenta di quell’Ostia Santa che riceve, senza desi­derarne altra, così sia sazia di questa Parola. E vi troverà, come ve la trovava S. Francesco, “la manna nascosta dalle mille fragranze”!

Così e solo così: facendo la verità, amiamo! Altrimenti l’amore è un sentimentalismo vacuo. Mentre l’Amore vero è Cristo Gesù, è la Verità, il Vangelo!

Siamo Vangeli viventi, Parole di Vita, altrettanti Gesù! Solo così Lo ameremo veramente, e imiteremo Maria Santissima, la Madre della Luce, del Verbo; il Verbo vivente.

Noi non abbiamo altro libro all’infuori del Vangelo, non abbiamo altra scienza, altra arte.

Lì è la Vita.

Chi la trova, non muore.

 

Non so, sorella carissima, se mi sono spiegata.

Abbandono allo Spirito Santo queste quattro parole. Se il Signore vorrà, quando vorrà, ci rivedremo. Intanto l’unità con Lui sia il nostro unico sogno. Con Lui direttamente rivivendolo; con Lui nel prossimo facendoci uno coi dolori, lacrime, tormenti, preoccupazioni, gioie, fatiche, lavori.

In questa unità troveremo la pace piena ed il gaudio perfetto promesso a chi la vive dal dolce Gesù prima di morire.

Raccogliamo nel nostro cuore questo tesoro. Come un Padre, uno Sposo, un vero Amico, Egli, versando il sangue per noi, ci procurò il modo di perfettamente godere. Quale Amore più grande? Nell’infinito Amore di Dio la lascio, mentre invoco su lei dalla Mamma Celeste tutta la fiamma dello Sposo.



[1] Era mons. Giuseppe Placido M. Nicolini (O.S.B.), vescovo di Assisi dal 1928 al 1973.

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