La nostra Africa

Presentato il libro di Michelangelo Bartolo, intenso e sorprendente racconto di un medico in missione, ma anche viva testimonianza di dieci anni di attività del programma Dream della Comunità di Sant'Egidio per prevenire e curare l'Aids nel continente africano
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Un freddo pomeriggio a Roma, spettinato dal vento e da una pioggia insistente. Il traffico, la frenesia della folla che si affretta a rientrare a casa dagli uffici. Tutto ti aspetteresti, tranne che trovare una sala gremita per la presentazione di un libro che parla dell’Africa. «Mi fa piacere vedere una sala piena per parlare di Africa – Paolo Masini, Commissione cultura del comune di Roma –. Qualche anno fa si arrivò al punto anche di organizzare manifestazioni in piazza. Purtroppo qualcosa è cambiato nel frattempo, parlare di Africa non è più un argomento alla moda, ma spero che presto questi temi tornino a trovare posto anche nell’agenda politica».

Eccoci qui – terminati i posti a sedere, la folla si accalca in piedi, sul fondo della sala – accolti dagli scatti di Tino Veneziano per la mostra Viva l’Africa Viva e profondamente immersi nell’ascolto di alcuni passaggi del testo letti da Doretta Marsiglia. E con stupore e compiaciuta sorpresa scopriamo che il libro è divertente! Non c’è demagogia, non c’è comodo buonismo, l’autore racconta con ironia e umanità ciò che vede, l’esperienza della tragedia umana.

«Le difficoltà nel libro scorrono perché l’approccio fondamentale è quello che io definirei Il marchio Sant’Egidio: un approccio che non è mai dogmatico, ma fatto di concretezza e rispetto», commenta Giampaolo Cadalanu, giornalista de La Repubblica. E concreto è infatti l’impegno della comunità di Sant’Egidio, da dieci anni presente in quasi tutto il territorio dell’Africa con il progetto DREAM.

«Dream non è solo l’acronimo di Drug Resource Enhancement against Aids and Malnutrition, ma un sogno che si realizza» racconta Mario Marazziti, portavoce della comunità di Sant’Egidio. «Le Istituzioni internazionali avevano previsto per l’Africa solo un piano preventivo: iniziare un programma sull’accesso alle terapie era culturalmente non accettato e vagamente vietato». Il libro racconta la storia di questa impresa in modo spiritoso, ironico, semplice, essenziale, portando alla coscienza di tutti un messaggio che non si può ignorare: la geografia non può fare la differenza dei diritti. E il programma DREAM è una realtà che sostiene questo principio con dati concreti: 202.600 persone assistite, di cui 34.500 minori di 15 anni; 86.100 in terapia antiretrovirale, di cui 9.280 bambini; 20.020 i bambini nati sani grazie al programma di prevenzione verticale; 1.830 le gravidanze attualmente seguite; un milione le persone che complessivamente in questi anni hanno usufruito del programma. Roberto Gervaso, scrittore anche lui, commenta: «Il vero mondo è questo. Del Porcellum non mi interessa, mi interessa che ci siano uomini come questi».

Tra gli applausi la sala lentamente si svuota. E si torna al mondo reale: il traffico, la frenesia, la pioggia ancora insistente.

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