La moderna Coppelia

Ricca di umorismo, esuberanza e danze briose, la vicenda della bambola meccanica. Compagnia Junior Balletto di Toscana
coppelia monteverde danza

«Se "Giselle" rappresenta la grande tragedia del balletto, "Coppélia" è la sua grande commedia» affermava Balanchine. Fra i più celebri titoli del repertorio classico, Coppélia (1870, la cui storia si rifà al racconto fantastico del tedesco Hoffmann "L'uomo della sabbia") rappresentò una rottura con il mondo tragico e cupo tipico dei balletti romantici fatto di spiriti eterei e languori d'amore.

Ricca di umorismo, di esuberanza e di danze briose, la vicenda della bambola meccanica è un intreccio divertente di amore, gelosia e mistero, sulla splendida musica di Léo Delibes. Basata su tre elementi tradizionalmente intriganti: la disputa di un amante, un vecchio pazzo che crede di essere il dottor Frankenstein, e un inevitabile happy end.

Protagonista è l'intraprendente Swanilda, il cui fidanzato Franz è sedotto da una fanciulla immobile che vede affacciata al balcone del giocattolaio Coppélius. È Coppélia, una bambola a grandezza naturale creata dall'inquietante inventore. Swanilda, incuriosita dal mistero, s'intrufola di soppiatto nel laboratorio pieno di bambole e si sostituisce a quella cui tanto assomiglia, scatenando una serie di reazioni del giocattolaio e del fidanzato, con il quale però alla fine si sposerà.

L'opera ha sempre colpito la fantasia dei coreografi contemporanei. Si è aggiunta lo scorso anno, alla folta schiera di rivisitazioni, quella di Fabrizio Monteverde: una spumeggiante versione contemporanea per la compagnia Junior Balletto di Toscana, al loro primo balletto narrativo. Non nuovo a rivisitazioni di titoli classici, Monteverde sfronda la partitura musicale, mantiene tutti i canoni e i ruoli dell'originale, e vira secondo il suo personale vocabolario coreografico.

Una danza senza confini tra classico e moderno, sempre connessa al corpo. Il corpo che ha sempre una storia, espressione di un sentimento. E qui ci sono le paure infantili, gli struggimenti e i languori dei primi amori. Quelli dei ragazzi. Istintivi, grezzi, incoscienti, con la donna che conduce il gioco del corteggiamento.

Con irrefrenabile impeto conforma il movimento alla psicologia dei personaggi, ma senza la pretesa di volerne scandagliare le profondità. Leggerezza e allegria prevalgono. E ripete più volte baci prolungati fra le coppie, incollate alle labbra. Ad apertura di sipario distribuisce diciotto bamboline (quanti sono gli interpreti) cantanti la filastrocca "Martina è una bella bambolina".

Il gioco ha inizio in un'atmosfera quasi noir, nel silenzio della musica che subito dopo inonda la scena puntellata da luci abbacinanti. Suggestive nell'evidenziare con coni luminosi assoli, duetti e quartetti, e con esplosioni a tutta scena le frequenti danze corali.

Altri silenzi preparano le celebri note della partitura musicale, sulla quale trionfa una vibrante dinamicità  compositiva di diagonali, file, incroci, sulla fisicità dei giovanissimi danzatori, snodabili ed elastici, in vesti vermiglie. Il nero, invece, è il colore che si addice a Coppelius, il cui tentativo, fallito, di ridare vita alla sua bambola meccanica si risolve nell'estrarne da un baule, infine, una gonfiabile. Mentre attorno a lui esplode il gioioso e corale gran finale.
 
"Coppelia", coreografia Fabrizio Monteverde, Compagnia Junior Balletto di Toscana. A Roma, Festival “Invito alla danza”, martedì 24 luglio; 28 luglio Marina di Pietrasanta (PI)  festival “La Versiliana”.

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