La necessità di un rimodellamento profondo

Una manovra che colpisca ciò che crea effetti negativi sulla società, non ciò che la fa crescere: le proposte dell'economista Leonardo Becchetti
becchetti

«Finora abbiamo visto dilettantismo, approssimazione, e una partigianeria molto forte»: non ha mezze parole l’economista Leonardo Becchetti nel dare un’opinione su contenuti e metodi della manovra finanziaria. Una posizione già espressa chiaramente nel suo articolo “Una manovra partigiana che tassa i valori”, apparsa su benecomune.net.

 

Dott. Becchetti, quali sono gli aspetti del provvedimento che l’hanno portata a formulare questo giudizio?

«Nella proposta avanzata, almeno allo stato dei fatti, si prendono di mira alcune categorie generalmente meno propense a votare per il partito oggi al governo, come le cooperative e gli statali. Perché penalizzare un settore come quello delle energie verdi, uno di quelli che crea più posti di lavoro, e non altri? Abbiamo assistito al travisamento della cosiddetta Robin Hood Tax, che invece degli speculatori petroliferi ha colpito anche questa categoria».

 

Sta di fatto che ora, dopo le ultime modifiche alla manovra, i conti non tornano: che strada si intraprenderà ora?

«Un aumento dell’Iva è la soluzione più semplice e praticabile perché garantisce entrate sicure, a differenza di quello che c’è ora in pentola. Una proposta di riduzione degli armamenti, come già hanno fatto Inghilterra e Francia, contenuta in una sorta di “controfinanziaria”, è peraltro rimasta inascoltata».

 

Ci viene ripetutamente ricordato che siamo “sotto osservazione” da parte dell’Unione Europea: cosa possiamo aspettarci da Bruxelles?

«A livello europeo rimane la questione degli eurobond e di una responsabilità fiscale comune, oltre al mantenimento di una disciplina rigorosa verso i Paesi che hanno sbagliato: o si fa un passo avanti in questa direzione, o l’Euro salta. Ritengo infondato il timore di perdere ulteriormente la nostra libertà in politica economica: i saldi sono già imposti dall’esterno, possiamo solo scegliere il metodo per rispettarli. E proprio sul rispetto dei saldi sarà dedicata una particolare attenzione all’Italia, oltre alle misure per stimolare la crescita».

 

Davanti ad una maggioranza che non appare coesa sulla manovra, c’è un’opposizione che potrebbe unirsi su alcune delle controproposte…

«Difficile a dirsi. Sicuramente i partiti di centro e di sinistra avrebbero intrapreso strade diverse, come la patrimoniale. Il problema rimane comunque quello di ridurre il debito e i relativi interessi, fronte su cui l’attuale manovra non è abbastanza incisiva».

 

Che cosa dovrebbe quindi includere, a suo avviso, una manovra efficace?

«Innanzitutto una politica industriale rimodellata, che tassi ciò che crea effetti negativi sulla società – come la speculazione e l’inquinamento – e non ciò che crea ricchezza, come il lavoro. Penso alle green taxes (tasse verdi) in vigore nel Nord Europa, che colpiscono il consumo o la produzione di inquinanti: se le aziende sanno che passando a processi produttivi più “verdi” otterranno dei vantaggi fiscali, saranno stimolate a farlo. Ma la vera questione si colloca a livello più alto. Viviamo in una sorta di casa a tre piani di cui dobbiamo ristrutturare il terzo, ossia la finanza internazionale: le cause che hanno generato la crisi sono ancora presenti, dalle grandi banche con bilanci squilibrati a vecchi e nuovi derivati di dubbio valore. Le transazioni finanziare e questi strumenti pericolosi andrebbero come minimo tassati, per avere più risorse a disposizione dei bilanci pubblici e rallentare la volatilità dei mercati. Altrimenti i problemi che ci troviamo ora ad affrontare si ripresenteranno».

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