La nuova tratta delle schiave asiatiche
Alcuni anni fa, a Bangkok, una ragazza europea appariscente, sui 22 anni, voleva andarsene in giro con sconosciuti di notte, nella ‘’città degli angeli’’, Bangkok appunto. La mia amica thai non riusciva a convincere la ragazzina europea che era pericoloso avventurarsi a notte fonda con sconosciuti nelle discoteche. Ci sediamo, cerco di capire e poi le faccio una domanda: «Sai quanto vale una ragazza come te sul mercato?». Di colpo perde il sorriso e si fa scura in volto: «Cosa intendi dire?», mi chiede a sua volta. E io: «Sai a quanto ti possono vendere, una volta che sei drogata e non capisci più nulla?». La ragazza ammutolisce. Continuo: «Circa 3 mila euro», le dico. L’amica thailandese annuisce. «Ora vai a casa e stai buona stasera». Dopo pochi giorni ripartì verso l’Europa ed ora vive felice in un paesino sulle Alpi. «Almeno una, forse, l’abbiamo salvata», mi ero detto.
Alcune settimane fa mi trovavo in un orfanotrofio governativo nella città di Ho Chi Minch city: visitavo i disabili ed i più piccoli, alcuni dei quali paffutelli e davvero belli. Le infermiere che curavano i loro preziosi pazienti mi hanno mostrato una bambina, di circa 8 mesi di vita, sorridente e bella. «È stata recuperata al confine con la Cina, perché venduta dalla madre ad un trafficante: la polizia è riuscita a fermare questa gente e a riportare la bimba a Saigon appena in tempo, prima che passasse il confine». Non ci credevo: possibile che qualcuno abbia il fegato di vendere sua figlia, appena nata, ed altri possano comprare un “batuffolo di bellezza” del genere… e per far cosa? «Benedetta polizia vietnamita – mi son detto –, che è riuscita a fermare quei criminali». Quanti saranno, però, le bambine che non vengono recuperate in tempo?
I dati parlano da sé: in Cina mancano all’appello, per la nefasta politica di “solo un figlio”, introdotta nel 1979 e abolita nel 2015, circa 400 milioni di nascite: indubbiamente, oggi, nel 2019, esiste in quel colosso di nazione una grande disparità numerica tra i due sessi e sono richieste, secondo il South China Morning Post, qualcosa come 33 milioni di spose per altrettanti mariti che vogliono metter su casa.
Un esercito di “predatori” sono cioè in cerca di spose, più o meno volontarie, che siano disposte ad andare in Cina e sposarsi con uno sconosciuto, senza sapere né la lingua o quant’altro possa aiutarle per una vita decente e che si possa chiare tale. Molte, troppe ragazze da Myanmar, Laos, Cambogia, Vietnam e dalle zone di confine della Thailandia, sono raggirate, rapite e vendute talvolta attraverso parenti e fidanzati senza scrupoli per prezzi che possono andare dai 150 fino ai 3 mila dollari. In realtà, il futuro sposo, paga all’intermediario un prezzo che arriva fino a 10 mila dollari, affinché gli fornisca una giovane donna vergine e che sia in grado di procreare. Mentre, se la ragazza è destinata alla prostituzione, il costo non arriva a 10 mila dollari.
Ogni anno la stima ufficiale in Vientam parla di circa un migliaio di ragazze, soprattutto dai villaggi più poveri, che vengono forzate al di là del confine con la Cina, per matrimoni “nel migliore dei casi”, se non prostituzione e schiavitù sessuale: circa mille ogni anni sono solo i casi denunciati alle autorità, ma il numero è molto, molto più alto. E lo stesso accade in Thailandia, in Myanmar (soprattutto per le donne di etnia Kachin), in Laos e Cambogia. Veri e propri drammi e condizioni di schiavitù sessuale, che portano con sé malattie e traumi per il resto della vita. A volte ragazzine adolescenti vergini, vengono vendute dalle loro famiglie, come nel caso delle tribù sulle montagne della Thailandia, ad un prezzo più basso del costo di quello di un bufalo. Le prove di tutto questo? Le numerose interviste di quelle ragazze che riescono a ritornare, a volte dopo anni di condizioni disumane o dopo aver dato alla luce un figlio ed essere costrette a lasciarlo alla famiglia «del marito». Questa, infatti, è spesso una condizione per essere lasciate libere e ritornare a casa.
Per molti uomini, poter iniziare alla vita sessuale una donna è un portafortuna di grande valore e sono disposti a pagare bene. Una triste usanza e superstizione che è ancora viva da quelle parti. Le varie baraccopoli nella grandi città sono mercati drammatici per questo tipo di affari sporchi: sporchissimi.
Perché non si discute di questi problemi nei grandi summit internazionali, e non solo di denaro, infrastrutture e investimenti, che tra l’altro sono tra le cause di un tal tipo di problemi?