La Parola di Dio dal Concilio Vaticano II al Sinodo 2008
La Parola di Dio corre (cf. 2 Ts 3, 1). È giusto perciò proporsi di osservarne i movimenti nel tempo, che anch’esso scorre. Anche nella Chiesa “tutto scorre” secondo cadenze che da una parte sono segnate da ritmi impressi dall’alto e dall’altra seguono le battute scandite dalla storia terrena.
Doppio passo
Interrogarsi sull’itinerarium che la Parola di Dio ha percorso dal Concilio Vaticano II fino al Sinodo del prossimo mese di ottobre corrisponde all’esigenza di rilevare, con occhio vigile e intenti progettuali, proprio quel “doppio passo” che essa, Parola di Dio, è andata svolgendo in un periodo di un quarantennio, in verità breve sentiero nel millenario incedere ecclesiale di quella eterna voce che si è proferita all’umanità.
Se è vero, poi, che la “Parola di Dio non è incatenata” (2 Tm 2, 9), vuol dire che il percorso di questi ultimi decenni è il proseguimento, anche se particolarmente benedetto, di un movimento precedente che ha sempre sollecitato la Chiesa verso la venerazione e l’osservanza della Parola, scritta e annunciata. Dalla Chiesa delle origini, che spezzava il pane e si nutriva della dottrina degli Apostoli (cf. At 2, 42) fino a noi, pastori e discepoli e testimoni hanno portato ai confini della terra quella Parola originariamente consegnata.
Ancora alla vigilia del Concilio Vaticano II o nel secolo precedente, abbiamo ascoltato dal successore di Pietro la Provvidentissimus Deus (Leone XIII, 1893), la Spiritus Paraclitus (Benedetto XV, 1920), la Divino afflante Spiritu (Pio XII, 1943).
“Dei Verbum”
Per venire a noi, abbiamo ascoltato dai Pastori, riuniti in Concilio dal Papa Beato Giovanni XXIII, la Dei Verbum, Costituzione Dogmatica, considerata una delle colonne portanti di tutto l’edificio conciliare e una delle strade maestre aperte dal “doppio passo” della Chiesa avviata verso il tempo conclusivo del secondo millennio e l’inizio del XXI secolo di quella instancabile corsa della Parola di Dio nella storia degli uomini.
Parlare di questo tratto di storia, dal Concilio al Sinodo, credo in modo concreto che significhi essenzialmente, anche se non esclusivamente, accertare i tratti assunti da questa Costituzione nel corso di questo periodo.
Non ritengo esagerato affermare che la storia della Chiesa, dal 1965 in poi, nella sua liturgia, nelle sue istituzioni, nel suo costume, nel privato e nella comunità, sia stata permeata e condotta dalla Dei Verbum del Concilio Vaticano II.
Se mi è lecito un paragone, direi che la Lumen Gentium si è impressa nelle fibre sia intime sia visibili della Chiesa e le ha preparato una splendida veste (cf. Ap 19, 8), uno splendido volto, una splendida natura, una splendida vita (cf. Ef 5, 25-28).
La Dei Verbum ha plasmato l’interiorità della Chiesa, ha nutrito la sua spiritualità, l’ha accostata alla sorgente. Parafrasando vorrei dire: ciò che l’anima è per il corpo, la Dei Verbum è per il santo corpo della Chiesa.
Ma proprio qui sta il paradosso! Quale? Qui vorrei fare una domanda. Io voglio essere chiaro e voi cercate di essere sinceri con voi stessi: prima della indizione del prossimo Sinodo, avete studiato e giustamente amato la Lumen Gentium, ma quante volte avete citato la Dei Verbum?
Non vorrei sbagliare, ma sembra che anche per questo documento sia avvenuto quello che solitamente accade per l’anima: una volta dimostrata la sua esistenza, si tira avanti, anche se, ovviamente, ci affrettiamo a proclamare, nessuno ne può fare a meno!
La Dei Verbum, cioè la Parola di Dio, sorregge, permea, vivifica la struttura della Chiesa, la sua costituzione, il suo volto, la sua storia, la sua veste incorruttibile, come il logos eterno di Dio.
Una dottrina aggiornata
È dunque un merito innegabile del Sinodo se i Lineamenta già pubblicati e l’Instrumentum Laboris possono essere considerati come una vera e propria, nuova e aggiornata elaborazione della dottrina della Dei Verbum. Questa dottrina, coerentemente con la sua qualità di interiore animazione, ha dettato orientamenti, ha sollecitato propositi, ha provocato deliberazioni e poi si è concretamente manifestata.
Un ulteriore paradosso consiste nel fatto che mentre questa dottrina spontaneamente e adeguatamente, rispecchia e adempie le esigenze costitutive della Chiesa, proprio perché, anche inavvertitamente, abbiamo goduto dell’efficacia ecclesiale della Dei Verbum nei molteplici risultati e provvedimenti.
È ragionevole ora chiedersi quali siano questi provvedimenti concreti, deliberati ufficialmente dalla Chiesa e anche creativamente intrapresi nel vasto campo delle comunità locali o nelle diverse istituzioni religiose o anche culturali in genere.
a. Il primo ambito, per cronologia e per dignità, è quello liturgico. La Liturgia della S. Messa e delle Ore ha beneficiato per prima del risveglio biblico, con un costante e vigile adeguamento ad un modello alto di accesso alla Parola rivelata come pane quotidiano per il culto santo della Trinità e per la vita della Chiesa.
Un adeguamento progrediente questo, che ci raggiunge anche in questi nostri giorni. Con quale evidente vantaggio e frutto spirituale questo sia avvenuto e stia avvenendo non è necessario né possibile dire qui e ora, tanto è evidente e indiscutibile.
Basti dire che con l’introduzione dei cicli di lettura nella Liturgia eucaristica si può entrare nell’intero tesoro della Parola rivelata nella Sacra Scrittura. Un atto questo che è reso evidente persino fisicamente con l’edizione di diversi volumi del Lezionario liturgico.
b. Conviene poi registrare due storici traguardi nel campo delle traduzioni del testo biblico: il completamento della monumentale opera di revisione critica della Vulgata, opportunamente compiuta dai monaci Benedettini di Clervaux nell’Abbazia di S. Girolamo in Urbe.
Poi la revisione ufficiale della Bibbia italiana disposta dalla CEI, dai Vescovi d’Italia, revisione che in questo periodo si va pubblicando e alla quale ho avuto il privilegio di dedicare, per i libri storici dell’AT, anch’io la mia fatica diurna e notturna.
Una ulteriore versione latina della Vulgata è stata approntata anch’essa nel periodo postconciliare e passata sotto il nome di Neovulgata, con una seconda edizione, e destinata alla Liturgia. Tutto ciò dice che Liturgia e Bibbia dopo il Concilio convivono più e meglio.
c. Altro effetto che si è largamente diffuso è la Lectio Divina, come pratica di lettura diretta della Bibbia nei più diversi ambiti, da quello privato a quello proprio di parrocchie, istituzioni religiose, gruppi costituiti, movimenti. Nei Lineamenta del prossimo Sinodo, e così anche nell’Instrumentum laboris, tale argomento torna più volte e rispecchia la molteplice funzione che la Lectio ha assunto nella Chiesa in questi tempi.
Sembra che tale forma di culto della Parola sia uscita dai monasteri, dove essa è nata, e abbia raggiunto efficacemente larghi strati della comunità ecclesiale, fino a ispirare gli stessi programmi pastorali. Forse si può dire che la Lectio Divina sia da considerare come la “lettura cattolica” della Bibbia, per la sua autenticità di origine e per il valore universale del suo metodo.
d. Non possiamo concludere senza almeno accennare in elenco alle ulteriori e numerose conseguenze del Concilio Vaticano II nel campo della venerazione dovuta alla Parola di Dio: nuovi ordinamenti degli studi nelle Facoltà teologiche, nascita degli Istituti di Scienze Religiose nelle Diocesi, nuovi impulsi all’editoria, ai convegni, alla pubblica informazione come alle stesse scuole pubbliche. Una menzione speciale va a due diversi ambiti.
L’Associazione Biblica Italiana (ABI), soprattutto con le Settimane Bibliche, oltre le sue attività specialistiche, ha diffuso efficacemente, autorevolmente e autenticamente la venerazione e l’amore per la Parola di Dio, proprio in concomitanza con il Concilio. Fu nel 1965 che ebbero inizio le settimane bibliche per laici, poi anche per religiose, per sacerdoti. L’Associazione si occupa del Settore di Apostolato Biblico (SAB), che la CEI cura in modo diretto e segue con speciale interesse.
L’altro campo è quello della Vita consacrata. Le Nuove Comunità hanno incentrato la loro vita sulla Parola di Dio e le stesse Costituzioni e Regole di vita religiosa hanno tratto dalla Sacra Scrittura le linee ispiratrici più convincenti e impegnative, apportando una più profonda vitalità alla professione religiosa. Le stesse Comunità di antica tradizione hanno provveduto anche a rileggere Costituzioni e regolamenti alla luce della nuova coscienza animata dalla Parola rivelata.
Per concludere. Persone intelligenti come voi avranno certo notato il mio paragone iniziale e forse espresso anche un dubbio: ma è proprio vero che la Dei Verbum del Concilio Vaticano II sia rimasta così nascosta da operare come l’anima di un organismo, rispetto ad altri documenti ben più appariscenti come potrebbero considerarsi la Lumen Gentium o più ancora la Gaudium et spes?
Rispondo dicendo che i Padri che hanno approvato la Dei Verbum sono gli stessi che hanno formato gli altri documenti e la “buona notizia” è che, grazie allo Spirito del Signore, tutti gli altri documenti sono impregnati profondamente di Parola di Dio e respirano biblicamente in modo esemplare.
* Biblista – Sotto-Segretario del Sinodo dei Vescovi.