La parola creativa di Gianni Rodari
Quando si assegna un premio Strega per il miglior romanzo o un premio Nobel per la letteratura, giustamente si è propensi ad elogiare l’autore e ad apprezzarne la scrittura. Ecco, Gianni Rodari è stato, per l’Italia, il premio Nobel per la scrittura per i bambini e per gli adulti che hanno ancora l’orecchio bambino che «serve ai grandi per capire le cose che i grandi non stanno mai a sentire» e merita di essere ricordato in occasione del centenario della sua nascita. Rodari nasce ad Omegna il 23 ottobre 1920. Egli è stato il più grande scrittore di favole e filastrocche del Novecento italiano. Comunista, scrittore per molti anni sul giornale L‘Unità, ha contribuito a mantenere vivo gli ideali della resistenza e dell’antifascismo. Nella sua vita testimoniò sempre la sua passione antifascista sin dal 1938 quando fece il precettore a Sesto Calende presso una famiglia di ebrei tedeschi fuggiti dalla Germania.
Ha scritto, inoltre, su diversi quotidiani, gestito rubriche per l’infanzia di vari giornali, diretto periodici e collaborato con associazioni di genitori e insegnanti per aiutare la scuola ad essere all’altezza dei bambini e dei ragazzi. Sì, perché come dice bene il grande pediatra e pedagogista Janus Korczak (Varsavia 1878-Treblinka 1942), noi «dobbiamo essere all’altezza dei pensieri dei bambini». Un’altezza che per il Rodari, è possibile mediante i due grandi strumenti: la penna e l’immaginazione. Con la penna si scrivono parole che poi con l’impegno e l’immaginazione si trasformano in fantasia e realtà. Ma “la parola”, per Rodari assume un altro significato: è lo strumento umano, popolare per eccellenza degli esseri umani. Infatti la parola può essere utilizzata da tutti e in tutti i modi. Forse l’anima rivoluzionaria dell’ideale puro comunista per una partecipazione di tutti che caratterizza il suo scrivere non è stato compreso fino in fondo. Infatti egli “guarda il mondo” in maniera differente dagli altri in quanto il fatto, l’evidenza, vanno ascoltati fino in fondo e, utilizzando le parole, vanno governati mediante la crescita democratica.
Era destinato a scrivere per i bambini e i suoi studi magistrali e la sua laurea mai conseguita in lingue all’università Cattolica di Milano, sono stati la base che ha permesso alla sua intelligenza creativa di esprimersi in maniera chiara e ordinata. Il Rodari non considerava i bambini come persone da educare e da istruire, ma collaboratori con cui vivere e vedere il mondo. Infatti «adulto e bambino hanno una parte di mondo in comune perché possono parlare la stessa lingua». Naturalmente, questo genio letterario, appassionato della scrittura per i bambini, non poteva rimanere anonimo, e venne giustamente riconosciuto in ambito internazionale. Nel 1970 Gianni Rodari ha ricevuto, primo e unico italiano fino ad oggi, il premio Hans Christian Andersen, considerato il “piccolo premio Nobel” della narrativa per l’infanzia, il più prestigioso riconoscimento internazionale che premia la qualità letteraria ed estetica degli scritti prodotti nel corso della carriera.
La sua opera più impegnativa , ove il genio di Rodari , ha cercato di “mettere” in ordine il suo modo di scrivere è stato il libro Grammatica della fantasia. Si tratta di una raccolta di lezioni e spunti per chi vuole muovere i primi passi nei mondi sconfinati che l’immaginazione può aprire. La creatività infantile e l’immaginazione sono un binomio perfetto per liberare le parole che sono patrimonio di tutti, ricchi e poveri, istruiti e non, grandi e piccoli. Insomma ci troviamo di fronte ad un grande scrittore di filastrocche, poesie, racconti per l’infanzia surreali, divertenti, fantasiosi, poetici che, mediante un linguaggio semplice, chiaro, originale, ha coinvolto bambini e grandi in un viaggio straordinario verso l’utopia della mente. Infatti Rodari aspetta il tempo in cui l’utopia venga utilizzata come “sesto senso” dalla gente, insieme al tatto, gusto, all’odorato, ecc… E non è quello che serve oggi.
Infatti molti potrebbero obiettare e dire: «A che serve inventare storie?». In un mondo produttivo, basato sul profitto e sulla volontà di primeggiare nel mercato, cosa servono le filastrocche e le favole? Servono, servono, perché nutrono l’uomo creativo, il solo in grado di andare oltre il visibile per immergersi nell’ignoto della fantasia e scoprire che l’invisibile è più grande, perché è molto parente dell’amore. Perciò, grazie Gianni, grazie per il tuo amore appassionato.
Un amore che lasci a tutti noi e ai bambini.
Bambini, imparate a fare cose difficili
È difficile fare le cose difficili:
parlare al sordo,
mostrare la rosa al cieco.
Bambini, imparate a fare cose difficili:
dare la mano al cieco,
cantare per il sordo,
liberare gli schiavi che si credono liberi
( filastrocca di Gianni Rodari )