La missione del giornalismo
Nell'anniversario della morte, stralci da un articolo del maggio 1959 per Città Nuova. La straordinaria attualità di un pensiero.
Per propugnare la libertà, per la quale si è figli di Dio, bisogna che il giornale sia esso stesso libero. Non è difficilissimo trovare finanziatori: basta cedere in cambio la propria libertà, la propria anima.
Il fatto che la stampa cattolica, di solito, tecnicamente sia meno vistosa, può dispiacere; ma, tranne i casi di sonnolenza anacronistica e di sciatteria costituzionale, la cosa può significare che il foglio non ha venduto la propria libertà: credo, morale, Chiesa… Povero ma onesto.
Per vincere la povertà, troppa stampa fa traffico di coscienze o si dà allo smercio dell’oscenità. E invece il popolo, che ha fame di vita, attende dalla stampa – malgrado scandali e delusioni, – un nutrimento di fede, un’azione educativa, un aiuto a vincere nell’amore la morte.
I giornalisti formano, più degli altri, l’opinione pubblica: quindi esercitano un influsso sullo spirito del pubblico, e può essere un influsso buono o cattivo, traente a Dio o traente a Satana.
Chi coltiva l’impudicizia, il pettegolezzo, il mendacio, chi rovista la cenere delle passioni, lavora, non per la città di Dio, ma per la città avversaria.
I giornalisti e i pubblicisti, con gli scrittori e gli oratori e i sacerdoti e i maestri, sono i più diretti costruttori della città nuova.
In conclusione l’opera della stampa cattolica ha da essere di illuminazione e difesa dei valori essenziali della convivenza umana, per farne una realizzazione della volontà divina: valori che sono innanzi tutto:
La libertà – Più di metà degli uomini oggi sono privari della libertà di stampa, al fine d’essere privati della libertà dello spirito per essere ridotti a solo congegno di produzione e sparo. La difesa di questo valore è vitale. Ma la libertà dal male, non dal bene; dalla morte, non dalla vita. […]
La verità – Oggi la gente conosce il cristianesimo forse più dalla stampa che dal pulpito. E la stampa cattolica, oltre a spiegare le verità della fede, deve di continuo enucleare la verità ordinaria da viluppi d’errori, incomprensioni, ambiguità. Così facendo, concorre a ripulire l’ambiente, immettendo nella città dell’uomo, carica d’ombre, i doni della luce e della sanità.
La giustizia – Il cristianesimo è difficile ad accettarsi, non per i suoi dogmi teologici, ma per i suoi impegni sociologici: per la sua morale. Non il credere nella Trinità è difficile, ma il dare il superfluo al povero e praticare le opere di carità e non far distinzione di casta e razza e classe, sì da vedere in ogni uomo l’equivalenza morale di Cristo: questo è difficile all’egoismo umano.
La carità – La carità è tutto. Senza la carità tutto è niente. Per vestirci di questa luce di angeli abbiamo bisogno di un continuo rifornimento d’istruzioni e d’esempi accanto alla grazia sacramentale. La stampa può e deve alimentare questo sentimento, che è il solo cemento sociale durevole, prima che la paura, madre dell’atomica e nemica dell’amore, abbia preso il sopravvento.
I giornalisti possono essere, devono essere, in certo senso, Apostoli e Profeti.