La ‘ndrangheta e l’Eucaristia

«La ’ndrangheta ha ucciso mio nipote perché si era innamorato della cognata di un boss locale. Non riesco a perdonarlo e il parroco da allora mi nega la Comunione. È giusto?». Una nonna calabrese
Processo

Il “cristiano” è una persona che cerca di assomigliare al Cristo nel modo di pensare, di vivere, di rapportarsi con gli altri: «Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato» (1 Gv 2, 6: noti quel “dimorare in Cristo”). Gesù fa del suo stile di vita il criterio del nostro: «Come io ho amato voi, anche voi amatevi gli uni gli altri» (Gv 13, 34). Il Vangelo non è “non fare del male”, ma “fare il bene” alla maniera di Gesù!

Nell’Eucaristia noi risentiamo le parole di Gesù «versato per voi e per tutti»: tutti, anche i persecutori, i nemici, coloro che ci fanno del male. Nutrirci di Gesù nell’Eucaristia significa “entrare in comunione” con lui e, in lui, con tutti i nostri fratelli e sorelle, compresi coloro che non vorremmo chiamare così.

E sa perché è così difficile per noi perdonare? Il perdono non è debolezza, ma un atto di amore “intelligente” (intus legere = leggere dentro). Nel cuore dell’uomo il Padre “legge” tutta la “potenzialità di bene” che il male commesso non può mai completamente cancellare. Entrare in questa “bontà intelligente” ci fa capire la possibilità del perdono e la libertà che ne scaturisce.

Un sacerdote può negare la Comunione? Solo in presenza di uno “scandalo pubblico” grave. Non credo di banalizzare, se le dico che, da parroco, invitavo papà e mamme a non dire ai bambini: «Sei stato cattivo, non puoi andare alla comunione», ma piuttosto: «Siccome non sei stato buono, vai da Gesù a chiedergli che ti renda buono come lui!». La Comunione eucaristica non è un “premio”, ma la volontà di Gesù di “trasformarci” in lui: chieda a Gesù di renderla capace di avere i suoi stessi “sentimenti”!

tongan@alice.it

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