La natura costruita
Gli acquerelli di Yvan Salomone, tra Milano e Acireale. Un sogno moderno.
Salomone ha cinquant’anni e dipinge ancora gli acquerelli. Una tecnica sorpassata, dirà qualcuno, o almeno in uso non oggi, ma nell’Ottocento per opere di piccolo formato. Un foglio da disegno. Yvan non la pensa così. Perché la sua natura, i suoi paesaggi, le sue “cose” non sono appunti fuggevoli, impressioni di un attimo, “belle campagne o marine”.
Egli costruisce il paesaggio, ed è un mondo che avrebbe in sé ben poco di romantico: distributori di benzina, depositi di pietra, un oleodotto, e poi muri, tubi, macchine,rottami, case anonime, depositi. Insomma il brutto ed il deforme che ci circonda e che noi non vogliamo vedere. I colori sono a tinte spesso unite, grandi distese di verde, marrone, grigio, un cielo sul celeste, spesso velato, o invisibile. Che ha di bello la natura di Yvan?
Salomone ha superato la visione contemplativa del passato. Ma non ha smesso la voglia di contemplare. Così si costruisce una sua natura, e fa vedere come il degrado o l’ovvio in cui viviamo possano diventare paesaggio, cioè visione. La cancellata (2001) che chiude la fabbrica, nera filigrana da cui esce un poco d’albero; l’autobus con il bagagliaio aperto sullo sfondo di un verde cupo, presenza di un automa che ha del drammatico; il palazzo vecchio forse in disfacimento tra le agavi (1999); i l clavicembalo rosso galleggiante nello spazio come un fuscello (2010) e così via.
La fantasia di Yvan mette insieme cose e situazioni e si inventa una natura “altra”, un paesaggio” altro”. Parrebbe morto, anonimo, brutto. L’artista francese invece raccoglie “le cose” e ne cerca una nuova armonia. Sono belli i colori chiari delle opere, le pennellate larghe, gli accostamenti si direbbero infantili di cose vecchie, usate, anonime sotto un fondo implacabilmente “presente”.
Il pensiero ed il cuore di Yvan sono quel fondo di vario colore entro cui instancabilmente egli colloca ciò che agli altri non interessa. Dal brutto, dal disusato, dall’ovvio, Yvan trae invece un tipo di bellezza dolente, eppure serena. Un artista vede diversamente le cose. Un artista non getta via nulla. Mai. Anzi, prende e raccoglie tutto. Si crea un nuovo paesaggio. Questo, che è in definitiva, contemplazione della vita che non si può spegnere. Nemmeno quella di una “cosa”.
Yvan Salomone. Rear Mirror View. Milano, Credito Valtellinese. Fino al 16/3. Acireale, Credito Siciliano, dal 6/5 al 3/7 (catalogo Credito Valtellinese).