La pancia e la testa

Avviso di turbolenze nel panorama politico italiano. Anzi, siamo già in pieno temporale. Napolitano media, Monti attende, Bersani chiede chiarimenti, Berlusconi attacca. La campagna elettorale è lanciata
Napolitano-Monti

Berlusconi scende di nuovo in campo, il Pdl si astiene sulla legge di stabilità, il Pd chiede un chiarimento, Napolitano avvia consultazioni informali, Monti prosegue (apparentemente) tranquillo. Cosa pensare della convulsa giornata di ieri, in attesa del colloquio odierno di Alfano con il presidente della Repubblica?

Proprio ieri Marco Fatuzzo su questo sito alzava la voce per la «grande farsa» della legge elettorale che nessun partito in realtà ha mai voluto cambiare, con un Parlamento che ha giocato di melina e di falsi annunci da sei mesi in qua. A rileggerlo stamani, l’articolo sembra un annuncio del lancio della campagna elettorale avvenuto 24 ore più tardi. Perché di questo in realtà si tratta: dell’inizio di una vera e propria campagna elettorale.

Votare un mese prima o un mese dopo non è il vero problema. Election Day il 10 marzo? Oppure una settimana dopo? O due prima? Poco cambierebbe. È il “come” che conta, non il “quando”. Come arriveremo cioè alle elezioni? Disgregati, arrabbiati, sovreccitati, oppure con la calma e la dignità necessaria per fare le scelte più utili per il Paese? Detto in altri termini, avremo una campagna elettorale che parlerà alla “pancia” del Paese o una competizione che parlerà invece alla sua “testa”?

La parentesi, lunga parentesi, del governo Monti ha avuto il merito – forse altrettanto importante del raddrizzamento dei conti pubblici – di svelenire il clima politico, di riportarlo dagli slogan populisti al merito dei provvedimenti. Un euro è tornato ad essere un euro, e non due o dieci. È vero, non sempre le misure prese sono state condivisibili, non sempre hanno avuto carattere di giustizia e equità, non sempre hanno preso sufficientemente in considerazione il fatto che l’Italia ha delle peculiarità strutturali diverse da quelle dei Paesi del Nord Europa (famiglia, piccole imprese, economia civile sviluppata). Ma almeno il Paese sembra essersi, per un anno almeno, accollato il grave fardello economico e finanziario che pesava sulle sue spalle, capendo che bisogna mettere da parte le proprie vedute partigiane per pensare al bene comune. E va dato atto agli attori della politica parlamentare e partitica di aver contribuito con responsabilità al successo di alcune misure governative altamente impopolari.

Ora, d’improvviso, pare che, in previsione dell’ormai prossima campagna elettorale, si voglia di nuovo rivolgersi alla “pancia” del Paese, e non più alla sua “testa”. Se Bossi – uno che la pancia dell’opinione pubblica l’ha (quasi) sempre saputa interpretare – grida: «Monti deve sparire dalla faccia della Terra», vuol dire che la tenzone è lanciata, e che perciò rischiamo di avere tre mesi di infinita competizione, con colpi bassi e sgambetti ad ogni momento.

Come reagirà il contesto politico ed economico nel quale siamo inseriti? Come reagiranno l’Europa, i nostri alleati, e quindi anche i mercati? I primi segnali, purtroppo, sono allarmanti. Confidare ancora una volta in Napolitano e nella sua apprezzata attenzione alla coesione nazionale è necessario. Ma probabilmente non basterà, se i vertici dei partiti vorranno concentrarsi di nuovo su una campagna elettorale fatta di slogan e non di messaggi costruttivi.

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