La pace dell’inquietudine
Ieri la madre, Monica, oggi il figlio, Agostino. Un personaggio interessante, sempre alla ricerca, inquieto. Così l’ha definito papa Francesco, riprendendo una sua famosissima espressione, scolpita sulla soglia della sua opera più famosa, le Confessioni: «Ci hai fatti per te e inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te».
Un uomo moderno, perché «nel suo cuore – commenta Francesco – rimane l’inquietudine della ricerca del senso profondo della vita; il suo cuore non è addormentato».
Agostino specifica: «Che io ti cerchi, Signore, invocandoti, e ti invochi credendoti». Il raggiungere non mette a riposo e il cercare non fa perdere la pace. Francesco definisce genialmente questo processo “la pace dell’inquietudine”.
Agostino, uomo della ricerca insoddisfatta durante la gioventù che lo ha fatto peregrinare dietro le filosofie del suo tempo, ha continuato a camminare, verso Dio e verso l’uomo. Contemplativo, non si è sottratto al servizio dell’unità della Chiesa e alle necessità più concrete della comunità di Ippona, di cui era vescovo. Se ne lamentava, a volte, ma non ha rifiutato di donarsi.
Agostino cerca perché ha sete: «La gente ha sete del mondo e non si accorge di essere nel deserto, ove l’anima dovrebbe aver sete di Dio». Niente nel mondo appaga questa sete, nemmeno Dio, perché il nostro cuore è piccolo e non riesce a contenerlo. Ma è l’unica acqua degna del nostro cuore fatto da Lui per Lui.