La nuova riforma del Terzo settore
Il Consiglio dei Ministri – su proposta del Presidente e del ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti – ha dato il via libera al disegno di legge delega per la riforma del Terzo settore e dell’impresa sociale oltre che per la disciplina del servizio civile universale. Le linee guida della riforma erano già state anticipate dal Presidente del consiglio Matteo Renzi il 13 maggio scorso, che aveva avviato una consultazione online sulla materia: e dai cittadini erano pervenute ben 762 e-mail. Adesso, con questo decreto, si è cercato di mettere ordine alla disciplina degli enti privati del terzo settore e di tutte le attività per la promozione e la realizzazione di progetti con finalità solidaristiche e di interesse generale. In effetti, oggi il terzo settore sente l’esigenza di potenziarsi anche attraverso la produzione e lo scambio di beni e di servizi di utilità sociale – in attuazione del principio di sussidiarietà – al fine di sostenere la libera iniziativa dei cittadini associati per perseguire il bene comune. Proprio per questo il Governo ha deciso di mettere mano alla regolamentazione del terzo settore al fine di elevare i livelli di cittadinanza attiva, di coesione e di protezione civile, favorendo la partecipazione, l’inclusione e il pieno sviluppo della persona e valorizzando al contempo il potenziale di crescita ed occupazione del settore.
Tra le novità più rilevanti della riforma ci sono: i nuovi criteri per semplificare il riconoscimento giuridico delle imprese sociali, i nuovi incentivi fiscali a fronte di una più coerente definizione dell’interesse collettivo, la creazione del registro unico degli enti, la possibilità di assegnare per fini sociali immobili pubblici inutilizzati o beni mobili e immobili confiscati alla criminalità organizzata. E’ inoltre previsto il ripristino di un organismo nazionale indipendente per la promozione e il controllo – analogo all’Agenzia per il Terzo settore soppressa nel 2012 – la stabilizzazione del 5 per mille e la valorizzazione dell’impegno sociale nella formazione dei giovani come avviene nel mondo civile.
Ecco, nel dettaglio, le principali novità del testo emanato dal Consiglio dei Ministri:
5 per mille stabile, cambia la fiscalità
Il meccanismo del 5 per mille, che ancora oggi deve essere finanziato ad ogni legge di stabilità, diventerà permanente. E’ stata prevista anche l’introduzione di una tassazione che tenga conto non solo delle finalità solidaristiche delle Onlus, ma anche del divieto di ripartizione degli utili. In questo ambito verranno anche riviste tutte le agevolazioni, detrazioni e deduzioni, fiscali che ad oggi riguardano le attività di volontariato.
Servizio civile anche all’estero
Il servizio civile nazionale, nato nel 2001 e a cui hanno partecipato in 12 anni 298.421 giovani, diventerà universale, cioè sarà aperto anche agli stranieri. Si riforma, quindi, anche il servizio civile per il quale si prospetta una programmazione almeno triennale dei contingenti di giovani, anche stranieri. I ragazzi e le ragazze coinvolti faranno anche esperienze all’estero, dentro o fuori la Ue. Il servizio civile, inoltre, farà curriculum sia nei percorsi di istruzione che in ambito lavorativo.
Immobili non utilizzati e della criminalità
Per sostenere economicamente gli enti del terzo settore verranno studiate ed incentivate forme per accelerare l’assegnazione, a loro favore, degli immobili pubblici inutilizzati o dei beni confiscati alla criminalità organizzata.
Impresa sociale e i bond solidarietà
Viene ridisegnata la disciplina delle società che operano in questo settore, con ampliamento dei settori di attività, previsione di forme di remunerazione del capitale sociale, possibilità di accedere a forme di raccolta di capitali di rischio, introduzione di misure fiscali volte a favorire gli investimenti di capitale nelle imprese sociali. Il progetto del Governo prevede anche l’introduzione di misure fiscali per favorire gli investimenti di capitale nelle imprese sociali. Per finanziare gli enti non lucrativi, la delega punta anche a favorire la diffusione di titoli di solidarietà e altre forme di finanza sociale come ad esempio i social bond, già esistenti, che sono titoli a rendimento garantito con una quota destinata a un soggetto del terzo settore.
Registro unico del settore
Servirà a favorire la piena conoscibilità di quanto fa il Terzo settore in tutto il territorio nazionale.
Adesso il disegno di legge delega dovrà affrontare l’esame del Parlamento e, dopo, i decreti attuativi, dovrebbe entrare in vigore – almeno così spera il governo – nella prima metà del 2015.