«Io la mia parte, Lui tutto il resto»
Raggiungo via telefono Luca, neo papà da quasi un anno, per fargli gli auguri e condividere la sua gioia. È un giovane profondamente credente e praticante che, con estrema facilità e con un profondo senso di gratitudine mi comunica, come fosse ieri, le sue ansie e le sue emozioni nel momento della nascita di Matteo e il momento del gioioso annuncio.
«Matteo è nato – mi racconta – dopo un viaggio delicato, terminato con un cesareo. Quando Marine è entrata nella “sala operatoria” sono rimasto solo, era il 16 luglio, giorno della Madonna del Carmelo e, mentre pregavo la quarta decina del rosario, l’ostetrica mi annuncia: Luca tutto bene, Matteo è con la mamma!
Ricordo le lacrime di gioia, ho terminato l’ultima decina e poi mi hanno portato il “piccolo” miracolo. Ho subito pensato: come si tiene? Cosa faccio? Mi guardava fisso, occhi piccoli per lo sforzo, fermo, e io ho pensato: se è tranquillo lui, lo posso essere anche io! I primi 5 giorni volevo solo stare con lui, non ho chiamato nessuno, ho scritto giusto un messaggio di avviso a tutti gli amici e familiari ma poi, volevo solo stare con lui. Ricordo le passeggiate serali nei corridoi dell’ospedale e le prime dormite di Matteo nelle mie braccia. Era come dopo uno spettacolo, quando vuoi solo godere quel grande regalo, quellaforte emozione.
È nato nell’anno dedicato dalla Chiesa a San Giuseppe. Cosa ti dice questa coincidenza?
Per me san Giuseppe è simbolo dell’uomo che ascolta Dio e fa ciò che gli viene chiesto, anche se doveva affrontare situazioni difficili da capire. Ma quando decideva, non lo fermava nessuno. Come papà di Gesù è arrivato a sfidare l’Impero romano, a vedere suo figlio nascere in una stalla, a fuggire senza nessun appoggio umano. Ciò che per lui contava era adempiere la sua missione. Penso che sia un esempio per tutti in qualsiasi situazione possiamo trovarci.
Una volta ero terrorizzato dalla paura di prendere l’aereo, ma l’ho superata per amore della mia futura moglie di origine egiziana e ora ti dico ciò dopo aver fatto il primo volo con nostro figlio. Devo dire che ogni decollo è un tuffo al cuore, e adesso ancora di più. Ed è così in molti “decolli” della vita, dove non è possibile avere un controllo totale delle cose e allora mi affido al Dio dell’impossibile, al Padre che sa cosa è giusto. Penso come Giuseppe: io la mia parte, Lui tutto il resto.
Come genitori novelli cosa vi trovate a vivere?
Soprattutto nei primi mesi ogni giorno c’era qualcosa di nuovo. Appena pensavo di aver capito o trovato un “sistema”, dovevo rivedere tutto! È un’interessante palestra di vita, è come nuotare a stile libero senza aspettare di arrivare nella terra ferma. Tutto è da scoprire, e io voglio esserci, insegnare a Matteo quello che so, accompagnarlo lungo la sua strada. E in questo straordinario cammino godermi le cose piccole, le più belle, come una mano appoggiata al suo visino in piena notte, dopo un brutto sogno, e la sua manina che tiene la mia, per poi riaddormentarsi sereno.
Nei primi mesi abbiamo scoperto che i genitori sono il miglior “intrattenimento” per il bebè. All’inizio ci “preoccupavamo” di cosa fare con lui o per lui. Poi abbiamo acquistato una culla con le rotelle per tenerlo presente in ogni nostra attività quotidiana (cucinare, pulire, fare ordine, lavare e stendere i panni..) e così lui semplicemente guardandoci e ascoltandoci si diverte e impara. Poi per tutto il resto trovo che, oltre a seguire la curiosità del bebè e i suoi bisogni, sia importante ascoltare anche il nostro stato d’animo e allora cantare, ballare, raccontare storie, pregare, rimanere in silenzio, giocare, seguendo l’ispirazione del momento.