La Parola e il silenzio

Diventare capaci di percepire la voce di Dio tra le tante che ci inondano.

Le parole ci inondano, ci avvolgono, ci rivestono anche, senza però che, a volte, ci preoccupiamo troppo del loro significato. Lo dimostra una scenetta a cui ho assistito in metropolitana. Accanto a me siede un ragazzo in maglietta su cui campeggia una frase in inglese. Un signore di fronte gli chiede: «Sai cosa significa?». Al “no” dell’altro gliela traduce: si tratta di un insulto volgare e osceno. Il ragazzo avrà in seguito eliminato l’indumento o se lo sarà tenuto perché indifferente al messaggio, considerato più che altro un motivo decorativo?

 

Un semplice episodio che sta a indicare come la società in cui siamo immersi si opponga ai valori evangelici non tanto in modo diretto – anche! – quanto anestetizzando le coscienze attraverso una inondazione di parole inutili o che veicolano pseudovalori. Non c’è quasi più spazio per il silenzio o, meglio, per quel rientrare in sé che, mettendoci davanti a quello che siamo senza possibilità di barare, ci costringe a essere meno superficiali, più pronti a cogliere le ispirazioni dello Spirito.

Anche un silenzio parla, se espressione di amore. Quante persone hanno percepito qualcosa di Dio e spesso trovato una risposta ai propri assillanti problemi, solo perché qualcuno ha saputo ascoltarle con un silenzio partecipe!

Per farsi conoscere Dio si è fatto Parola e ci ha detto tutto nel Figlio suo, nel Vangelo. Ma ha una voce molto diversa dalle altre, tanto spesso confuse e causa di turbamento. La sua è delicata, anche se decisa, e dà sicurezza. Più si vive la Parola, più diventiamo capaci di distinguerla tra le tante.

 

Era normale fra Chiara Lubich e le sue prime compagne stimolarsi ad ascoltare «quella voce», la voce della coscienza. Il movimento che ne è nato ha avuto origine da questo profondo ascolto interiore per rendersi disponibili alle grandi proposte di Dio. Come ha fatto Maria.

 

Vale la pena cercare durante la giornata pause anche brevi di silenzio, di meditazione, di preghiera, per mettersi in ascolto dell’unica Parola che ha valore e dalla quale prendono senso – se agganciate a essa – anche altre.

Sembrerà di andare controcorrente rispetto all’andazzo della società. Ma non vorrei generalizzare. Si nota infatti in tanti anche una richiesta di valori e di sacro dovuta forse a un senso di insoddisfazione e di saturazione per ciò che essa propone. Non per niente Il grande silenzio, il film di Philip Gröning sull’esperienza spirituale dei monaci certosini, ha riscosso uno straordinario successo, battendo in Germania e in Francia perfino gli incassi di Harry Potter 4.

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