La morte non è la fine

Parola di Vita/Aprile «Io sono la risurrezione e la vita» (Gv 11,25)
Simboliche

Gesù pronunciò queste parole in occasione della morte di Lazzaro di Betania, che poi egli al quarto giorno risuscitò.

Lazzaro aveva due sorelle: Marta e Maria.

Marta, appena seppe che arrivava Gesù, gli corse incontro e gli disse: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù le rispose: «Tuo fratello risusciterà». Marta replicò: «So che risusciterà nell’ultimo giorno». E Gesù dichiara: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno».

 

«Io sono la risurrezione e la vita».

 

Gesù vuol fare intendere chi egli è per l’uomo. Gesù possiede il bene più prezioso che si possa desiderare: la Vita, quella Vita che non muore.

Se hai letto il Vangelo di Giovanni, avrai trovato che Gesù ha pure detto: «Come il Padre ha la Vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la Vita in se stesso».

E poiché Gesù ha la Vita, la può comunicare.

 

«Io sono la risurrezione e la vita».

 

Anche Marta crede alla risurrezione finale: «So che risusciterà nell’ultimo giorno».

Ma Gesù, con la sua affermazione meravigliosa: «Io sono la risurrezione e la vita», le fa capire che non deve attendere il futuro per sperare nella risurrezione dei morti. Già adesso, nel presente, egli è per tutti i credenti, quella Vita divina, ineffabile, eterna, che non morirà mai.

Se Gesù è in loro, se egli è in te, non morirai. Questa Vita nel credente è della stessa natura di Gesù risorto e quindi ben diversa dalla condizione umana in cui si trova.

E questa straordinaria Vita, che già esiste anche in te, si manifesterà pienamente nell’ultimo giorno, quando parteciperai, con tutto il tuo essere, alla risurrezione futura.

 

 

Pubblicata su Città Nuova n. 4/1999.

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