La pace possibile per una guerra che sembra senza fine
La cronaca dal fronte della guerra in Ucraina si fa ogni giorno più crudele con il rischio di assuefazione della narrazione dell’orrore. Sembra impossibile ogni ipotesi di cessate il fuoco nella ricerca della vittoria delle forze in campo. L’arrivo di nuovi sistemi d’armamenti è il segnale di uno scontro ancora più letale programmato con la fine dell’inverno, con effetti a catena difficili da contenere.
Le ricerche storiche dei precedenti conflitti mondiali riportano il lavoro sommerso delle diplomazie dove alcuni attori responsabili cercarono inutilmente di impedire fino all’ultimo la catastrofe di milioni di morti e l’apertura di fratture geopolitiche tuttora non ricomposte.
Anche in queste ore si può solo immaginare l’azione diplomatica che si svolge necessariamente lontana dai riflettori ma ciò non esime la politica e la società nel suo complesso di confrontarsi sulle possibili soluzioni di un conflitto così devastante.
Città Nuova manda nelle librerie dal 10 marzo 2022 l’ultimo libro di Pasquale Ferrara, diplomatico in piena attività con responsabilità apicali nel Ministero degli Esteri dove è direttore per gli affari politici e di sicurezza. Il titolo del testo è già un programma (“Cercando un paese innocente. La pace possibile in un modo in frantumi”) che già nel risvolto di copertina palesa apertamente una prospettiva critica verso un’antica massima latina che sostiene tuttora molte strategie di politica internazionale: Se vis pacem, para bellum (se vuoi la pace prepara la guerra).
Il libro di Ferrara è destinato ad alimentare, si spera, un fecondo dialogo sulle ragioni di un realismo che, come dice l’autore, «affonda le radici nella responsabilità per il futuro dell’umanità».
La prospettiva, difficile ma sempre più necessaria, deve farsi strada davanti a scenari attuali segnati da una proposta di mediazione in 12 punti del conflitto in Ucraina avanzato dalla Repubblica popolare cinese ma che ha ricevuto un primo giudizio negativo da parte degli Usa, cioè dal Paese che guida l’Alleanza atlantica nel sostegno armato e finanziario al governo di Kyiv. Era uno spiraglio da tempo atteso da chi considera la guerra in corso nel centro dell’Europa un dettaglio della contesa generale di dominio geopolitico tra Washington e Pechino.
Il quadro attuale ci riporta invece un peggioramento dei rapporti tra le due potenze. Come scrive l’agenzia Radiocor de Il Sole 24 ore, il nuovo ministro degli Esteri cinese, Qin Gang, nella sua prima conferenza stampa ha detto che se gli Stati Uniti non cambieranno approccio nei confronti della Cina ci saranno sicuramente «conflitti con conseguenze catastrofiche».
Di proposte di negoziato ne esistono parecchie anche se non vengono dibattute adeguatamente dall’opinione pubblica, a prescindere sulla posizione assunta in merito all’invio di armi in Ucraina. Un tabù che invece occorre sfatare. Il quotidiano Avvenire ad esempio ha pubblicato già ad ottobre del 2022 una proposta avanzata da un numero considerevole di diplomatici italiani di lunga esperienza per arrivare «1) al simmetrico ritiro delle truppe e delle sanzioni; 2) alla definizione della neutralità dell’Ucraina sotto tutela dell’Onu; 3) allo svolgimento di referendum gestiti da Autorità internazionali nei territori contesi». Puti che si accompagnano all’iniziativa da parte dell’Italia per la «convocazione di una Conferenza sulla Sicurezza in Europa (che,ndr) sarà, infine, lo strumento del ritorno allo spirito di Helsinki e alla convivenza pacifica tra i popoli europei».
Una proposta di trattativa è arrivata anche da un certo numero di personalità di diversa estrazione culturale, da destra a sinistra, tra le quali Stefano Zamagni e Mauro Magatti. Ma la proposta è stata bollata pesantemente come “utile solo per Putin” da Il Foglio, testata di riferimento della fronte interventista.
È un fatto di fatto che la guerra in Ucraina, dopo l’invasione russa del 24 febbraio 2022, è destinata ad incidere sempre di più sulle fondamenta culturali della società italiana. Se ne dimostra consapevole il ministro della Difesa Guido Crosetto, esponente di punta e cofondatore di Fratelli d’Italia, che ha promosso ufficialmente un nuovo think tank denominato “Comitato per lo sviluppo e la valorizzazione della cultura della Difesa” che vede tra i suo componenti molti degli intellettuali che si sono distinti per il sostegno offerto alla linea atlantista dell’Italia adottata da gran parte dei gruppi politici presenti in Parlamento.
Una novità da tenere conto anche per valutare l’accoglienza di proposte di ricerca della pace che affiorano sul piano nazionale e su quello internazionale.
Ad esempio è significativo, come segnala dal mondo latino americano Lucia Capuzzi su Avvenire, l’attivismo del nuovo presidente brasiliano Ignacio Lula che intende far valere il ruolo di possibile mediazione dei “Paesi neutri”. Lula è stato protagonista di diversi incontri bilaterali nell’ultimo G20, ha ricevuto un’apertura di credito da parte del leader ucraino Volodomyr Zelensky, si recherà a Pechino a fine marzo, mentre andrà, a breve, in Brasile il ministro degli esteri russo Lavrov.
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