La necessità di un’Europa diversa

“Europeisti” e “sovranisti” rappresentano una dialettica necessaria per un’Europa dei popoli davvero giusta e solidale, non solo sulla carta. Contributi al dibattito su cittanuova.it in vista delle elezioni del 26 maggio 2019

Ebbene sì, alle prossime elezioni europee voterò un partito cosiddetto “sovranista”, eppure da 40 anni condivido l’ideale del mondo unito promosso dal Movimento dei Focolari nel mondo.

Sono in contraddizione con me stesso oppure ho perso questo riferimento ideale ed è prevalsa la sfiducia? Io credo di no e provo a spiegare. Premetto che condivido il progetto di un’Europa unita e solidale, come passaggio storico verso mete di unità ancora più grandi. Vorrei anche evitare alcuni luoghi comuni come “sovranista”, “euroscettico”, “più o meno Europa”.

Nessuno dei principali partiti cosiddetti sovranisti, almeno in Italia, è per la dissoluzione dell’Unione Europea. Quindi il parallelo tra sovranismo e nazionalismi guerrieri del ‘900 non regge. Euroscettico poi si applica a questa Unione Europea, come funziona oggi, non al progetto dei fondatori. Sul detto “Più o meno Europa” credo non si possa misurare l’Europa a chili, perché è una realtà complessa a molte dimensioni.

Qualcuno dice che i partiti sovranisti vogliono tornare indietro nella storia invece di andare avanti. Non credo sia vero. Vogliono un’Europa diversa e piuttosto di andare avanti così, qualcuno chiede di restituire agli stati una parte di sovranità, altri vogliono più sussidiarietà e protagonismo dei territori e non degli stati nazionali, altri semplicemente ritengono di non poter cedere altra sovranità all’Unione Europea se essa non viene profondamente riformata.

E che l’Unione Europea debba essere riformata lo pensano anche molti cosiddetti “europeisti”. Quali sono i problemi principali di questa Unione?  Il primo credo sia quello economico.  In Italia poco tempo dopo l’adozione dell’Euro valutato quasi 2 mila Lire, si è arrivati all’equazione 1 Euro = mille Lire e non ditemi che si sono arricchiti i commercianti, perché avrebbero dovuto fare un gigantesco cartello, impossibile su tutti i settori di mercato e tra tutti gli operatori economici.

Mi sembra più realistica la causa legata alla debolezza della nostra economia che, in caso di adozione di una moneta unica, con economie più forti, non potendo più svalutare la moneta e avendo i salari bloccati dai contratti collettivi, ha fatto alzare in modo generalizzato i prezzi. L’impoverimento causato dall’Euro e dalle politiche recessive imposte dalla UE però dura ancora oggi.

Lo studio di una università tedesca   ha stimato che il PIL italiano senza Euro sarebbe cresciuto finora di 73.600 Euro a persona, mentre il PIL tedesco proprio grazie alla moneta unica è cresciuto di 23.000 Euro a persona. E’ impossibile stabilire con certezza cosa sarebbe successo senza Euro e c’è chi ha già criticato tale studio.

Però l’ho voluto citare perché l’impressione che alcuni Paesi come l’Italia siano stati fortemente penalizzati dalle politiche economiche della UE, mentre altri, in primis la Germania, sono stati avvantaggiati, non sembra proprio un’invenzione dei sovranisti, ma una realtà che tocchiamo con mano da anni e che finalmente alcuni economisti riconoscono.

D’altra parte se la Germania avesse mantenuto il Marco come valuta, questo avrebbe avuto un valore più alto dell’Euro e avrebbe fatto da freno all’espansione tedesca. Infatti la Germania ha da diversi anni un surplus di esportazione, come riconosciuto dallo stesso Juncker pochi giorni fa. Nonostante ciò noi siamo un Paese contributore nella UE e diamo circa 2 miliardi in più di quello che riceviamo. Dovrebbe essere il contrario. Se siamo un Paese svantaggiato, dovremmo almeno ricevere più che dare.

In un’Europa solidale queste ingiustizie non dovrebbero esserci. Io concordo che i problemi dell’Italia, prima dell’ingresso nell’Euro, non erano colpa della UE, ma l’ingresso nell’Euro li ha amplificati. Nonostante tutti i tagli e i sacrifici di questi anni infatti non riusciamo a riprenderci. L’altro aspetto negativo della UE è la mancanza di democrazia. Il parlamento europeo è l’unico organo eletto dal popolo ma ha un potere legislativo quasi nullo. Nelle democrazie il parlamento fa le leggi o almeno le vaglia, le modifica e le approva, quando l’iniziativa parte da altri organi. Pertanto anche l’idea che la UE sia lontana dai cittadini non è un’invenzione ma una realtà.

L’ultimo aspetto ma fondamentale è la costatazione che questa Unione Europea di unione ha solo il nome e ogni stato fa i suoi interessi. Lo vediamo con la gestione dei migranti, con la destabilizzazione della Libia e con moltissimi altri fatti.

Per fare una vera unione ci vuole reciprocità, non possiamo farlo solo noi italiani. Ecco che il movimento sovranista vuole dare una scrollata all’Unione Europea così come è oggi, perché foriera più di ingiustizia che di solidarietà.

Anche molte leggi europee sono percepite come ingiuste, basta pensare ai prodotti made in Italy, spesso penalizzati. Potrei andare avanti con molti altri esempi ma mi fermo e faccio una considerazione finale. I sovranisti e gli europeisti, almeno in Italia, vogliono tutti un’Europa diversa.

Invece che combattere strenuamente fra loro, anche se in campagna elettorale la distinzione è doverosa, potrebbero collaborare con iniziative concrete, come ad esempio una riforma delle istituzioni che dia un vero potere legislativo al Parlamento Europeo.

Inoltre, invece di vedere l’altro come nemico, potremmo dalla parte sovranista riconoscere che gli europeisti aiutano a mantenere acceso un sogno e un progetto epocale, mentre i sovranisti accendono il faro sulla realtà effettiva che solo così può essere migliorata. Coltivare un sogno in modo idealista, senza guardare i reali problemi, può portare al disfacimento anche delle conquiste già ottenute.

Mettere l’accento solo sui problemi, può portare ad una chiusura e all’abbandono del sogno. Europeisti e sovranisti mi sembrano quindi entrambi importanti per un’Europa dei popoli davvero giusta e solidale, non solo sulla carta. Non credo sia una conclusione buonista per mettere d’accordo tutti e lo dimostro con un esempio: il Quantitive Easing voluto da Draghi (l’emissione di nuova moneta a fronte dell’acquisto dei titoli di stato da parte della BCE), una delle poche manovre espansive che ci ha fatto respirare un po’, è stato possibile proprio perché era iniziato il vento sovranista, altrimenti la Germania non l’avrebbe mai accettato.

Concludo con l’invito a tutti, politici ed elettori, a non accontentarsi di slogan ma ad entrare nei problemi ascoltando anche e soprattutto chi non la pensa come noi. È faticoso perché i problemi sono tanti e la realtà è complessa, ma solo così possiamo cercare di costruire un’Europa nuova che realizzi il sogno dei suoi padri fondatori.

 

Leggi anche Perché andrò a votare il 26 maggio di Edoardo Zin

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons