La pace è giovane

Il messaggio di inizio d'anno dedicato al protagonismo delle nuove generazioni capaci di costruire pace e giustizia
marcia per la pace perugia assisi

I giovani e la pace. Benedetto XVI avverte il disagio crescente delle nuove generazioni che ha attraversato il mondo e che ha fornito spinte decisive al cambiamento nella primavera araba. Gli “indignados” di Madrid, poi, hanno avuto il coraggio di non rassegnarsi di fronte alla crisi e di lottare per il futuro, per la giustizia e la pace. Protesta e proposta che si è propagata alle principali piazze occidentali con alterne vicende. Nel suo messaggio per la pace , dal titolo “Educare i giovani alla giustizia e alla pace” il papa condivide l’apprensione dei giovani per una formazione che prepari ad affrontare la realtà, per potersi formare una famiglia, trovare un posto stabile di lavoro per poter portare il proprio originale contributo in una società in cui sembra scesa «una coltre di oscurità».

 

Nel processo educativo è importante la presenza di testimoni «che sappiano vedere più lontani degli altri» perché il testimone «è – spiega il papa – colui che vive per primo il cammino che propone». È un punto cruciale di ogni efficace rapporto educativo. Oltre la famiglia dove i giovani «imparano la solidarietà fra le generazioni, il rispetto delle regole, il perdono e l’accoglienza dell’altro», il papa si rivolge anche ai responsabili politici perché «offrano ai giovani un’immagine limpida della politica, come vero servizio per il bene di tutti» e al mondo dei media per il motivo che « l’educazione avviene infatti per mezzo della comunicazione, che influisce, positivamente o negativamente, sulla formazione della persona».

 

Ma sono le domande fondamentali che costituiscono la persona dal suo interno: che cos’è la verità? Chi è l’uomo? Sono domande che aprono la mente e il cuore alla dimensione trascendente perché « l’autentico sviluppo dell’uomo riguarda unitariamente la totalità della persona in ogni sua dimensione». E perché l’uomo è un essere relazionale, solo chi vive in rapporto con gli altri e con Dio può comprendere appieno il significato della sua vita e dell’autentica libertà per «superare l’orizzonte relativistico e conoscere la verità su se stesso e la verità circa il bene e il male». E «l’esercizio della libertà è intimamente connesso alla legge morale naturale, che ha carattere universale, esprime la dignità di ogni persona, pone la base dei suoi diritti e doveri fondamentali, e dunque, in ultima analisi, della convivenza giusta e pacifica fra le persone».

 

La pace e la giustizia hanno senso, dunque, solo su questi fondamenti e sui valori della verità, libertà, giustizia e amore. In questo senso la pace è sempre un’opera da costruire. «Per essere veramente operatori di pace, dobbiamo educarci alla compassione, alla solidarietà, alla collaborazione, alla fraternità, essere attivi all’interno della comunità e vigili nel destare le coscienze sulle questioni nazionali ed internazionali e sull’importanza di ricercare adeguate modalità di ridistribuzione della ricchezza, di promozione della crescita, di cooperazione allo sviluppo e di risoluzione dei conflitti». E i giovani saranno sempre un pungolo, uno stimolo verso il mondo degli adulti per una società più giusta e in pace.

I più letti della settimana

Il sorriso di Chiara

Guarire con i libri

Abbiamo a cuore la democrazia

Voci dal Genfest

Quell’articolo che ci ha cambiato la vita

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons