La mia Africa
Benedetto XVI è partito stamane per un viaggio di tre giorni in Benin. Le sfide della riconciliazione, della pace e della giustizia
Alle 9 e 13 di stamane Benedetto XVI è partito dall’aeroporto di Fiumicino alla volta del Benin, in Africa. È il suo 22° viaggio all’estero. Il primo ministro Mario Monti lo ha accolto sotto la scaletta dell’Airbus A330 e lo ha accompagnato fino all’aereo. Prima del congedo, un breve saluto e una stretta di mano. «L’Italia condivide pienamente – ha scritto il Presidente Napolitano al papa – l’impegno della Chiesa e della comunità internazionale a sostegno del continente africano al fine di promuoverne uno sviluppo equo e sostenibile, non solo economico, ma anche e soprattutto umano, valorizzandone le straordinarie risorse e garantendo il pieno rispetto della dignità della persona».
La Repubblica del Benin, incastrata in modo singolare tra il Togo, la Nigeria, Burkina Faso e Niger è un Paese geograficamente piccolo, si contano 9 milioni di abitanti, ma molto importante per la Chiesa, perché da qui partì 150 anni fa l’onda dell’evangelizzazione che si sarebbe propagata nei Paesi limitrofi.
In Benin vivono circa 40 gruppi etnici differenti e il maggiore è quello dei Fon (40 per cento della popolazione). Altri gruppi sono gli Yoruba, 12 per cento; gli Adja, l’11; Somba, il 5; Ani, il 3 e altre etnie che rappresentano il 29 per cento. La maggior parte di questi gruppi ha la propria lingua mentre il francese è utilizzato come lingua ufficiale (il Paese è parte dell’Africa francofona) ed è parlato soprattutto nelle aree urbane. Tra le lingue indigene, le più diffuse sono il fon e lo yoruba. I cattolici sono il 34 per cento della popolazione. Inoltre ci sono fedeli delle religioni tradizionali (29 per cento), musulmani (24 per cento), protestanti (5 per cento). Il Benin è la patria del voodoo che ha avuto origine nel Sud del Paese e , poi, durante la tratta degli schiavi, è stato esportato in Brasile, nelle isole caraibiche e nel Nord America. Al contrario di quel che si pensi, «studi recenti hanno conferito a questo culto la dignità di religione poiché si è riconosciuto in esso una serie di elementi che ne confermano il valore teologico».
Benedetto XVI torna per la seconda volta in Africa, dopo il viaggio in Cameroune Angola, in occasione della firma e della pubblicazione, a Ouidah (Benin) dell’Esortazione Apostolica post-sinodale del Sinodo dei Vescovi dedicato all’Africa. È la terza volta che un papa visita il Benin, Giovanni Paolo II vi era già stato nel 1982 e nel 1993.
Oltre alla capitale Cotonou visiterà anche Ouidah, a 43 chilometri di distanza, per rendere omaggio alla tomba del cardinale Bernardin Gantin, per oltre 30 anni nella Curia romana, che è venerato come un padre della patria. A lui è dedciato l’aeroporto internazionale di Cotonou. Il 25 ottobre del 2009, in occasione della chiusura del Sinodo del vescovi per l’Africa, così Benedetto XVI aveva concluso il suo discorso: «Coraggio! Alzati, Continente africano (…). Accogli con rinnovato entusiasmo l’annuncio del Vangelo perché il volto di Cristo possa illuminare con il suo splendore la molteplicità delle culture e dei linguaggi delle tue popolazioni. Mentre offre il pane della Parola e dell’Eucaristia, la Chiesa si impegna anche ad operare, con ogni mezzo disponibile, perché a nessun africano manchi il pane quotidiano».
Sul settimanale La Croix du Benin l’economista Baptiste Mamah ha scritto che saranno «tre giorni forti, tre giorni significativi e positivi per tutta l’Africa». I grandi temi saranno riconciliazione, giustizia e pace perché «la riconciliazione – sottolinea Mamah – conduce alla pace e la giustizia è la nostra guida quotidiana che va cercata sul piano politico, amministrativo, privato, sociale, in famiglia, per le strade dei nostri quartieri». Sarà un messaggio di riconciliazione e unità rivolto a tutto il Continente africano.