La parola ai delegati

Sono 1300 provenienti da tutta Italia. Hanno applaudito l'intervento di Letta nei passaggi che riguardano nodi cruciali del Paese: chiedono che si parli dei problemi reali e che la famiglia non venga letta come problema ma come bacino di soluzioni anche la crisi economica e istituzionale
Delegati in dialogo alle settimane sociali

La presenza del presidente del consiglio dei ministri, Enrico Letta, è attesa, ma il suo breve saluto da programma dura, in realtà, più di 20 minuti. Tocca temi cari ai cattolici, la famiglia, l’educazione, l’integrazione, la crescita demografica. Il suo intervento è sottolineato da applausi sinceri e quello più lungo e fragoroso avviene su un passaggio cruciale per l’Italia quando Letta dice: "Qualcuno ogni tanto dice che non stiamo facendo nulla, ma vi assicuro che stiamo facendo una fatica enorme per tenere in piedi il governo e il Paese".

Il prolungarsi del battito delle mani è lo specchio di cosa sta a cuore veramente ai 1300 delegati delle diocesi giunti a Torino per la 47 settimana sociale dei cattolici: la stabilità del governo per fronteggiare la crisi economica, risolvere i problemi, pensare al bene comune dei cittadini, affrontare le emergenze. I delegati sono a contatto con la pancia del Paese,  con i problemi reali e sanno, per esperienza diretta, cosa le famiglie attraversano. 

Annaluce Somma, incaricata, con il marito Libero Berrino, della pastorale per la famiglia della diocesi di Sorrento-Castellamare evidenzia come “la mancanza di lavoro rende le famiglie friabili esposte alla dissoluzione, alla mancanza di solidità. Mi aspetto nuovi stimoli, proposte, percorsi, delle indicazioni concrete su come poter aiutare le famiglie della mia diocesi”. Non mancano i tentativi di risposte perché la famiglia non è solo oggetto di problematiche, ma soggetto di possibili risoluzioni. “stiamo cercando – aggiunge Libero Berrino  – di creare una rete sul territorio per tutti quelle associazioni, parrocchie, movimenti per procedere nella stessa direzione perché anche tra di noi c’è molto individualismo e si ha paura di perdere la propria identità se si lavora insieme”. Barbara Sciaboletta è la responsabile di un centro di ascolto di Spoleto e mentre nel suo territorio la problematica più avvertita, fino a pochi anni fa, era la possibile integrazione degli immigrati albanesi, ora “l’emergenza è il lavoro perso o non trovato anche perché la capacità di ammortizzare le emergenza della famiglia è venuta meno”.

 Nella 47esima Settimana sociale dei cattolici la famiglia è attraversata a 360 gradi da tutte le tematiche: scuola, lavoro, pressione fiscale. Nelle relazioni familiari nasce anche la cultura della custodia del creato, di come abitare la città. Stefania Proietti insegna Economia nella Facoltà di Ingegneria di Perugia e approfondisce l’interazione possibile tra sostenibilità e economia. “La coscienza ambientale – dice – nasce in famiglia attraverso l’esempio dei genitori nello spreco alimentare, nel riciclo dei rifiuti, negli stili di vita. Serve più consapevolezza e non si può delegare solo alla scuola”. Sono le relazioni umane  salveranno la città anche con l’aiuto delle nuove tecnologie che permettono di adattare le città alla modernità. “Ma servono – aggiunge – spazi pubblici nelle città: piazze, cortili. Dove stanno gli anziani in un grande centro urbano? Servono degli agglomerati con dei luoghi di relazioni”.

Stessa fame di relazioni che si riscontra nei delegati del Nord e del Sud d’Italia. A Brescia Mirco Pizzoli e Rita Mancini vedono nel rischio di isolamento delle famiglia uno dei maggiori rischi sociali che conduce verso la disperazione. La non possibilità di confronto per le coppie di confrontarsi sulle loro problematiche è una delle esigenze più avvertite. “L’associazionismo familiare – dice Mirko Pizzoli – è uno dei modi per uscire dalla solitudine, dalla chiusura per superare la crisi di relazioni, le difficoltà di coppia, la crisi economica”. “E’ la voglia di relazioni, di superare l’individualismo della nostra società contemporanea  – spiega Rita Mancini – per passare alla relazione interpersonale che fa uscire da situazioni disperate”. Non si hanno soluzioni e risposte pronte, molte volte è un cammino da fare insieme nei consultori familiari. “Il solo fatto di saper ascoltare, l’attenzione al disagio – aggiunge Mirko Pizzoli – genera delle nuove risorse e nuove risposte anche se non risolutive”.

Il disorientamento che attraversa la famiglia “ha bisogno di un interlocutore credibile – spiega Marco Toti di Frosinone – per affrontare le difficoltà concrete nel campo economico, sociale, educativo. Si cercano persone per condividere un tratto di strada perché sono assenti le amministrazioni e le realtà pubbliche”.

Riflessioni utili per i 24 milioni di famiglie che abitano l’Italia e sono in cerca di soluzioni concrete da trovare anche nei laboratori tematici che continuano fino a sabato.

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